Questa figura professionale è la più richiesta dalle imprese. Ma in Italia c’è carenza

P. F.

15 Ottobre 2025 - 13:08

Tra le professioni ad alta specializzazione, quella degli ingegneri registra la domanda più alta del mercato. Ma il CNI lancia l’allarme: per colmare il fabbisogno mancano 7.000 professionisti.

Questa figura professionale è la più richiesta dalle imprese. Ma in Italia c’è carenza

Negli ultimi anni, in Italia si è accentuata una tensione critica tra domanda e offerta del lavoro qualificato. Il sistema produttivo italiano segnala una carenza significativa di profili tecnici, in particolare per una categoria: gli ingegneri.

Secondo il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI), mancherebbero all’appello circa 7.000 ingegneri rispetto al fabbisogno attuale del mercato. Questa difficoltà non è un fenomeno isolato, ma si colloca in un quadro più ampio di squilibrio strutturale tra le competenze che le imprese richiedono e quelle fornite dalle università.

Le aziende hanno bisogno di ingegneri, ma sono “introvabili”

Secondo i dati del Sistema informativo Excelsior, nel 2024 la domanda di ingegneri è stata particolarmente elevata: più di 24.000 laureati in ingegneria industriale e gestionale, oltre 14.000 in ingegneria civile e circa 13.000 in ingegneria meccanica. Considerando nel complesso queste tre specializzazioni, gli ingegneri si confermano come le figure professionali ad alta specializzazione più richieste dal mercato.

Allo stesso tempo, però, le imprese faticano a reperire questi profili. Nel 2024, infatti, ingegneri industriali e gestionali, meccanici ed energetici e civili hanno occupato rispettivamente il secondo, il terzo e il quarto posto tra le professioni più difficili da trovare. Anche i dati più recenti, relativi a settembre 2025, evidenziano la persistenza di questa difficoltà.

Tra i circa 90.000 laureati per i quali il mercato manifesta attualmente domanda, gli ingegneri risultano i più complessi da reperire. In particolare, la difficoltà di reperimento - ossia la quota di imprese che incontrano problemi nel trovare queste figure - è pari al 62% per gli ingegneri industriali, al 54% per gli ingegneri elettronici e dell’informazione e al 55% per gli ingegneri civili.

Il divario tra esigenze delle imprese e profili laureati

Secondo un’indagine condotta da Unioncamere con il supporto del Centro Studi Tagliacarne, nei prossimi cinque anni l’offerta di laureati non riuscirà a soddisfare la domanda delle imprese italiane. Le carenze previste si concentrano soprattutto in ambito ingegneristico, dove ogni anno si stima una mancanza tra 7.000 e 10.000 laureati rispetto alle esigenze del mercato.

Anche le discipline scientifiche come matematica, fisica e informatica registrano un deficit annuale significativo, così come l’area economico-statistica, con un divario potenziale tra 12.000 e 17.000 laureati ogni anno. Il settore medico-sanitario, che include medici, infermieri e figure correlate, non riesce a coprire le necessità di circa 7.000-8.000 operatori.

Andrea Prete, presidente di Unioncamere, ha sottolineato come la capacità di integrare giovani competenti costituisca un fattore determinante per il vantaggio competitivo del Paese, soprattutto in settori chiave per la transizione digitale, ambientale e sanitaria. Senza figure tecniche adeguate, infatti, molte iniziative rischiano di restare sulla carta.

Le cause dello squilibrio

Il divario tra domanda e offerta di competenze ha diverse cause. La scarsa attrattività dei percorsi tecnici e scientifici spinge molti giovani verso discipline percepite come più facili o con sbocchi più noti, mentre le università faticano a rinnovare in tempi rapidi i piani di studio per rispondere alle esigenze emergenti.

Il legame tra mondo accademico e imprese è spesso debole, con pochi progetti congiunti, stage o tirocini coerenti con le competenze richieste. Inoltre, molti talenti italiani scelgono di trasferirsi all’estero, attratti da condizioni migliori e prospettive di carriera più chiare, aggravando il deficit di competenze interno.

Per colmare lo squilibrio serve un intervento coordinato che coinvolga università, imprese e istituzioni. È necessario aggiornare i percorsi formativi, introducendo moduli sulle tecnologie emergenti, e valorizzare chi sceglie studi tecnici attraverso borse di studio e agevolazioni. Inoltre, rafforzare l’alternanza scuola-lavoro e favorire la mobilità internazionale dei talenti, sia in uscita che in entrata, può contribuire a ridurre la carenza di competenze. Infine, un monitoraggio accurato dei fabbisogni regionali permetterebbe di orientare meglio la formazione e di adeguarla alle necessità del territorio.

Iscriviti a Money.it

Money Awards Logo

Le votazioni ai Money Awards sono aperte!

Registrati su Money.it e vota la tua azienda preferita ai People's Money Awards 2025!

Vota ora
SONDAGGIO