C’è una città costretta in Norvegia a passare al buio tutto l’inverno. Ma un cittadino ha trovato un modo molto ingegnoso per portare la luce anche qui
La scienza definisce S.A.D., Seasonal Affective Disorder, la tristezza che assale molte persone con l’arrivo dell’inverno e delle giornate più corte e buie.
Per chi ne soffre c’è un luogo da non visitare mai: la città di Rjukan, in Norvegia. Stiamo infatti parlando di un insediamento a poche ore di auto da Oslo in cui, a causa della particolare posizione geografica, non arriva mai il sole.
Ma qualcuno è riuscito a “portare il sole” anche nella città più buia del mondo. Vediamo chi.
La città più buia del mondo
Rjukan si trova a circa 170 km dalla capitale Oslo, nella parte sud della Norvegia. Fondata all’inizio del secolo scorso come città industriale, ha una posizione geografica molto particolare.
La città sorge a 300 metri sul livello del mare ed è circondata da montagne che superano i 1.800 metri. Montagne che, dalla fine di settembre agli inizi di marzo, rendono impossibile la penetrazione della luce solare.
Gli abitanti di Rjukan sono costretti a stare al buio per 5 mesi consecutivi e fino a qualche anno fa l’unico modo che avevano per vedere il sole in inverno era quello di prendere la funivia e arrivare in cima al monte Gaustatoppen.
Nel 2013 il sole arriva a Rjukan
Nel 2013 il sole è arrivato anche a Rjukan, grazie alla tecnologia e all’ingegno umano. In realtà, l’idea di far arrivare la luce nella cittadina nacque più di un secolo fa, ma allora mancavano i mezzi e le conoscenze necessarie per realizzare il progetto.
Tecnologie che sono arrivate nel 2013 sotto forma di 3 specchi computerizzati di 17 metri piazzati a circa 450 metri di altezza sul monte più vicino all’abitato.
I 3 specchi di Rjukan sono realizzati con superfici riflettenti che seguono il movimento del sole e deviano i raggi verso la piazza principale della città. Da 12 anni a questa parte, dunque, anche gli abitanti della città più buia del mondo possono godersi qualche minuto di luce nelle ore centrali della giornata.
Il merito di questo progetto, costato poco meno di 430.000 euro, è dell’artista Martin Andersen che si è trasferito a Rjukan nel 2001. L’idea degli specchi gli arrivò durante una giornata in cui, mentre era a passeggio col figlio piccolo, si rese conto che con l’aavvicinarsi dell’inverno avrebbe dovuto fare diversi chilometri a piedi verso valle solo per vedere il sole.
Tutti in piazza per uno spicchio di sole
L’idea di portare la luce a Rjukan di Sam Eyde, l’ingegnere industriale che 100 anni fa venne incaricato di far sviluppare la città creando un bacino di manodopera per la vicina centrale elettrica, è diventata realtà nel 2013.
Da quel giorno gli specchi illuminano una piccola parte della città per una breve parte della giornata. Ma è più che sufficiente per gli abitanti di Rjukan che quando gli specchi entrano in funzione si riversano nella piazza cittadina a godersi il sole riflesso.
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