Quanto spesso pensi all’impero romano: cosa significa e perché si tratta di un pensiero frequente

Luna Luciano

23/09/2023

23/09/2023 - 23:50

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Su TikTok spopola il trend di domandare agli amici: “Quanto spesso pensi all’impero romano?”. Sorprende la risposta degli uomini: “molto spesso”. Ecco perché è un pensiero così frequente.

Quanto spesso pensi all’impero romano: cosa significa e perché si tratta di un pensiero frequente

Quanto spesso pensi all’Impero romano?”. È questa la domanda che da giorni ricorre sui social network, spopolando su Instagram e soprattutto su TikTok.

La domanda in sé sembra essere abbastanza rivelatoria non solo perché individua una cultura e tradizione condivisa che supera i confini geografici dell’Impero stesso, ma soprattutto perché sembrerebbe evidenziare un gender gap: un divario di genere ben evidente nelle risposte.

Infatti, ciò che sorprende di più del trend è la risposta degli uomini i quali confessano di pensare all’Impero romano “molto spesso”; c’è chi addirittura ha confessato di pensare all’antica Roma quotidianamente anche più volte al giorno, (e non stiamo parlando di ricercatori o professori di Storia romana).

A colpire, in effetti, è questa attrazione per l’epoca degli imperatori da parte di persone che si identificano nel genere maschile, mentre la controparte sembra pensarci molto di meno.

E se in molti si domandano come sia nato il trend e cosa significa, sono numerosi i ricercatori che si interrogano sul perché l’Impero romano è un pensiero così frequente. Di seguito riportiamo tutte le informazioni, provando a sfatare anche alcuni miti sull’Impero romano.

Quanto spesso pensi all’Impero romano: cosa significa il trend di TikTok

A differenza di quello che si possa pensare il trend su “Quanto spesso pensi all’Impero romano?” non è un fenomeno prettamente italiano, anzi la domanda è diventata virale anche all’estero, in particolare negli Stati Uniti.

In qualunque parte del mondo ci si trovi nel momento in cui si pone la domanda su ogni quanto si pensi all’Impero romano che sia a una coppia di amici, fidanzati o parenti, il risultato sembra essere sempre lo stesso: sono gli uomini a pensare con maggior frequenta, a volte tutti i giorni all’antica Roma.

Il trend sull’Impero romano sembra aver avuto origine dal profilo TikTok di un content creator conosciuto come Gaius Flavius. Dietro a quel nome si nasconde Artur Hulu un 32enne svedese appassionato di storia romana che realizza video divertenti dedicati all’antica Roma e che ha conquistato una platea di oltre 60mila persone su TikTok e oltre 100mila su Instagram.

Il TikToker si sarebbe reso conto, confrontandosi con account simili al suo, della grande disparità di genere nell’interesse sull’Impero romano. È così che Gaius Flavius si sarebbe rivolto al suo pubblico, incitando le ragazze a chiedere ad amici, fidanzati e parenti, quanto effettivamente essi pensino all’Impero romano.

Il trend nato negli Usa, ha avuto una certa risonanza anche in Italia. Non solo alla domanda non si è sottratto Fabio Rovazzi coinvolgendo il re della Roma, Francesco Totti, il quale ha confessato di pensare all’Impero romano “tutti i giorni”, ma ha raggiunto anche i nostri politici, come Carlo Calenda che ha confessato di pensare all’Impero Romano quasi ogni giorno, ogni volta che esce da Montecitorio o Palazzo Madama.

Quanto spesso pensi all’impero romano: perché è un pensiero frequente?

Ma perché il pensiero dell’Impero romano è così frequente e apparentemente solo negli uomini? È questa la vera domanda a cui cercano di trovare risposta gli esperti.

Stando a Kevin Feeney, docente della New York University, le persone sarebbero affascinate dall’età romana per diverse ragioni. Oltre alle importanti influenze culturali che l’Impero esercita ancora oggi nel campo artistico, architettonico ma anche giuridico e retorico, secondo Freeney la ragione di questo gender gap si trova nella società “estremamente patriarcale” dell’antica Roma e della posizione centrale dell’uomo rispetto a quella della donna. Non a caso, ha ricordato il conduttore americano Carson Daly il film Il gladiatore è “tra i cinque preferiti di qualsiasi ragazzo”, riferendosi al film di Ridley Scott del 2000, film la cui accuratezza storica non è del tutto veritiera.

E se è vero che la società romana era decisamente patriarcale e che il ruolo della donna dipendeva dalla sua funzione riproduttrice, va detto che da secoli la società occidentale moderna ha enfatizzato molti aspetti della storia romana associati alla mascolinità.

La storica dell’università di Birmingham Hannah Cornwell ha ricordato al Washington Post che spesso ci si dimentica dell’esistenza di forti figure femminili. Sono esistite donne che avevano grande potere e influenza e sono esistite anche le gladiatrici (solo nel 200 d.C verrà loro vietato di scendere nell’arena). Inoltre, a differenza di quello che si può credere erano spesso le donne a detenere un vero e proprio patrimonio grazie alla dos, la dote e ai gioielli. Delle vere e proprie fortune da poter investire nella carriera politica di mariti e figli, o nella difesa dell’Impero.

Valerio Massimo ricorda ad esmepio Ortensia, figlia del celebre oratore Ortensio Ortalo, che contro ogni norma si fece portavoce delle donne romane e sfidò i triumviri Ottaviano, Antonio e Lepido a causa di una loro riforma fiscale straordinaria. Ancora secondo alcuni interpreti e ricercatori nell’Impero romano c’era una certa apertura verso espressioni della sessualità, basta leggere Ovidio e Petronio per questo.

A questo punto bisognerebbe domandare agli amici a quale Impero romano pensino con frequenza: quello alimentato da una cultura moderna che ne esalta la mascolinità oppure all’Impero romano (quello storicamente accertato) con tutte le sue complessità politiche ma anche storiche e sociali?

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