Quanto guadagna un meccanico di Formula 1?

Emanuele Di Baldo

5 Dicembre 2025 - 12:10

Spesso si guarda al Circus di F1 come a un luogo di lusso e lauti guadagni: ma quanto prende un meccanico di un team? Ecco il confronto con i comuni mortali

Quanto guadagna un meccanico di Formula 1?

Quando si parla di Formula 1, soprattutto a fine stagione, l’immaginario collettivo corre ai grandi numeri: i milioni dei piloti, gli sponsor stellari, gli investimenti faraonici dei team. Eppure, mentre il Mondiale 2025 si prepara a vivere l’ultimo atto ad Abu Dhabi, c’è un’altra figura che – lontano dai riflettori ma vicina alla sostanza – tiene in piedi l’intero spettacolo: il meccanico di F1.

Una professione che affascina, incuriosisce e che molti considerano un sogno: viaggiare in tutto il mondo, lavorare accanto ai migliori piloti e mettere le mani su macchine che rappresentano il vertice assoluto della tecnologia automobilistica. Ma quanto guadagna davvero un meccanico del Circus? Quali sacrifici comporta il suo ruolo? E quanto è distante dalla realtà economica di un meccanico “comune”, quello che incontriamo ogni giorno nelle officine italiane?

Tra miti da sfatare, ritmi di lavoro fuori dal comune e stipendi spesso sopravvalutati, la verità è una sola: il meccanico di F1 è un professionista iper-specializzato che vive tra voli intercontinentali, pit stop fulminei e responsabilità pesantissime. E i numeri, quelli veri, raccontano una storia molto diversa da quella che spesso circola sul web.

Chi è e cosa fa un meccanico di Formula 1? Ecco per cosa viene pagato

Dietro ogni monoposto che sfreccia a oltre 330 km/h c’è un piccolo esercito di tecnici, e tra questi il ruolo più concreto e operativo è proprio quello del meccanico. Una figura che molti immaginano come uno specialista “da pit stop”, pronto a cambiare quattro gomme in meno di due secondi. Ma la realtà è molto più complessa.

Innanzitutto, non tutti i meccanici di F1 sono ingegneri. Anzi: il percorso parte spesso da scuole tecniche, corsi professionali di meccanica motoristica, diplomi da perito meccanico o meccatronico. Da lì, la scalata passa obbligatoriamente per anni di gavetta in categorie “minori” come F2, F3, WEC, GT. Solo dopo una lunga selezione, qualcuno arriva a varcare i box della F1.

Guardando al CV tipo di un meccanico di Formula 1, le competenze richieste sono enormi:

  • manualità e precisione micrometrica;
  • conoscenze avanzate di elettronica, aerodinamica e materiali compositi;
  • rapidità decisionale;
  • capacità di lavorare sotto pressione costante;
  • abilità massima nel problem solving e nel lavorare in team;
  • resistenza fisica e mentale.

Prima del weekend di gara, i meccanici si occupano dell’assemblaggio completo della monoposto: telaio, power unit, sospensioni, brake by wire, impianto elettrico, ali, fondi, sistemi idraulici. Ogni singolo componente è controllato, testato, smontato e rimontato decine di volte.

Durante le sessioni di pista, i meccanici modificano l’assetto lavorando fianco a fianco con ingegneri e piloti: regolazioni millimetriche alla rigidità delle sospensioni, variazioni aerodinamiche, bilanciamento dei freni, ride height. Anche un solo grado di differenza nell’incidenza di un’ala può cambiare l’intero comportamento della vettura.

Poi ci sono i pit stop, l’atto più visibile del loro lavoro. Qui ognuno ha un ruolo chirurgico:

  • pistole pneumatiche;
  • rimozione e posizionamento gomme;
  • supporti anteriori;
  • stabilizzazione della vettura;
  • monitoraggio dei parametri tecnici in tempo reale.

Un pit stop perfetto è un lavoro di squadra collaudato, provato centinaia di volte e ritmato, che si gioca tra 1,8 e 2,5 secondi. E può decidere una gara.

Dopo ogni sessione, la monoposto viene completamente smontata per controlli, sostituzioni, verifiche di sicurezza. Si lavora anche fino a notte fonda, spesso dopo giornate da 12–14 ore.

Essere meccanici di F1 significa vivere tra voli continui, jet lag, ritmi massacranti e una responsabilità enorme: se qualcosa va storto, anche un banale dado può costare una posizione in più e una in meno. O anche peggio.

Meccanici di F1 oggi, quanti ce ne sono in un team (e come sono inquadrati)

Ogni team di Formula 1 è una vera e propria azienda globale con centinaia di dipendenti. Ma quanti sono quelli che lavorano direttamente sulla monoposto?

In media, ogni scuderia porta ai GP tra 25 e 35 meccanici, suddivisi in reparti specifici:

  • meccanici di pista, responsabili dell’auto durante il weekend;
  • meccanici di officina, che lavorano in fabbrica tra un GP e l’altro;
  • specialisti di power unit;
  • esperti di sospensioni e idraulica;
  • tecnici di pneumatici;
  • meccanici aerodinamici;
  • crew principali per il pit stop;
  • capo meccanico (chief mechanic), figura di massimo coordinamento.

L’inquadramento contrattuale varia da team a team, ma quasi tutti rientrano in contratti full time, altamente specializzati, con disponibilità obbligatoria ai viaggi e ritmi non negoziabili. L’ex meccanico Red Bull Calum Nicholas, in un’intervista riportata da Fanpage, ha spiegato chiaramente la realtà.

La settimana lavorativa media è di 70 ore. La maggior parte viaggia in economy. Nessuno viene pagato di più per far parte della squadra ai box.

I meccanici seguono la scuderia in tutto il mondo, per 24 GP a stagione (come nel 2024 e 2025): ciò significa oltre 20 trasferte intercontinentali, decine di notti in hotel, pochissimo tempo libero e ritmi che definire intensi è un eufemismo.

Anche all’interno dei team principali esiste una gerarchia precisa: la scalata richiede anni, performance costanti e totale dedizione. E non tutti, pur lavorando in F1, mettono le mani sulla monoposto durante il weekend.

Quanto guadagna un meccanico di F1? Gli stipendi medi

Parlare di stipendi in Formula 1 significa sempre camminare su una linea sottile tra mito e realtà. I meccanici, pur essendo figure lontane dai riflettori, sono spesso oggetto di curiosità proprio per il contrasto tra la loro visibilità relativamente bassa e l’enorme responsabilità che ricade sulle loro spalle. Le cifre disponibili mostrano un quadro molto meno “stellare” di quanto il grande pubblico immaginerebbe, ma comunque superiore alle medie tradizionali del settore automotive.

  • Un meccanico di Formula 1 con esperienza standard si muove generalmente in una fascia che oscilla tra i 40.000 e i 70.000 euro annui. Si tratta di stipendi che risentono molto dell’anzianità di servizio e del ruolo.
  • Chi lavora nei top team e ha accumulato competenze specifiche su sistemi complessi come cambi, power unit o sospensioni, può arrivare a superare la soglia dei 100.000-120.000 euro.
  • Le punte salariali si avvicinano ai 150.000 euro nel caso dei capomeccanici.

Sono cifre confermate anche dal già citato ex tecnico Red Bull Calum Nicholas, che ha ricordato come il suo stipendio medio fosse attorno alle 60.000 sterline annue (poco meno di 70.000 euro), mentre il suo primo contratto si aggirava sulle 42.000 sterline. Una testimonianza preziosa, perché proveniente da uno dei team più vincenti degli ultimi 15 anni.

A tutto questo si aggiungono bonus e benefit: alcuni team riconoscono premi legati ai risultati o coprono integralmente spese di viaggio, trasferte e diarie. Tuttavia, è importante ricordare che questi vantaggi vengono compensati da un volume di lavoro molto più elevato rispetto a un impiego tradizionale.

La differenza salariale tra un meccanico di F1 e uno privato

Il confronto tra ciò che guadagna un meccanico di Formula 1 e lo stipendio di un comune meccanico italiano restituisce forse il quadro più chiaro del perché questo mestiere venga spesso percepito come “d’élite”, pur non avendo nulla a che vedere con le retribuzioni dei piloti o degli ingegneri. In Italia, secondo diverse stime, un meccanico dipendente parte generalmente da uno stipendio che si aggira poco sopra i 1.300 euro mensili, cifra che può salire a circa 1.600 euro con alcuni anni di esperienza e arrivare anche oltre i 3.000 euro solo nei casi in cui intervengano specializzazioni di alto livello o mansioni più tecniche. Chi sceglie invece la strada dell’attività in proprio può ambire a guadagni sensibilmente superiori, spesso compresi tra i 2.000 e i 5.000 euro mensili, soprattutto se si lavora con marchi premium o auto di lusso.

Se si mette questo scenario accanto alle retribuzioni dei meccanici della F1, il divario appare immediatamente evidente:

un tecnico del circus può guadagnare da due a tre volte di più rispetto a un collega italiano medio, con differenze che in alcuni casi superano anche il 300% o si avvicinano al 700% per le posizioni più prestigiose nei team di vertice.

Tuttavia, questo confronto – se letto senza contesto – rischia di restituire un’immagine distorta. I meccanici che lavorano nel mondiale vivono un ritmo di lavoro molto più serrato, fatto di turni interminabili, pressioni continue e decine di voli intercontinentali ogni anno. Il calendario della stagione, con le attuali 24 gare distribuite in tutto il mondo, li costringe a una vita senza radici, in cui la famiglia e il tempo libero diventano spesso un lusso straordinario. Un meccanico italiano, pur guadagnando meno, ha solitamente una vita più regolare, orari stabili e una routine sostenibile, mentre nella F1 ogni giornata può cambiare improvvisamente per un problema imprevisto, una modifica dell’ultimo minuto o una strategia tecnica da rivedere.

In definitiva, dunque, il confronto salariale dice molto sul valore del lavoro in Formula 1, ma dice ancora di più sul prezzo umano che questo mestiere comporta. In F1 si guadagna di più, ma si paga con una parte consistente della propria vita personale, cosa che non tutti sono disposti – o desiderosi – di sacrificare.

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