Gli stipendi medi dei professori universitari: ecco quanto guadagnano in Italia associati, ordinari e ricercatori e le differenze tra atenei pubblici e privati.
Quanto guadagna un professore universitario? Questa domanda torna puntuale ogni volta che si parla del mondo accademico, della precarietà e di come, effettivamente, vengano retribuiti i nostri professionisti dell’istruzione a tutti i livelli, considerando anche la delicatezza del ruolo. Gli stipendi medi di un professore universitario in Italia, difatti, sono oggetto di grande interesse non solo tra chi studia, chi sogna di intraprendere la carriera accademica e chi già insegna (e magari vuole cambiare «aria»), ma anche tra i cittadini che vogliono capire quanto pesa la spesa pubblica per l’istruzione superiore, e quali siano le differenze reali tra livelli, anzianità, settori e atenei.
Insomma, il tema rimane sempre molto attuale. Difficile dare una risposta univoca, anche perché le cifre lorde annuali possono variare in modo significativo a seconda del ruolo (ricercatore, associato, ordinario), dell’esperienza, del tipo di contratto, oltre che della istituzione (pubblica vs privata) e della regione. Anche il netto mensile può differire molto, a causa del carico fiscale e degli oneri contributivi, oltre delle indennità specifiche.
Ma cerchiamo di mettere ordine. Ecco cosa ci dicono i dati statistici recenti e le stime delle retribuzioni dei professori universitari del nostro Paese oggi.
Quanti professori universitari ci sono in Italia? Sono “tutti uguali”?
Prendendo come campione l’anno accademico 2022/2023 - ma con conferme anche nei dati più recenti disponibili - il sistema universitario italiano ospita circa 72.062 docenti e ricercatori negli atenei statali. Tale numero comprende professori di prima e seconda fascia, ricercatori a tempo indeterminato e determinato, assegnisti di ricerca, oltre a coloro che svolgono incarichi a contratto.
Se si considera anche il personale complessivo, il totale è ben più alto: nel 2022/2023 il personale universitario docente e non docente (strutturato e non) è pari a circa 116.000 persone strutturate, oltre a 48.600 persone con contratti non strutturati.
E no, le professioni universitarie non sono “tutte uguali”. Ci sono differenze grandi di ruolo, di funzioni, di esperienza, e di compenso. Ecco una panoramica.
- Professore ordinario (prima fascia): è la posizione più alta nella carriera universitaria. I requisiti includono l’Abilitazione Scientifica Nazionale per la prima fascia, una comprovata produzione scientifica, attività di ricerca e riconoscimenti. Richiede spesso molti anni di esperienza accademica.
- Professore associato (seconda fascia): un gradino sotto l’ordinario. Serve l’Abilitazione Scientifica Nazionale per la seconda fascia; chi la ottiene può partecipare a concorsi per diventare associato. Svolge ricerca, didattica e ha responsabilità accademiche, ma con meno grado di autonomia o prestigio rispetto all’ordinario.
- Ricercatore: qui ci sono varie tipologie:
- ricercatore a tempo indeterminato: chi ha stabilità contrattuale, ma con responsabilità di ricerca e didattica inferiori rispetto ai professori associati o ordinari;
- ricercatore a tempo determinato, spesso nelle modalità di tipo A o tipo B (in alcune versioni con “tenure track”) per attirare giovani con prospettiva di stabilizzazione.
A questi si aggiungono:
- assegnisti di ricerca: titolari di assegni di ricerca, non sempre con attività didattica, più centrati sull’attività scientifica. Spesso su contratti temporanei;
- docenti a contratto: esperti esterni chiamati a svolgere singoli incarichi di insegnamento. Spesso non fanno ricerca nell’università, e il compenso è limitato all’insegnamento (ore frontali, sessioni d’esame). Non hanno lo stesso trattamento economico o la stessa stabilità contrattuale dei ruoli strutturati.
Quanto guadagna un professore universitario ordinario
Dopo aver visto per grandi linee come è strutturato il corpo docente nelle università italiane, entriamo nel merito dei guadagni e degli stipendi iniziando da quelli che riguardano i professori ordinari.
Per prima cosa occorre specificare che in Italia lo stipendio di un professore universitario ordinario può variare in base all’anzianità e se si tratta di un incarico a tempo pieno o definito. Vediamo allora alcune stime sui guadagni.
- Professore ordinario a tempo pieno: 53.095,40 euro, circa 4.084,26 euro lordi mensili.
- Professore ordinario a tempo definito: 38.438,33 euro, circa 2.956,79 euro lordi mensili.
I guadagni di un professore ordinario a tempo pieno però generalmente arrivano a circa 70.000 euro lordi l’anno grazie all’assegno aggiuntivo, mentre con l’aumentare dell’anzianità si possono superare i 100.000 euro lordi l’anno (soprattutto a fine carriera), ovvero oltre 8.000 euro lordi mensili.
Quanto guadagna un professore universitario associato
In Italia un professore universitario associato guadagna generalmente di meno rispetto a un ordinario. Lo stipendio annuale lordo minimo a tempo pieno infatti è di circa 35.272,87 euro, che fanno circa 2.713,29 euro lordi per tredici mensilità.
Anche in questo caso grazie all’assegno aggiuntivo e all’indennità integrativa speciale, un professore associato arriva a incassare uno stipendio mensile netto che può oscillare tra i 2.200 e i 2.700 euro.
Con gli scatti dovuti all’anzianità infine gli stipendi per questa categoria di docenti universitari possono salire fino a 4.000 euro netti al mese (anche oltre 70.000 euro lordi annui).
Quanto guadagna un ricercatore universitario
In Italia lo stipendio di un ricercatore universitario varia in base all’esperienza, al tipo di contratto e all’istituzione di appartenenza, con guadagni inferiori rispetto ai professori ordinari o associati.
Lo stipendio di un ricercatore universitario in Italia mediamente si colloca tra i 30.000 e i 40.000 euro lordi all’anno, partendo da un minimo di 2.400 euro lordi al mese per tredici mensilità.
C’è da dire che ci sono differenze significative rispetto ad altri paesi europei, visto che all’estero in molti casi i ricercatori vengono pagati di più tanto che molti “cervelli” nostrani preferiscono fare le valigie e spostarsi in un’università all’estero.
Quanto guadagnano i professori nelle università private
Nelle università private gli stipendi non sono regolati a livello nazionale, ma dipendono dalla politica interna dell’ateneo. In generale, queste università tendono a offrire stipendi più alti per attrarre docenti qualificati, soprattutto in ambiti competitivi come economia, management e tecnologia.
- Ricercatore o docente junior: da 2.000 a 3.000 euro netti al mese.
- Professore associato: da 3.000 a 4.500 euro netti al mese.
- Professore ordinario: da 4.500 a oltre 7.000 euro netti al mese.
Le università private, inoltre, possono offrire bonus basati sulle performance - tipo pubblicazioni o progetti di ricerca - o incentivi aggiuntivi come ad esempio contratti di consulenza o collaborazioni con aziende.
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