Quanti voti può prendere il Movimento 5 stelle alle elezioni

Chiara Esposito

04/09/2022

05/09/2022 - 13:13

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Il futuro del M5S è scritto nei sondaggi politici: cosa dicono le statistiche che li vedono inaspettatamente in rimonta rispetto alla Lega di Salvini

Quanti voti può prendere il Movimento 5 stelle alle elezioni

Dopo la scissione, le faide interne e le promesse non rispettate o rispettate solo in parte che stavano scontentando gli elettori, il M5S sembra trovare la sua dimensione e uscire dal tunnel in cui si era cacciato per prepararsi a «riveder le stelle» in vista dell’appuntamento elettorale del 25 settembre 2022.

Le politiche di quest’anno, indette in via straordinaria anche in virtù delle mosse del partito di Giuseppe Conte, potrebbero infatti riservare al Movimento qualche soddisfazione fino a ora del tutto inaspettata.

Nei sondaggi che stanno seguendo pedissequamente l’andamento della cosiddetta «campagna balneare 2022» si profila infatti un’interessante rimonta che vede i pentastellati più vicini alla Lega di Salvini di quanto si potesse immaginare fino alla settimana scorsa. Plot twist insomma; il terzo gradino è ora ufficialmente conteso.

Capiamo quindi, a partire dalle rilevazioni, il peso effettivo di questi dati e in che modo è stato raggiunto il risultato che il quartier generale di Campo Marzio vuole conservare fino alla definizione dei seggi per Camera e Senato.

Lo storico recente

I risultati che oggi vengono rilanciati e commentati con entusiasmo non sono realmente eclatanti su scala assoluta, ma si tratta ugualmente di un prospetto degno di nota rispetto a quello di appena un mese fa. In neanche 30 giorni infatti il partito si allontana dal suo magro 10%, pericolosamente vicino al risultato a cifra singola.

Ben consapevoli dell’impossibilità oggettiva di aspirare ai gloriosi risultati delle ultime Politiche (il 32,7%), o al boom del 2013 (intorno al 25%), i pentastellati stanno cercando pian piano di risalire la china e porsi obiettivi concreti. Il goal preminente, a oggi, in un periodo comunque delicato in termini di sorpassi alle urne, è riguadagnare almeno una parte dei consensi perduti e porsi come terza forza politica al posto della Lega di Matteo Salvini, dietro a FdI e Pd
- che si contendono a denti stretti il ruolo di primo partito del Paese in uno scontro frontale.

La rimonta all’orizzonte

Per essere il terzo partito i numeri da raggiungere sono appunto quelli degli sfidanti diretti della Lega che si posizionano tra il 12% e il 13% (al 13,4% secondo Ipsos). Proprio vicino a questa forbice si trovano quindi i 5 stelle che bramano la medaglia di bronzo a partire dal loro 11,8% dei consensi con l’ultima supermedia elaborata da Youtrend.

Con questi numeri infatti si consolida quasi un punto in più (0,9) rispetto a una settimana fa. Mantenendo questo risultato, Conte potrebbe vantare la crescita più significativa degli ultimi sette giorni.

I meriti dell’inversione

Proprio il segretario di partito è, peraltro, probabile artefice di questo possibile sorpasso. Appare piuttosto palese infatti la sua contrarietà a proseguire lungo i binari tracciati da Grillo e Casaleggio e, con l’addio al governo Draghi e la rottura del campo largo col Pd, il posizionamento è stato forte e deciso. Un segno che all’elettorato non sfugge nella grande confusione generale di altri candidati.

Riaffermando un principio di indipendenza e unicità tanto caro al bacino elettorale di riferimento, il pentastellato Giuseppe Conte riga dritto e non si mostra scoraggiato dall’isolamento strategico in cui, di fatto, si trova. Ne fa anzi un motivo di vanto e d’orgoglio in vista del futuro: «Finalmente potremo fare campagna elettorale puntando sui nostri cavalli di battaglia, come il reddito di cittadinanza e il superbonus».

In poche parole l’Avvocato del Popolo vorrebbe virare a sinistra e accreditarsi agli occhi degli elettori come l’unico vero interprete della causa progressista, in barba a Enrico Letta. Da cosa lo si capisce? Tutto parte dallo slogan «dalla parte giusta», di ascendenza (non a caso) piddina.

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