A quanti anni si può iniziare a lavorare?

Ilena D’Errico

16 Settembre 2023 - 16:50

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Ecco a quanti anni si può iniziare a lavorare secondo la legge italiana: la normativa sul lavoro minorile e i limiti.

A quanti anni si può iniziare a lavorare?

C’è molta confusione riguardo all’età minima per iniziare a lavorare, dato che la normativa per quanto riguarda i minorenni prevede diverse fasce di età. È evidente che un bambino di 4 anni e un adolescente di 16 condividono lo status di minori pur avendo poco e niente in comune, difatti anche la legge distingue tra bambini, adolescenti e infine adulti. Per capire a quanti anni si può lavorare bisogna tenete conto di queste differenze e anche della tipologia di lavoro, in quanto non esiste una risposta univoca.

A quanti anni si può iniziare a lavorare?

Per generalizzare, si può affermare che è possibile lavorare a partire dal compimento dei 18 anni, perché è da questa età che si diventa adulti ed è possibile agire nel mondo del lavoro senza limiti di sorta. Si tratta, per l’appunto, di una generalizzazione, perché il lavoro sotto i 18 anni non è vietato ma soltanto regolamentato in modo più attento e scrupoloso.

In ogni caso, fino al compimento dei 18 anni ci sono diversi limiti riguardanti l’attività lavorativa, sia riguardo agli orari che al tipo di mansioni, che vengono meno soltanto dopo la maggiore età.

Lavorare prima dei 18 anni, a quanti anni si può iniziare

La legge che regola il lavoro minorile individua gli adolescenti, ossia i minorenni che hanno completato l’obbligo scolastico e che hanno compiuto almeno 15 anni. Gli adolescenti, pur essendo minori, possono lavorare ma devono tener conto del divieto di lavoro notturno e di lavoro straordinario e di alcuni divieti specifici che riguardano le mansioni, i procedimenti e le esposizioni a sostanze nocive o dannose.

Non esistono, però, veri e propri lavori vietati ai minorenni, se non in conseguenza di potenziali pericoli per la loro salute psicofisica. Dal compimento dei 16 anni è quindi possibile lavorare, possibilità che si estende anche ai ragazzi di 15 anni se viene loro applicato un apposito contratto di apprendistato.

La possibilità di lavorare per gli adolescenti è comunque riservata a coloro che hanno concluso l’obbligo scolastico, criterio da cui deriva una doppia casistica (15 o 16 anni) a seconda dell’età in cui è iniziato il percorso nella scuola primaria.

Per quanto riguarda il lavoro autonomo, invece, l’adolescente può proseguire un’attività ricevuta in eredità o donazione e prestare collaborazioni occasionali, mentre l’apertura della partita Iva è riservata ai maggiorenni e ai minori emancipati. In sintesi si può iniziare a lavorare tra i 15 e i 16 anni, seppur con le limitazioni del caso.

A che età non si può lavorare?

Dal compimento dei 18 anni si può lavorare senza limitazioni particolari (ad esempio è possibile lavorare la notte o svolgere ore di straordinario), mentre dai 15 ai 17 anni si può lavorare entro alcuni parametri. Ne consegue che al di sotto dei 15 anni non si può lavorare, ma anche in questo caso sono previste delle eccezioni.

Si pensi a quei bambini, anche molto piccoli, che si vedono negli spot pubblicitari o nei programmi televisivi. Forse è difficile equiparare queste attività a un vero e proprio lavoro nell’immaginario collettivo, ma sulla carta è molto simile, con retribuzione e contratto (firmato dai genitori).

I minorenni di qualsiasi età possono infatti svolgere come lavoro attività culturali, sportive, artistiche e pubblicitarie, purché non rappresentino un rischio psico-fisico.

Fino a che età si può lavorare

Come abbiamo visto, ci sono diverse età minime per accedere al mondo del lavoro, ma ciò non vale anche per il fronte opposto. La legge, infatti, non individua un’età massima per lavorare, concedendo ai lavoratori libera autonomia. Non si può, però, parlare di assoluta libertà anche per i datori di lavoro, dato che la normativa impone comunque regole di tutela dei dipendenti, diverse dal comparto pubblico a quello statale.

I limiti posti riguardo al pensionamento e alla tutela della salute dei lavoratori, però, non sono strettamente derivanti da limiti di età. Tantoché, ponendo l’esempio di un’attività in proprio, un pensionato potrebbe lavorare anche sopra i 90 anni e oltre. Esistono quindi misure che riguardano il lavoro subordinato, ma non si traducono in un effettivo divieto lavorativo dipendente dall’età, quanto più dalla salute, dall’accesso alla pensione e dalla produttività.

Al contrario, il limite di lavoro per i minori comporta sanzioni amministrative per i datori di lavoro che non rispettano le limitazioni e perfino la reclusione nelle ipotesi di reato, come lo sfruttamento del lavoro minorile.

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