Quali sono le navi Ong che vorrebbero attraccare in Italia, di che bandiera sono e quanti migranti hanno a bordo

Chiara Esposito

6 Novembre 2022 - 21:15

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Sbarco selettivo contestato e braccio di ferro sul diritto internazionale: che ruolo hanno i Paesi di bandiera delle Ong che stanno cercando di attraccare.

Quali sono le navi Ong che vorrebbero attraccare in Italia, di che bandiera sono e quanti migranti hanno a bordo

Delle quattro navi al largo della Sicilia alle quali era stato negato l’accesso ai porti nostrani, due hanno ricevuto il permesso del Governo per entrare nelle acque territoriali italiane a causa del maltempo: la Humanity One della Ong Sos Humanity, con a bordo 179 migranti, e la Geo Barents, nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere arrivata con 572 naufraghi.

Sono quindi scesi a Catania 100 minori (tra loro anche un neonato) e 44 tra donne e persone con problemi di salute fino ad ora ospitati dalla Humanity. A terra da stanotte però anche i bimbi e le madri ospitati dalla Geo Barents - un gruppo su cui non si hanno ancora dati numerici definitivi.

Il Viminale guidato da Matteo Piantedosi infatti si è opposto, con il primo decreto interministeriale firmato questo weekend, allo sbarco della totalità dei migranti ospitati sulle imbarcazione rivendicando il diritto a soccorrere solo i passeggeri più fragili e in pericolo.

La Humanity One però ha preso posizione contrastando queste decisioni: non ripartirà «se non dovessero sbarcare tutti». Fare altrimenti, secondo il capitano, «sarebbe illegale». In aperta polemica con la decisione del ministro anche i Paesi di bandiera delle navi da soccorso. Per trovare una quadra si punta quindi ad un vertice europeo, fissato per martedì a Parigi.

I Paesi di bandiera delle Ong

Nel suo intervento in conferenza stampa Piantedosi ha dato una versione del diritto internazionale poco condivisa dagli esperti.

Sul soccorso in mare ha infatti dichiarato:

Noi riteniamo che, seguendo il principio internazionale, che prevede che quando si sale a bordo di una nave in acque internazionali è come se si fosse saliti su un’isola e quindi sotto l’egida territoriale di quel paese, questo dovrebbe far radicare gli obblighi di assistenza.

Paragonando le navi che battono bandiera di un certo Stato ad un un’isola del loro territorio nazionale il ministro intende scaricare sul medesimo le richieste di accoglienza dei naufraghi soccorsi.

Gli Stati che, secondo questa singolare interpretazione del diritto d’asilo, dovrebbero farsi carico della gestione e degli sbarchi dei migranti tratti in salvo sono la Germania per Humanity 1 (Sos Humanity, 179 migranti) e per Rise above (Mission lifeline, 95 naufraghi) e la Norvegia per Ocean Viking (Sos Méditerranée, 234 immigrati) e per Geo Barents (Medici senza frontiere, 572 immigrati).

La prima ad opporsi a questo criterio però è proprio Oslo che chiarisce come «la bandiera non ha nulla a che fare con i diritti o i doveri di asilo». La capitale norvegese sottolinea di non avere «nessuna responsabilità ai sensi delle convenzioni sui diritti umani o del diritto del mare per le persone imbarcate a bordo di navi» private o di Ong «battenti bandiera norvegese nel Mediterraneo».

Soumahoro: «Questo è uno barco selettivo, sono indignato»

Come detto, il Viminale guidato da Matteo Piantedosi si è opposto all’accoglienza di migranti che non si trovano in condizioni di emergenza.

Questa condizione tuttavia è ritenuta inaccettabile non solo dal capitano dell’Ong tedesca oggi nel porto siciliano, ma anche da Aboubakar Soumahoro, deputato eletto con Verdi e Sinistra Italiana, che si è recato sul posto per intervenire in maniera diretta e opporsi alla volontà dell’esecutivo.

«Un pool di avvocati sta seguendo la posizione legale dei 35 profughi rimasti a bordo della nave Humanity 1. Non partiranno, perché sarebbe illegale. Selezionare naufraghi è in contrasto con la Convenzione Onu sul diritto del mare. La mancanza di mediatori culturali, inoltre, crea vizi di forma nella procedura - scrive suoi social Soumahoro - Se i restanti naufraghi verranno respinti, violando art.19, impugneremo questa decisione in tutte le sedi opportune. Ci stiamo attivando per fare valere la legge e il diritto internazionale».

Gli esiti più importanti tuttavia si vedranno in sede europea, durante il confronto fissato per l’8 ottobre.

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