Putin sta per sequestrare la società mineraria d’oro più grande della Russia

Alessandro Nuzzo

5 Luglio 2025 - 14:36

La Procura generale vuole nazionalizzare i beni di una ricca famiglia russa, tra cui una delle società aurifere più importanti: ecco perché.

Putin sta per sequestrare la società mineraria d’oro più grande della Russia

Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, dando il via a un conflitto nel cuore dell’Europa, il Cremlino ha intensificato gli sforzi per nazionalizzare i beni di magnati, soprattutto quelli con doppia cittadinanza, residenti all’estero o con incarichi pubblici. Si tratta di una strategia politica sempre più aggressiva volta a rafforzare il controllo statale sull’economia e limitare l’influenza degli oligarchi allineati con interessi stranieri.

L’ultima notizia riguarda il tentativo delle autorità russe di nazionalizzare i beni della famiglia di Konstantin Strukov, uno dei miliardari più influenti del Paese e proprietario di una delle più importanti società estrattive d’oro della Russia.

La Procura Generale ha infatti avviato un’azione legale per espropriare i beni appartenenti alla famiglia Strukov e ai suoi stretti collaboratori. Tra i beni nel mirino figurano anche le quote societarie della PJSC Yuzhuralzoloto, la quarta più grande compagnia mineraria aurifera del Paese.

Perché la Russia vuole sequestrare i beni di Strukov

Strukov è sospettato di aver continuato a gestire beni aziendali mentre ricopriva una carica pubblica, una violazione delle leggi russe che potrebbe costargli il controllo del suo impero industriale. La legge russa, infatti, vieta ai dipendenti pubblici di gestire direttamente attività imprenditoriali, per evitare conflitti di interesse. Le forze di sicurezza, alcuni giorni fa, hanno fatto irruzione nel quartier generale di Yuzhuralzoloto a Chelyabinsk, città situata nella regione degli Urali, alla ricerca di documenti e prove a sostegno dell’accusa.

Strukov, ex deputato al parlamento locale di Chelyabinsk e membro del partito di governo Russia Unita, rischia così di perdere il controllo della sua società. Secondo Forbes, il patrimonio personale del magnate ammonta a circa 1,9 miliardi di dollari. Al centro del suo impero ci sono proprio gli asset di Yuzhuralzoloto. In passato aveva anche acquisito una partecipazione nella compagnia Petropavlovsk Plc, società mineraria quotata alla Borsa di Londra. Attualmente Strukov è soggetto a sanzioni internazionali imposte da Stati Uniti, Unione Europea e Regno Unito, che hanno congelato parte delle sue attività all’estero.

Il Tribunale sovietico ha fissato un’udienza per l’8 luglio. Intanto, la sola notizia della possibile nazionalizzazione ha creato forti turbolenze sui mercati finanziari: le azioni di Yuzhuralzoloto, quotate alla Borsa di Mosca, hanno perso circa il 10% del loro valore in poche ore, generando nervosismo tra gli investitori e alimentando l’incertezza attorno al futuro della compagnia.

Il caso Strukov non è isolato e riflette il clima di crescente pressione che il Cremlino sta esercitando sulle imprese. Dopo l’inizio della guerra in Ucraina, la Russia ha infatti lanciato una massiccia campagna di nazionalizzazioni, in particolare a danno di aziende controllate da cittadini con doppia cittadinanza o residenti all’estero, nel tentativo di riportare sotto controllo statale le risorse strategiche e i capitali, oltre a rafforzare l’autonomia economica del Paese nel lungo termine.

Secondo alcune fonti, parte dei beni contestati risulterebbe formalmente intestata alla figlia di Strukov, Alexandra, cittadina svizzera. Se questa circostanza dovesse essere confermata, il governo russo potrebbe non avere pieno titolo per nazionalizzare tali asset.

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