Prezzo petrolio vola ma le scorte USA crescono ancora. Il punto

C. G.

05/04/2017

Prezzo petrolio: la quotazione torna a guadagnare ampio terreno. Tutti i motivi alla base di questo nuovo rialzo.

Prezzo petrolio vola ma le scorte USA crescono ancora. Il punto

Il prezzo del petrolio torna a viaggiare in netto rialzo e a recuperare gran parte delle perdite subite nell’ultimo periodo.

Nel momento in cui si scrive il prezzo del petrolio Brent risale sui 54 dollari a barile, mentre la quotazione del Wti si risolleva sopra i 51 dollari. A spingere in rialzo la quotazione oggi sono stati gli ultimi segnali provenienti dagli USA che hanno mostrato una riduzione dell’offerta, elemento ottimale per il riequilibrio del mercato del greggio.

I dati rilasciati nel pomeriggio di ieri dall’API, l’American Petroleum Institute, hanno mostrato giacenze di greggio in calo di 1,8 milioni di barili la scorsa settimana. Il prezzo del petrolio è tornato a salire e il mercato ha sperato in una conferma di quanto accennato da parte dei dati EIA. Come abbiamo osservato, però, le scorte di greggio dell’EIA sono aumentate a sorpresa.

Secondo le previsioni di molti analisti anche un futuro calo delle scorte non determinerà il rally tanto atteso del prezzo del petrolio. Il rialzo continuerà ad essere frenato nei prossimi mesi, sia perché il riequilibrio del mercato è un processo che richiede molto tempo, sia perché i fondamentali sono ancora piuttosto deboli per supportare un marcato e deciso trend rialzista del prezzo del petrolio. Molto probabilmente l’OPEC sarà costretto ad estendere l’accordo anche se non tutti sono convinti che questa sarà una mossa azzeccata.

Prezzo petrolio: l’andamento degli ultimi giorni

Il prezzo del petrolio ha ripreso a viaggiare in ribasso negli ultimi giorni a causa della Libia e della sua produzione di nuovo in crescita, e degli USA e della loro attività di perforazione. Nelle scorse settimane la quotazione il prezzo del petrolio Wti è scivolato fino a quota $47 ma ha tentato il recupero sulle crescenti speranze relative all’estensione dello storico accordo OPEC trovato a Vienna.

A inizio settimana il prezzo del petrolio è stato appesantito dalla produzione della Libia che è cresciuta di 250.000 barili al giorno e ha messo ancora una volta a repentaglio sia gli sforzi dell’OPEC sia la tenuta dell’oro nero. Si ricordi come qualche tempo fa l’output del Paese aveva subito un’imponente battuta d’arresto che aveva fatto risalire la quotazione di greggio.

Alle pressioni dalla Libia si sono aggiunti poi i dati relativi alle citate attività di perforazione degli Stati Uniti che la scorsa settimana hanno incrementato gli impianti per l’undicesima volta consecutiva. Vediamo allora in che condizioni versa attualmente il mercato di greggio e cerchiamo di capire cosa aspettarci dal prezzo del petrolio nei prossimi mesi, anche nell’ipotesi di estensione dell’accordo OPEC.

Prezzo petrolio: le previsioni per il secondo trimestre dell’anno

Secondo un’intervista di mercato compiuta su 31 banche, il prezzo del petrolio Wti salirà su quota $54 a barile nel secondo trimestre dell’anno, mentre il prezzo medio del Brent sarà di $56. Secondo l’EIA, invece, il prezzo medio del Wti sarà di $53, mentre il prezzo del petrolio Brent arriverà a $54 nel secondo trimestre del 2017.

Per il 2018 poi l’Energy Information Administration prevede un Brent a $57,2 e un Wti a $56,2. Le previsioni della banca centrale russa, infine, hanno parlato di un Brent a $40 entro la fine del 2017 nel caso di mancata estensione dell’accordo OPEC.

Prezzo petrolio: estensione accordo OPEC in arrivo?

Il prezzo del petrolio ha ripreso fiato nei giorni scorsi grazie crescenti voci relative ad un’estensione dello storico accordo OPEC stipulato a Vienna lo scorso novembre. Il Kuwait e altri membri OPEC si sono già detti a favore dell’estensione e gli analisti la considerano un evento sempre più probabile. Per altri, invece, l’estensione dell’accordo OPEC per altri sei mesi dopo giugno sarà l’unica via percorribile per riportare in alto il prezzo del petrolio.

Sulla scia di queste ipotesi la quotazione di greggio è tornata a guadagnare terreno rispetto ai minimi toccati la scorsa settimana, quando il prezzo del petrolio Wti è tornato a scivolare fino a quota 47 dollari a barile. L’EIA, però, ha raffreddato le speranze di chi vede già una quotazione schizzare verso i 60 dollari con l’estensione dell’accordo OPEC. Questa, infatti, potrebbe rivelarsi totalmente insufficiente a riportare in alto il prezzo del petrolio.

Prezzo petrolio: l’estensione dell’accordo OPEC non aiuterà - EIA

Secondo quanto affermato dall’EIA, l’estensione dell’accordo OPEC di Vienna non porterà un rialzo del prezzo del petrolio. Il direttore esecutivo Fatih Birol ha affermato che mantenere per altri sei mesi i tagli di 1,2 milioni di barili al giorno non risolverà il problema di eccesso di offerta, almeno nel 2017. Il prezzo del petrolio continuerà a mantenersi confinato in un trading range piuttosto ristretto, come accaduto da dicembre ad oggi.

Il problema è l’eccesso di offerta di greggio sul mercato che purtroppo corrisponde ad una domanda piuttosto ridotta. Questo “tremendo” eccesso di scorte, come lo ha definito Birol, non rende realistica l’ipotesi di un aumento del prezzo del petrolio. Le giacenze statunitensi sono ancora estremamente elevate, ha fatto notare l’esperto, e ci vorrà un periodo di tempo piuttosto esteso per riportarle a livelli accettabili. In un contesto del genere anche l’estensione dell’accordo OPEC non sarebbe comunque in grado di risollevare il prezzo del petrolio.

Prezzo petrolio: estensione è scelta sbagliata, non necessaria - Goldman Sachs

Tralasciando il problema delle scorte in aumento, l’EIA ha fatto notare come ogni aumento del prezzo del petrolio sarà comunque seguito da un aumento della produzione e dunque dell’offerta. Si svilupperà così un circolo vizioso che porterà la quotazione a scendere dopo ogni tentato rialzo. Tutto ciò si è in parte già verificato: nel momento in cui i Paesi produttori hanno raggiunto l’accordo OPEC il prezzo del petrolio è schizzato dai minimi del 2016 e le opportunità di profitto derivanti dall’aumento dei prezzi hanno portato i produttori americani a pompare più greggio nel mercato. Sarà proprio questo schema a frenare l’avanzata del prezzo del petrolio nel 2017.

Dello stesso avviso anche Goldman Sachs che ha ribadito come l’estensione dei tagli OPEC non avrà come conseguenza la ripresa della quotazione anzi, sarà un’auto-sconfitta per i produttori. Goldman ha affermato che continuare a tagliare la produzione oltre il mese di giugno sarà una scelta errata e non necessaria.

Prezzo petrolio: attenzione a Canada e Brasile

L’EIA ha fatto notare come i pericoli per il prezzo del petrolio non derivino soltanto dallo shale statunitense, ma anche da altri Paesi esterni all’OPEC come il Brasile e il Canada che potrebbero incrementare l’offerta di greggio sul mercato secondo quanto affermato dal citato Birol. L’EIA ha predetto per il 2017 un incremento della produzione brasiliana e canadese, a prescindere dall’aumento del prezzo del petrolio con l’accordo OPEC.

Secondo le previsioni degli analisti il Canada dovrebbe aggiungere circa 150 mila barili al giorno per portare a termine progetti iniziati prima del 2014. Per altri, invece, nei prossimi 5 anni il Paese aggiungerà circa 1 milione di barili al giorno. Anche il Brasile potrebbe rappresentare un grande ostacolo al rialzo del prezzo del petrolio. Solo quest’anno il Paese in crisi potrebbe aggiungere 230 mila barili al giorno, mentre nei prossimi 5 anni la cifra potrebbe salire a quota 1,1 milioni secondo le previsioni EIA. Quale sarà l’andamento del prezzo del petrolio dopo i dati sulle scorte EIA?

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