Prezzi uguali, ma la quantità del prodotto è ridotta: cos’è la shrinkflation e quanto può pesare sulla spesa

Stefano Rizzuti

19/04/2022

21/04/2022 - 15:28

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I prezzi restano uguali, ma la quantità del prodotto acquistato è inferiore: questo fenomeno è chiamato shrinkflation ed è un altro effetto dell’inflazione che porta comunque rincari sulla spesa.

Prezzi uguali, ma la quantità del prodotto è ridotta: cos’è la shrinkflation e quanto può pesare sulla spesa

L’inflazione c’è, ma non si vede. Perché i suoi effetti possono essere diversi: non solo l’aumento dei prezzi, ma anche la diminuzione del contenuto dei prodotti venduti, però, allo stesso costo di prima. Si chiama shrinkflation ed è un fenomeno per cui senza aumentare i prezzi i consumatori ci rimettono comunque, avendo una riduzione della quantità del bene acquistato.

Si tratta di una tattica che alcune aziende potrebbero utilizzare lasciando invariato il prezzo, ma riducendo la quantità del prodotto o il servizio offerto. È uno stratagemma contro l’inflazione attraverso cui le imprese vogliono far credere al consumatore che i prezzi non sono cambiati. E così facendo vengono incoraggiati la spesa e i consumi.

La shrinkflation è quindi un altro effetto dell’inflazione. Un sistema per nascondere l’aumento dei prezzi e non disincentivare i consumi. Non è chiaro quanto il fenomeno sia diffuso in Italia, ma alcune associazioni dei consumatori hanno già deciso di presentare un esposto per verificare se la pratica sia legale o meno.

Cos’è la shrinkflation

Il termine shrinkflation è composto da due parole inglesi: il verbo restringere e la parola inflazione. Si tratta di un fenomeno che non riguarda solo l’Italia e che, anzi, sembra più diffuso negli Stati Uniti. Per capire cosa si intende esattamente con questo termine il Sole 24 Ore fa un esempio.

Prendiamo un pacchetto di patatine: il costo non cambia, ma nello stesso pacchetto si trovano cinque o dieci patatine in meno del solito. In questi casi è molto difficile che qualcuno se ne accorga. Ma il fenomeno non riguarda solo un singolo prodotto, ma più alimenti o bevande, per esempio, con una lattina che ha dimensioni ridotte e meno contenuto rispetto al passato.

Negli Stati Uniti si è riscontrato lo stesso problema con la pasta, prodotta con il grano tenero che arriva soprattutto dall’Ucraina (e con gli inevitabili blocchi attuali): le confezioni sono uguali, i prezzi anche, ma il peso netto della pasta è più basso. E questo discorso può valere per migliaia di prodotti: una sottiletta in meno nella confezione, una mozzarella leggermente più piccola, una fettina di prosciutto in meno.

La denuncia: è legale vendere meno prodotto a costo invariato?

La questione sembra diventare attuale anche in Italia. Il Codacons ha presentato un esposto all’Antitrust e in 104 procure, chiedendo di aprire le indagini per verificare se si tratti di una prassi legale o se possa essere considerata una truffa o quantomeno una pratica commerciale scorretta.

Secondo il Codacons questo sistema “consente enormi guadagni alle aziende produttrici ma di fatto svuota i carrelli e le tasche dei consumatori”. Anche perché è difficile notare la differenza, soprattutto quando le indicazioni su dimensioni e peso del prodotto sono scritte in piccolo.

Un’altra denuncia simile era già arrivata a inizio aprile da Consumerismo no profit: l’associazione aveva sottolineato come questa pratica fosse di fatto un vero e proprio “trucchetto svuotacarrelli”.

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