Ecco chi può avere la residenza in una casa popolare assegnata, come funziona l’ospitalità e a cosa fare attenzione.
Sono molti i cittadini che vogliono spostare la propria residenza in una casa popolare, di norma beneficiando dell’ospitalità di genitori, parenti o amici.
C’è poi invece chi, semplicemente, vuole la residenza con l’assegnazione dell’alloggio.
In entrambi i casi, la procedura è diversa e più complessa da quella riguardante qualsiasi altro immobile in affitto. L’utilizzo degli immobili di edilizia residenziale pubblica, infatti, viene regolamentato in maniera precisa, per garantire che l’assegnazione avvenga con criteri equi e che l’uso da parte dei cittadini sia conforme alla legge.
Le case popolari servono proprio a garantire la disponibilità di un’abitazione ai cittadini che non possono rivolgersi al mercato privato a causa delle proprie condizioni economiche e sociali, dovendo peraltro essere assegnate con criteri molto serrati a causa dell’esiguità delle risorse.
Ecco perché anche la composizione della famiglia che vive stabilmente nell’immobile è di importanza fondamentale e di conseguenza l’ospitalità di soggetti terzi è controllata. Di conseguenza, la possibilità di spostare la residenza in una casa popolare è limitata ad alcuni casi specifici.
Chi può avere la residenza in una casa popolare
Per fissare la residenza all’interno di un immobile è in generale necessario avere un titolo abitativo, che può essere una compravendita, un contratto di locazione, l’ospitalità o anche il ricongiungimento familiare.
Di conseguenza, può e deve avere residenza nella casa popolare tutto il nucleo familiare che ha ottenuto l’assegnazione secondo l’ordinaria procedura di concorso.
Per quanto riguarda persone terze, familiari o meno che non fanno parte del nucleo originario che si è trasferito, la situazione è più complessa. Chi vive in una casa popolare debitamente assegnata ha ovviamente gli stessi diritti di qualsiasi inquilino e pertanto può ospitare provvisoriamente e saltuariamente chi preferisce, senza dovere alcuna comunicazione o adempimento.
Quando non si tratta di una condizione sporadica, tuttavia, è bene fare riferimento alle normative regionale, che hanno criteri piuttosto stringenti sul punto. Questo perché l’ingresso stabile di una nuova persona all’interno della casa popolare deve obbligatoriamente comunicato all’ente di riferimento e approvato dagli stessi.
Ciò avviene principalmente perché il nuovo residente deve contribuire con il proprio reddito al pagamento del canone, che pur agevolato deve essere misurato in base alle entrate familiari.
In ogni caso, ci sono requisiti anche relativi alla sicurezza e ai requisiti di assegnazione stessi. Con la corretta informazione dell’ente di riferimento e nel rispetto della procedura è comunque possibile spostare la residenza all’interno della casa popolare, quindi ovviamente con il consenso di tutti gli altri inquilini.
L’ingresso su pianta stabile potrebbe comunque essere impedito ad alcuni cittadini, per esempio i figli che desiderano rientrare nell’abitazione dei genitori, ai quali è generalmente concessa un’ospitalità temporanea da 6 a 12 mesi. Allo stesso modo, chi risiede solo temporaneamente nella casa popolare perché ospitato non può spostare la residenza. A tal fine è necessario dichiarare l’ospitalità, previamente comunicata all’ufficio locale competente.
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Attenzione all’ospitalità in casa popolare
La necessità di presentare un’istanza per concedere l’ospitalità all’interno di una casa popolare è stata confermata di recente anche dall’Agenzia delle entrate, ricordando peraltro il dovuto pagamento dell’imposta di bollo. Questi passaggi burocratici sono aggiuntivi rispetto a qualsiasi altro cambiamento della residenza, dovendo garantire il buon funzionamento del servizio pubblico.
Una volta seguite correttamente le indicazioni dell’ente locale di riferimento non si hanno però problemi nello spostamento della residenza. I cittadini assegnatari di case popolari devono piuttosto fare attenzione a non commettere errori o distrazioni in tal senso, perché la mancata segnalazione, soprattutto nel censimento periodico per verificare il mantenimento dei requisiti, può comportare conseguenze molto gravi.
Si va dalla decadenza del beneficio all’applicazione di penali pecuniarie, senza considerare i reati in caso di false dichiarazioni a pubblico ufficiale.
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