Pos, quanto costano davvero le commissioni per i pagamenti con carta e bancomat: dalle transazioni al canone mensile

Giacomo Andreoli

6 Dicembre 2022 - 16:03

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I commercianti lamentano che i piccoli pagamenti con carta di credito e bancomat sono sconvenienti, ma è davvero così? Ecco quanto costano davvero il Pos e le commissioni delle principali banche.

Pos, quanto costano davvero le commissioni per i pagamenti con carta e bancomat: dalle transazioni al canone mensile

L’eliminazione sostanziale dell’obbligo di Pos per i pagamenti entro i 60 euro è una delle misure della legge di Bilancio 2023 che più sta facendo discutere. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha chiarito che sul tema è in corso un’interlocuzione con la Commissione europea e che la soglia potrebbe essere abbassata con l’approvazione finale della manovra entro fine anno.

Il nostro Pnrr, infatti, prevede un’accelerazione sui pagamenti digitali e Bruxelles vuole sincerarsi che non ci si allontani dall’obiettivo. Il dibattito attorno al provvedimento nasce dalle denunce degli esercenti di costi delle commissioni bancarie troppo elevati per i pagamenti con carte di credito e bancomat.

Eliminarne l’obbligo sui piccoli pagamenti, però, essendo questi la maggior parte delle transazioni, ha messo sugli scudi le associazioni dei consumatori, che denunciano effetti decisamente negativi per i clienti, soprattutto di bar, ristoranti, servizi di trasporto (come i taxi) e piccoli negozi. Chi ha ragione?

Obbligo di Pos, quali costi ha il commerciante?

Per ricevere i pagamenti con carta di credito il commerciante ha due costi: quelli di installazione del Pos (la macchinetta per accettare bancomat e carte) e le commissioni bancarie, appunto. Per quanto riguarda il primo, formalmente l’obbligo di avere il Pos c’è e continuerà ad esserci. L’intervento riguarda solo l’eliminazione delle sanzioni qualora dovessero essere rifiutati dei pagamenti elettronici entro i 60 euro.

Ad oggi, infatti, se si rifiuta qualsiasi transazione con carta di credito o bancomat, a meno di problemi tecnici oggettivi, si deve pagare una multa da 30 euro più il 4% del valore del pagamento non effettuato. Di fatto per i piccoli pagamenti, non essendoci più la sanzione, scomparirebbe anche l’obbligo di pos.

Pos, quanto pagano i commercianti di canone mensile?

Esistono diversi tipi di pos. Sostanzialmente sono: quello fisso in cassa, senza fili e con base di ricarica, mobile collegato a un cellulare e quello smart che fa anche da registratore di cassa. Per averlo si paga l’installazione e un canone mensile.

Con Satispay basta avere un’app installata sul proprio smartphone. Intesa Sanpaolo, poi, prevede un canone mensile di 18 euro fino a fine anno. Unicredit, invece, fino allo scorso giugno aveva una promozione con canone mensile di soli 2,90 euro fino al 31 dicembre 2023. E ancora: Nexi ha offerte che prevedono costi di attivazione sui 100 euro e canone scontato a meno di 30 euro.

SumUp, quindi, propone un costo una tantum entro i 150 euro senza alcun canone mensile, mentre con Banca Sella lo stesso costo è azzerato se le transazioni superano i 6mila euro al mese (altrimenti l’affitto mensile costa fino a 20 euro). Infine Poste propone la versione mobile del Pos a 60 euro circa + Iva e una fisica con canone a 9,90 euro ogni 30 giorni.

Pos, quanto costano le commissioni bancarie?

Quanto alle commissioni bancarie su ogni singola transazione, cioè i soldi che finiscono nelle tasche delle banche, la percentuale è tra lo 0 e il 2%. Il più conveniente è Satispay, con zero commissioni sotto i 10 euro e 20 centesimi su ogni pagamento sopra i 10 euro. Unicredit applica tariffe fino al 2,4%, ma ora ci sono state convenzioni che hanno ridotto il costo all’1% circa e per tutti i piccoli esercenti fino a fine anno (così come per Nexi) sono state annullate le commissioni per pagamenti fino a 10 euro.

Intesa Sanpaolo dovrebbe fare lo stesso per le transazioni fino a 15 euro per un anno. Banca Sella, invece, applica sui circuiti internazionali lo 0,95% e sui pago Bancomat lo 0,45%. E ancora Poste applica fino al 4,5%, ma con soglia massima a 3,8 euro a transazione. Infine SumUp ha un’aliquota fissa all’1,95%.

I vantaggi per i commercianti che usano il Pos

I costi quindi ci sono e non sono nulli, ma sono previsti anche dei vantaggi. Usando meno contante si abbassano i rischi su furti, rapine e smarrimenti (per evitare i quali spesso si ricorre a sofisticati sistemi di allarmi antifurto e cassaforti). Non solo, nel contratto del commercio c’è un’indennità di cassa al 5% per i dipendenti che maneggiano denaro contante: una sorta di assicurazione che deve pagare il datore di lavoro, quindi l’esercente in questo caso.

Secondo un’indagine della Banca d’Italia, quindi, il costo dei pagamenti in contante, anche se meno visibile, è più alto di quello delle transazioni digitali. In questo computo va considerata la mole di controlli anti-contraffazione e la necessità di stampare più carta (per un costo di circa 7,4 miliardi di euro annui da dividere tra Stato e negozianti). Ma c’è anche il tempo necessario a contare gli incassi, un costo meno quantificabile economicamente, ma presente.

Ci sono comunque dei casi limite, come i tabaccai, che per diverse operazioni come il pagamento di multe, bollo dell’auto e bollettini guadagnano circa un euro a prescindere dall’importo dell’operazione. Se la cifra è superiore ai 100 euro il guadagno è azzerato dalle commissioni. E ancora per i benzinai, con alcuni tipi di carta di credito, secondo Confesercenti, i rifornimenti di 50 euro portano a dei margini sotto lo zero. Insomma, i proprietari della pompa di benzina ci rimettono.

Conviene il contante o il pagamento digitale?

In linea di massima, quindi, anche per il commerciante sono più convenienti i pagamenti digitali rispetto a quelli in contante. Tuttavia, per evitare i casi limite, secondo Confesercenti la soluzione migliore sarebbe imporre una soglia di legge entro cui è obbligatorio per gli istituti di credito azzerare le commissioni, in modo tale da non svantaggiare soprattutto i piccoli esercenti.

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