Porti chiusi ai migranti: l’Italia non è più approdo sicuro

Violetta Silvestri

08/04/2020

30/06/2021 - 11:33

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A causa dell’emergenza sanitaria per il coronavirus, l’Italia ha chiuso i porti ai migranti in arrivo. Il nostro Paese non è più un luogo sicuro per l’approdo dei disperati via mare. Cosa stabilisce il decreto appena firmato?

Porti chiusi ai migranti: l’Italia non è più approdo sicuro

L’Italia chiude i porti ai migranti: l’emergenza coronavirus declassa il nostro Paese, non più considerato un posto sicuro per i disperati che arrivano via mare.

Questo è quanto stabilisce l’ultimo decreto appena firmato congiuntamente dai ministeri di Infrastrutture e Trasporti, Interno, Salute e Affari Esteri.

Stop all’accoglienza nei porti nazionali, quindi, di persone recuperate in mare e salvate da navi di ong straniere al di fuori della Sar marittima italiana (zona entro la quale si possono effettuare i salvataggi).

Un tema caldo nel dibattito italiano quello dei porti chiusi, cavalcato con determinazione da Matteo Salvini, sia come ministro dell’Interno, sia come leader di opposizione.

Oggi, dinanzi alla minaccia sanitaria della pandemia, il Governo giallorosso - finora più morbido sulla politica di accoglienza - si è arreso a restrizioni per i migranti in arrivo. Cosa significa chiudere i porti?

L’Italia chiude i porti ai migranti: cosa cambia per l’accoglienza

Il decreto è arrivato in un momento cruciale per l’emergenza sanitaria in Italia, quando probabilmente il Paese teme anche un ritorno di migranti sullo nostre coste.

Già due giorni fa sono sbarcate a Lampedusa 34 persone, subito messe in quarantena. Inoltre, una nave ong ha salvato in mare altre decine di disperati partiti dalla Libia e scampati ai proiettili della Guardia Costiera di Tripoli, oltre che al ritorno nei campi di dentenzione.

Probabilmente, la preoccupazione di dover accogliere nuovi migranti sulle nostre coste, dovendo provvedere anche a interventi sanitari immediati vista l’emergenza coronavirus, ha spinto il Governo a prendere questa decisione.

Cosa stabilisce il decreto e come cambia l’accoglienza? Il documento dichiara che:

“Per l’intero periodo di durata dell’emergenza sanitaria nazionale derivante dalla diffusione del virus Covid-19, i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e la definizione di Place of Safety (“luogo sicuro”), in virtù di quanto previsto dalla Convenzione di Amburgo sulla ricerca e il salvataggio marittimo, per i casi di soccorso da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell’area Sar italiana”

Una chiusura temporanea, quindi, che si rivolge alle navi di ong straniere che sono solite salvare vite umane anche fuori dall’area Sar italiana (zona marittima dove è consentito il salvataggio) e che chiedono approdo in porti vicini per assistere i migranti recuperati.

L’unica eccezione è rappresentata dall’approdo di imbarcazioni della marina militare.

Cosa aspettarsi con i porti chiusi ai migranti?

La situazione critica a livello sanitario nel nostro Paese ha costretto l’Italia a decidere la chiusura dei porti ai migranti, come si legge nel decreto. Questo perché non sarebbero garantite le necessarie attività di assistenza, visto che medici e operatori sono impegnati nella lotta al coronavirus.

Come emerge dal documento, infatti, in questo particolare momento, l’Italia non rappresenterebbe un luogo sicuro. Si legge:

“Che alle persone eventualmente soccorse, tra le quali non può escludersi la presenza di casi di contagio Covid-19, deve essere assicurata l’assenza di minaccia per la propria vita, il soddisfacimento delle necessità primarie e l’accesso ai servizi fondamentali sotto il profilo sanitario, logistico e trasportistico.”

Condizioni che, al momento, non possono essere garantite nemmeno a chi fugge da guerre e torture, per i quali, l’emergenza coronavirus sarebbe un pericolo molto minore.

L’applicazione delle nuove disposizioni, probabilmente, si tradurrà in nuovi episodi di sofferenza (e di emergenza umanitaria) per chi viene salvato in mare. In queste ore la ong Alan Kurdi naviga in cerca di un porto sicuro con 150 migranti a bordo. L’Italia non sarà disponibile.

Dove andranno a finire le persone raccolte in mare ai tempi del coronavirus?

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