La più grande riserva d’oro del mondo è stata trovata in un luogo inaspettato, una scoperta che può rivoluzionare l’approccio alle materie prime.
Passano gli anni, le economie mondiali cambiano, ma non si smette mai davvero di cercare l’oro. Il metallo prezioso resta una risorsa di grande valore che può rivelarsi determinante per gli Stati che riescono a sfruttarne i giacimenti, ma nel 2025 c’è una nuova sensibilità che impone attenzione. La tutela dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori possono infatti essere compromesse gravemente dall’industria mineraria e proprio per questo la recente scoperta lascia amare incertezze. La più grande riserva d’oro del mondo è stata trovata in un luogo inaspettato, nelle profondità della regione cinese di Hunan.
Certo, il primato della Cina nel mercato dell’oro non è un mistero, ma nessuno si aspettava le quantità esorbitanti di metallo stimate dagli esperti proprio in quei punti della miniera. D’altro canto, dai primi dati diffusi alla fine del 2024 continuano ad affiorare nuove rivelazioni sul giacimento d’oro cinese, tanti quanti i dubbi sull’effettiva portata della riserva. Si tratta davvero di un giacimento enorme o potrebbero esserci stati degli errori di valutazione? La risposta a questa domanda è determinante, anche perché la quantità effettiva d’oro presente in Cina influisce sull’intera economia globale.
È davvero la più grande riserva d’oro della storia?
La riserva d’oro nelle profondità della regione di Hunan dovrebbe contenere più di 1.000 tonnellate d’oro, una quantità esorbitante che classificherebbe il giacimento come il più grande della storia. Ed è infatti così che viene descritto dagli esperti che stanno effettuando i controlli sulla miniera, descrivendo un valore stimato di oltre 83 miliardi di dollari. Al momento si tratta soltanto di una stima, effettuata attraverso le simulazioni 3D e le misurazioni geofisiche messe in atto con tecniche innovative ma pur sempre perfettibili. L’unico dato certo che è possibile fornire oggi riguarda le misurazioni effettuate direttamente. I rilievi sul posto hanno infatti messo in evidenza più di 40 vene d’oro, corrispondenti a circa 330 tonnellate di materia prima, entro i primi 2 chilometri nel sottosuolo.
Da qui a più di 1.000 tonnellate il passaggio è piuttosto ambizioso, per quanto ci siano dati piuttosto ottimistici in tal senso. In particolare, i campioni di roccia prelevati per analisi approfondite risultano avere una percentuale d’oro straordinariamente elevata. Si parla di ben 138 grammi d’oro per tonnellata di materiale, quantità che risulta coerente con le stime della miniera. Allo stesso tempo, è ancora prematuro fornire tesi accurate sul giacimento, che appunto è ancora oggetto di osservazione. Senza contare che la maggior parte del metallo prezioso si troverebbe a circa 3 chilometri di profondità, con conseguenti importanti difficoltà in caso di estrazione.
Quest’ultima sarebbe possibile, ma, oltre che estremamente dispendiosa, anche pericolosa per via del rischio sismico e termico. Questo aspetto viene sottolineato anche dagli specialisti del World gold council, che si dicono piuttosto scettici sul presunto ammontare del giacimento. Gli esperti evidenziano inoltre che incidenti simili sono già accaduti in passato, per esempio con la miniera indiana di Sonbhadra che avrebbe dovuto contenere ben 3.000 tonnellate d’oro secondo le prime dichiarazioni dei funzionari locali. Non resta quindi che attendere il termine degli accertamenti e scoprire le vere proporzioni della miniera.
Le possibili conseguenze
L’eventuale conferma delle stime sul giacimento cinese rafforzerebbero ulteriormente il ruolo di privilegio che la Cina può vantare sul resto del mondo proprio grazie all’enorme quantità di materie prime che il suo sottosuolo nasconde. Allo stesso tempo, Pechino ha anche una richiesta spropositata di metalli preziosi, tanto da consumare il triplo di quanto riesce a produrre. Questo dato già impressionante risulta ancora più sconvolgente se si considera che la Cina produce da sola più del 10% dell’oro di tutto il mondo. Anche per questo la ricerca di metallo continua senza sosta e le estrazioni massicce sono sempre più appetibili, facendo temere per la tutela dei lavoratori impiegati nelle miniere e per il rispetto dell’ecosistema.
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