Perché Iveco Defence dovrebbe “rimanere italiana” secondo il Ministro della Difesa Crosetto?

Giorgia Paccione

18/06/2025

Continuano le valutazioni sulle offerte di acquisizione dall’estero per Iveco Defence. Il Ministro Crosetto ribadisce l’importanza strategica per l’industria e il sistema di difesa nazionale.

Perché Iveco Defence dovrebbe “rimanere italiana” secondo il Ministro della Difesa Crosetto?

Il futuro di Iveco Defence Vehicles (IDV), principale produttore italiano di veicoli militari, è al centro di un acceso dibattito dopo l’annuncio dello spin-off e la possibilità di una vendita a investitori stranieri.

A maggio 2025, infatti, la società - controllata da Exor, holding della famiglia Agnelli - ha annunciato l’intenzione di scorporare la divisione difesa, aprendo la strada a una possibile vendita entro la fine dell’anno. L’operazione ha suscitato grande interesse sia in Italia che all’estero. Tra i potenziali acquirenti figurano Leonardo, il colosso statale italiano della difesa, in cordata con la tedesca Rheinmetall, ma anche gruppi stranieri come la spagnola Indra, il consorzio franco-tedesco KNDS, BAE Systems e fondi statunitensi. Il valore stimato della transazione oscilla tra 1 e 1,5 miliardi di euro.

IDV rappresenta un asset strategico non solo per la sua dimensione industriale (nel 2024 ha registrato ricavi per circa 1,1 miliardi di euro, con una crescita del 15% sull’anno precedente) ma soprattutto per il suo ruolo di fornitore chiave delle Forze Armate italiane. L’azienda è coinvolta in contratti miliardari come quello da 23 miliardi di euro per la produzione di nuovi veicoli da combattimento e carri armati per l’Esercito.

Questa centralità rende la sua proprietà una questione di interesse nazionale. Il Ministro della Difesa Guido Crosetto, infatti, intervenendo al Paris Air Show, ha espresso la sua posizione e sottolineato il ruolo strategico che questa realtà ricopre per l’industria e la sicurezza del Paese: secondo lui, la divisione difesa di Iveco dovrebbe rimanere in mani italiane. Tuttavia, la decisione finale spetta agli azionisti.

Iveco Defence in Italia: le ragioni della posizione del Ministro Crosetto

Crosetto ha motivato la sua posizione sottolineando il momento di forte consolidamento che sta attraversando il settore della difesa a livello europeo e globale: “Non so quali saranno le decisioni degli azionisti, ma penso che Iveco Defence debba rimanere italiana perché è una parte importante dell’industria italiana”, ha dichiarato il Ministro, ribadendo come IDV sia un tassello fondamentale per la sovranità tecnologica e industriale del Paese.

La preoccupazione principale riguarda la perdita di controllo su una filiera strategica per la sicurezza nazionale, in un contesto internazionale segnato da nuove tensioni e da un aumento generalizzato delle spese militari. La cessione a soggetti stranieri potrebbe indebolire la capacità dell’Italia di gestire in autonomia programmi di difesa, innovazione tecnologica e approvvigionamento di sistemi critici. Inoltre, il legame storico di IDV con Leonardo e con l’Esercito italiano rafforza la necessità di mantenere il know-how e la produzione all’interno dei confini nazionali.

Le opzioni sul tavolo: Golden Power sì o no?

Nonostante il forte auspicio del governo, la decisione finale spetta agli azionisti, in primis Exor, che potrebbe essere tentata dall’offerta economicamente più vantaggiosa, anche se proveniente dall’estero. Si discute quindi su se e come lo Stato possa intervenire per tutelare l’interesse nazionale. Una delle ipotesi è l’attivazione della cosiddetta “Golden Power”, la normativa che consente al governo di porre veti o condizioni nell’acquisizione di aziende strategiche da parte di soggetti stranieri. Tuttavia, secondo esperti giuridici, l’applicazione di questa legge nel caso IDV non sarebbe automatica, soprattutto se tra i potenziali acquirenti non figurano soggetti “ostili”.

Nel frattempo, Leonardo, che già collabora con IDV nella joint venture CIO e nei nuovi programmi per l’Esercito, ha manifestato il suo interesse, anche se non sembra disposta a pagare qualsiasi prezzo solo per mantenere la proprietà italiana. Il rischio, quindi, è che la logica di mercato prevalga su quella strategica, con possibili ripercussioni su tutta la filiera nazionale della difesa.

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