Cos’è una joint venture? Significato, definizione e a cosa serve

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27 Giugno 2025 - 17:51

Quando più soggetti, solamente imprese, si uniscono per collaborare formano un accordo conosciuto come joint venture: ecco di cosa si tratta.

Cos’è una joint venture? Significato, definizione e a cosa serve

La joint venture è una forma di collaborazione strategica tra due o più soggetti economici, finalizzata al raggiungimento di obiettivi condivisi, attraverso lo scambio di risorse, competenze e know-how. In Italia, questa pratica è stata tradizionalmente adottata prevalentemente da grandi imprese operanti in settori come l’energia, l’automotive o l’industria manifatturiera. Tuttavia, negli ultimi anni, anche le medie imprese stanno iniziando a ricorrere a questo strumento per affrontare la crescente competitività globale e per accedere a nuovi mercati o tecnologie.

Secondo i dati di Statista e di recenti rapporti del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il numero di operazioni di joint venture registrate in Europa è in costante aumento, trainato dall’innovazione tecnologica e dalla crescente attenzione alla sostenibilità. L’Italia segue questo trend, con particolare vivacità nei settori dell’energia rinnovabile, della digitalizzazione e della ricerca industriale.

Andiamo ad analizzare nel dettaglio il funzionamento delle joint venture, le loro caratteristiche principali e i vantaggi e rischi associati a questo tipo di alleanza strategica.

Significato e definizione di joint venture

Ma cos’è una joint venture? Diamo una definizione.

Una joint venture è un’associazione temporanea tra due o più imprese. Queste scelgono di condividere alcuni asset, attraverso un contratto, per raggiungere un progetto comune.

A differenza di altre forme di collaborazione, la joint venture non ha una struttura giuridica rigida e predefinita: può assumere forme diverse in base agli accordi tra le parti, dalla creazione di una nuova società comune (joint venture societaria) alla stipula di un contratto (joint venture contrattuale). Ciò che accomuna tutte le joint venture è la condivisione sia dei benefici sia dei rischi derivanti dal progetto comune.

Esistono diverse tipologie di joint venture, che si distinguono in base all’obiettivo dell’accordo: possono riguardare la produzione, la distribuzione, la ricerca e sviluppo, o l’accesso a nuovi mercati. La loro flessibilità le rende strumenti preziosi per affrontare le sfide dell’economia contemporanea, anche se richiedono una governance attenta e una chiara definizione dei ruoli per evitare conflitti.

Quindi, mettendo ordine, le caratteristiche principali di una joint venture sono:

  • la presenza di un obiettivo comune;
  • l’autonomia mantenuta dalle realtà presenti, compresa l’impossibilità di rappresentarsi a vicenda. Si ha infatti la possibilità di dichiarare di agire per conto delle altre realtà solo ed esclusivamente nell’ambito dell’accordo comune;
  • la presenza, sempre e comunque, di un inizio e una fine dell’accordo;
  • la necessità di un’attenta pianificazione, sia prima, sia durante l’accordo, per evitare di correre i rischi;
  • la condivisione di risultati e rischi.

Tipologie di joint venture: societarie e contrattuali

Le joint venture si distinguono in due macro tipologie.

  • Joint venture societaria: assume forma societaria (corporation), e può includere aziende da diverse nazioni, dette co-ventures. Oneri e utili vengono ripartiti, e i co-ventures sono responsabili solo per il capitale da loro versato;
  • Joint venture contrattuali: in questo caso gli accordi vengono ideati con lo scopo di dar vita a un progetto comune e dividere i profitti.

A seconda della situazione anche lo co-ventures possono partecipare in maniera differente, orizzontalmente o verticalmente. Viene detta partecipazione orizzontale quella in cui le imprese hanno produzioni e strutture produttive simili, mentre è verticale quando le attività non sono uguali, ma condividono uno stesso scopo.

A cosa serve una joint venture

Come detto, la joint venture rappresenta uno strumento strategico per ridurre i rischi operativi e accelerare il raggiungimento di obiettivi comuni attraverso una cooperazione mirata. Il suo scopo principale è permettere a più imprese di unire risorse, competenze e conoscenze per affrontare progetti che, da sole, sarebbero troppo onerosi, complessi o rischiosi. La finalità di ciascuna joint venture varia in base alle esigenze specifiche delle parti coinvolte: può trattarsi dell’accesso a un nuovo mercato, dello sviluppo di tecnologie avanzate, o dell’ottimizzazione della produzione e della distribuzione.

Un caso tipico è l’espansione in mercati esteri: un’impresa italiana, ad esempio, può stringere un accordo con un partner locale in un Paese emergente per beneficiare della sua conoscenza del contesto normativo, culturale e commerciale. Questo approccio, oggi molto usato nel contesto del reshoring e della diversificazione delle catene del valore globali, consente di minimizzare i rischi legati all’internazionalizzazione, pur mantenendo un buon grado di autonomia strategica.

In altri casi, le joint venture sono utilizzate per finalità di ricerca e sviluppo (R&S), soprattutto nei settori dell’energia verde, dell’intelligenza artificiale e della farmaceutica. Secondo un report del World Economic Forum del 2024, oltre il 30% delle collaborazioni tecnologiche transnazionali avviene sotto forma di joint venture. Unendo fondi, infrastrutture e team di esperti, le imprese possono così innovare più velocemente, contenendo costi e riducendo i tempi di sviluppo rispetto ad attività autonome.

Joint venture: i vantaggi

Costituire una joint venture offre numerosi vantaggi strategici e operativi. Tra i principali benefici, possiamo evidenziare:

  • accesso a nuovi mercati e clienti, grazie alla rete di distribuzione o all’esperienza locale del partner;
  • condivisione dei costi e dei rischi, particolarmente utile in contesti di incertezza economica o in mercati volatili;
  • ottimizzazione delle risorse, che consente di combinare asset produttivi, competenze tecnologiche o commerciali a costi inferiori rispetto a uno sviluppo interno;
  • espansione geografica, senza dover sostenere da soli i costi e i rischi di un’operazione diretta all’estero;
  • flessibilità contrattuale, in quanto ogni joint venture può essere strutturata su misura in base alle esigenze delle parti;
  • possibilità di recesso, dal momento che i risultati sono in genere misurabili e i partner possono decidere di uscire dall’accordo se gli obiettivi non vengono raggiunti;
  • riduzione della concorrenza, nel caso in cui l’accordo venga stretto con un potenziale competitor, generando sinergie invece che rivalità.

Inoltre, non esistono limiti legali al numero di joint venture che un’azienda può creare: una strategia multipla può permettere di diversificare le collaborazioni, aumentando la resilienza e la competitività sul medio-lungo periodo.

I rischi delle joint venture

Sebbene le joint venture offrano grandi opportunità, presentano anche diversi rischi che è fondamentale considerare attentamente. Il primo riguarda la complessità nella gestione dei rapporti tra aziende, spesso molto diverse per cultura organizzativa, stile decisionale, dimensione o provenienza geografica. Secondo uno studio di Deloitte del 2023, oltre il 40% delle joint venture internazionali fallisce nei primi tre anni proprio per problemi di governance, comunicazione o mancanza di allineamento strategico.

Per questo motivo, la fase preliminare all’accordo è cruciale: è necessario effettuare un’approfondita due diligence non solo economica, ma anche culturale e legale, valutando attentamente la compatibilità tra le parti. Differenze nei sistemi giuridici (ad esempio tra Paesi UE e ordinamenti extraeuropei) possono generare incomprensioni o conflitti, specialmente nella gestione della proprietà intellettuale e nella distribuzione dei profitti.

Un altro rischio rilevante è la protezione degli asset condivisi. In assenza di contratti ben dettagliati, esiste la possibilità che una delle parti tragga un vantaggio sproporzionato, appropriandosi di conoscenze, tecnologie o quote di mercato sviluppate insieme. È quindi fondamentale che il contratto di joint venture preveda clausole chiare su governance, proprietà industriale, riservatezza e modalità di uscita dall’accordo.

Infine, bisogna considerare che una joint venture, pur essendo più flessibile di una fusione o acquisizione, può comportare vincoli operativi che limitano la libertà d’azione delle aziende coinvolte, specie se gli interessi iniziano a divergere nel tempo. Una gestione efficace, fondata sulla trasparenza e su obiettivi condivisi, è quindi la chiave per trasformare una joint venture in un vero successo strategico.

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