Perché un’eventuale guerra in Niger non va assolutamente sottovalutata

Giorgia Bonamoneta

5 Agosto 2023 - 19:36

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Gli eventi in Niger aprono uno spiraglio di crisi anche in Europa. In che modo un’eventuale guerra in Niger avrà conseguenze in Occidente? Ecco perché non sottovalutarla.

Perché un’eventuale guerra in Niger non va assolutamente sottovalutata

L’Occidente sta guardando con attenzione i fatti in Niger e sono preoccupati per un eventuale guerra. La colpa occidentale, in particolare dei media e dei politici, è quella di non prestare la giusta attenzione all’Africa. Le conseguenze della disattenzione europea, e non solo, può avere un impatto enorme anche sull’Italia. Un’eventuale guerra in Niger va evitata, non soltanto per le vittime umane e le conseguenze atroci di un conflitto, ma in termini più utilitaristici perché a rimetterci sarebbero anche gli interessi italiani, francesi e più in generale europei.

Non mancano poi gli interessi americani, che vedono nel Niger l’ennesimo fallimento di un piano di contenimento della Russia - in Niger, come in Mali e in altri paesi africani hanno agito i gruppi militari e d’influenza della Wagner - e delle forze jihadiste. La presenza di truppe francesi, un piccolo contingente italiano e circa 1.000 soldati americani erano destinate all’addestramento dell’esercito nigerino. È stato proprio questo stesso esercito a rivoltarsi contro le istituzioni che era stato addestrato a difendere.

Il Niger quindi rappresenta non soltanto un fallimento delle operazioni del passato, ma anche un elemento di estrema instabilità per il futuro dell’Occidente. Sono almeno quattro gli aspetti fondamentali da tenere in considerazione e da non sottovalutare in caso scoppiasse una guerra in Niger: l’influenza russa (crescerebbe rispetto a quella occidentale), i flussi migratori che passano in Niger verso il Mediterraneo, i rischi legati a un aumento del potere dei gruppi terroristici e infine l’aspetto economico, in cui l’Italia ha molto da perdere.

Perché potrebbe scoppiare una guerra in Niger?

L’accaparramento delle risorse nigerine potrebbe portare a una guerra. Al momento l’esercito che doveva difendere il governo, democraticamente eletto nel 2021 di Mohamed Bazoum, ha partecipato attivamente al colpo di stato militare. Sono in molti oggi a essere favorevoli all’insediamento del generale Abdourahmane Tchiani, che si è autoproclamato leader del Niger. Così come sono in molti a essere favorevoli a Vladimir Putin e in generale alla Russia.

Tutto va bene purché non sia la Francia, ovvero l’esempio concreto del neocolonialismo e dello sfruttamento delle risorse africane. Il Niger possiede il 7% delle riserve mondiali di uranio, è il secondo esportatore per l’Europa e il settimo produttore al mondo. Il nuovo potere ha imposto lo stop dell’esportazione di uranio verso la Francia. Il presidente francese ha già espresso la propria posizione, ovvero che “la reazione sarà immediata e senza compromessi” nel caso in cui cittadini e interessi francesi venissero attaccati.

Dall’altra parte il nuovo regime si sente minacciato dalla presenza dei soldati francesi dislocati in Niger e nelle immediate vicinanze, così come soldati statunitensi e un piccolo contingente di 300 soldati italiani. Il loro compito sarebbe quello di limitare l’avanzata dei gruppi jihadisti, ma rappresenta una minaccia diretta in seguito alle parole di Macron.

Anche la Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale ha minacciato il Niger, passando anche per l’utilizzo della forza nel caso in cui le richieste non trovassero riscontro immediato. Mali, Burkina Faso e Guinea hanno risposto che un intervento armato in Niger equivarrebbe a una dichiarazione di guerra contro di essi. La possibilità che altri paesi della regione del Sahel vengano coinvolti aumenta giorno dopo giorno.

Quali sono i rischi per l’Italia e l’Europa: migrazione e piani economici

Ormai è chiaro: i rischi geopolitici sono la più grave minaccia all’economia. Un eventuale guerra in Niger è un rischio economico e sociale per l’Italia in Europa. Prima di tutto per l’Italia c’è il rischio di uno stop al Piano Mattei. Un eventuale guerre IN Niger coinvolgerebbe, secondo esperti africanisti ed economisti, anche la Nigeria (il paese più ricco E influente dell’Africa occidentale) e la Libia.

Questo perché allo scoppio eventuale di una guerra aumenterebbe il flusso migratorio interno dal Niger alla Libia, dove la comunità maggiormente rappresentata è proprio quella di nigerina. Ed è proprio con la Libia che Eni ha sottoscritto investimenti per 8 miliardi di euro con lo scopo di sviluppare giacimenti e piani sulle fonti rinnovabili. La stabilizzazione dell’aria è quindi fondamentale per la buona riuscita del Piano Mattei. Un piano che è stato sottoscritto senza guardare alla crescente insoddisfazione dell’Africa occidentale e senza cogliere quali sarebbero state le conseguenze di un eventuale conflitto.

La maggior parte delle migrazioni delle popolazioni africane sono all’interno del continente africano e solo una piccola parte attraversa il Mediterraneo (quando riesce a emergere dalle acque cimiteriali) per approdare in Italia. Un eventuale guerra in Niger difficilmente aumenterà in maniera incontrollata i flussi migratori, perché il Niger è un luogo di transizione più che di partenza delle migrazioni. I giovani nigerini non hanno le condizioni economiche per partire.

L’aspetto sottovalutato: il piano economico di tipo estrattivo

Per chiudere un’analisi sull’eventualità di un conflitto in Niger appare necessario aggiungere una nota a piè di pagina sulla tipologia di attenzione rivolta all’Africa. Da sempre il continente africano è visto come un pozzo dal quale trarre risorse, anche con l’uso della forza e la sottomissione. Ogni piano pensato sull’Africa è stato pensato con l’Africa come oggetto e non soggetto. In altri termini l’economia presente in Africa non solo è per la maggior parte straniera, ma “estrattiva”, ovvero di spostamento delle risorse fuori dall’Africa.

Un altro aspetto poco considerato è che questa storia, non affatto recente, è capace di alimentare forte sentimento anti-occidentale. Sono soprattutto i giovani (l’età media in Africa è di 20 anni) a essere stufi di questo trattamento. Ricordiamo inoltre che la quasi totalità dei Paesi africani sta oggi patendo l’inflazione e la crescita dei tassi di interessi, ovvero il debito pubblico. Il prodotto interno lordo medio è molto basso e l’aumento del debito pubblico è quindi un dato preoccupante e che dovrebbe essere tenuto in considerazione. La popolazione nigerina subisce gli effetti dell’inflazione e dell’aumento della disoccupazione e dell’insoddisfazione. Il rischio sono rivolte popolari.

In questo quadro i gruppi terroristici non aspettano altro che i disordini per agire, così come i mercenari del gruppo Wagner fanno gli interessi russi nell’Africa occidentale, alimentando un sentimento anti-occidentale.

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# Africa

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