Pensioni, ecco il tasso di rivalutazione del montante contributivo

Simone Micocci

31 Ottobre 2025 - 09:53

Pensioni, importo più alto per chi ci va nel 2026 grazie alla rivalutazione del montante contributivo. Ecco il nuovo tasso di capitalizzazione annunciato dall’Istat.

Pensioni, ecco il tasso di rivalutazione del montante contributivo

Aumenta il montante contributivo e, di conseguenza, anche la pensione. A darne notizia è l’Istat che con la nota n. 1915604/2025, pubblicata sul sito del ministero del Lavoro, ha annunciato il nuovo coefficiente di capitalizzazione del montante contributivo, ossia della somma dei contributi versati dal lavoratore in carriera.

Prima di andare avanti, ricordiamo che quando si parla di montante si fa riferimento al calcolo contributivo della pensione, utilizzato per la parte di contributi versata successivamente a gennaio 1996 (oppure 2012 per coloro che alla data del 31 dicembre 1995 potevano vantare 18 anni di contributi).

Capire come funziona questo sistema è molto semplice: il totale dei contributi versati dal lavoratore - pari al 33% della retribuzione lorda nel caso dei lavoratori dipendenti - viene accantonato e rivalutato sulla base all’andamento del Pil. Solo a quel punto viene applicato sullo stesso un coefficiente di trasformazione, variabile in base all’età di pensionamento (tanto più conveniente quanto più si ritarda il collocamento in quiescenza).

La notizia di oggi quindi riguarda la prima parte, quella che rivaluta il montante contributivo. Una novità che si applica per coloro che vanno in pensione nel 2026 ed esclusivamente sul montante aggiornato al 31 dicembre del 2024, visto che sui contributi versati nell’ultimo anno che precede il pensionamento non si applica alcuna rivalutazione.

Rivalutazione del montante contributivo. La percentuale per il 2026

Come anticipato, quindi, più l’economia cresce e più i contributi versati rendono ai fini della pensione dal momento che il montante contributivo cresce e di conseguenza sarà anche l’assegno a beneficiarne.

A tal proposito, per il 2026 il coefficiente di rivalutazione è stato calcolato considerando il tasso medio annuo composto di variazione del prodotto interno lordo nominale dei cinque anni precedenti. Questo valore, pari a 0,040445, ha determinato un coefficiente di capitalizzazione di 1,040445, che corrisponde a una rivalutazione appena superiore al 4% (mentre lo scorso anno era pari al 3,662%).

È importante ricordare che la rivalutazione si applica esclusivamente sui contributi accumulati fino al 31 dicembre dell’anno precedente alla decorrenza della pensione e non sui contributi versati durante l’anno di pensionamento o il precedente. Ad esempio, un montante contributivo di 200.000 euro al 31 dicembre 2024, con questa rivalutazione, varrà 208.089 euro.

A tal proposito, ecco la tabella con l’andamento dei tassi di capitalizzazione negli ultimi anni.

Decorrenza pensione Montante al Coefficiente di capitalizzazione Tasso di capitalizzazione Decorrenza pensione Montante al Coefficiente di capitalizzazione Tasso di capitalizzazione
1963 31.12.1962 0,081432 1,081432 1995 31.12.1993 0,072299 1,072299
1964 31.12.1963 0,091366 1,091366 1996 31.12.1994 0,065276 1,065276
1965 31.12.1964 0,105468 1,105468 1997 31.12.1995 0,060542 1,060542
1966 31.12.1965 0,111816 1,111816 1998 31.12.1996 0,055877 1,055877
1967 31.12.1966 0,110107 1,110107 1999 31.12.1997 0,053597 1,053597
1968 31.12.1967 0,104326 1,104326 2000 31.12.1998 0,051731 1,051731
1969 31.12.1968 0,099996 1,099996 2001 31.12.1999 0,051251 1,051251
1970 31.12.1969 0,087896 1,087896 2002 31.12.2000 0,047781 1,047781
1971 31.12.1970 0,099558 1,099558 2003 31.12.2001 0,044161 1,044161
1972 31.12.1971 0,100769 1,100769 2004 31.12.2002 0,041614 1,041614
1973 31.12.1972 0,121237 1,121237 2005 31.12.2003 0,039272 1,039272
1974 31.12.1973 0,146567 1,146567 2006 31.12.2004 0,037061 1,037061
1975 31.12.1974 0,156004 1,156004 2007 31.12.2005 0,035386 1,035386
1976 31.12.1975 0,190509 1,190509 2008 31.12.2006 0,033356 1,033356
1977 31.12.1976 0,216775 1,216775 2009 31.12.2007 0,030231 1,030231
1978 31.12.1977 0,210426 1,210426 2010 31.12.2008 0,017395 1,017395
1979 31.12.1978 0,203363 1,203363 2011 31.12.2009 0,011344 1,011344
1980 31.12.1979 0,226992 1,226992 2012 31.12.2010 0,001861 1,001861
1981 31.12.1980 0,214364 1,214364 2013 31.12.2011 0,004586 1,004586
1982 31.12.1981 0,205767 1,205767 2014 31.12.2012 0,008512 1,008512
1983 31.12.1982 0,206494 1,206494 2015 31.12.2013 0,005866 1,005866
1984 31.12.1983 0,186164 1,186164 2016 31.12.2014 0,005081 1,005081
1985 31.12.1984 0,160219 1,160219 2017 31.12.2015 0,003958 1,003958
1986 31.12.1985 0,142703 1,142703 2018 31.12.2016 0,002773 1,002773
1987 31.12.1986 0,126341 1,126341 2019 31.12.2017 0,001478 1,001478
1988 31.12.1987 0,115314 1,115314 2020 31.12.2018 0,001059 1,001059
1989 31.12.1988 0,105217 1,105217 2021 31.12.2019 -0,009795 0,990205
1990 31.12.1989 0,101013 1,101013 2022 31.12.2020 0,018970 1,018970
1991 31.12.1990 0,097775 1,097775 2023 31.12.2021 0,020382 1,020382
1992 31.12.1991 0,088611 1,088611 2024 31.12.2022 0,023082 1,023082
1993 31.12.1992 0,088611 1,088611 2025 31.12.2023 0,036622 1,036622
2026 31.12.2024 0,040445 1,040445 2027 --- --- ---

Quanto è importante la rivalutazione del montante contributivo

Come detto sopra, il montante contributivo è il parametro su cui si basa l’intero calcolo contributivo della pensione, introdotto il 1° gennaio 1996 per effetto di quanto disposto dalla riforma Dini.

Nel dettaglio, viene stabilito che dal 1° gennaio 1996 - o dal 1° gennaio 2012 per coloro che entro la data del 31 dicembre 1995 potevano vantare 18 anni di contributi - i contributi versati in favore del lavoratore, che nel caso dei dipendenti equivalgono al 33% della retribuzione imponibile lorda, vengono accumulati e rivalutati ogni anno in base all’andamento della crescita nominale del prodotto interno lordo degli ultimi 5 anni, il cosiddetto tasso di capitalizzazione.

Più è alto il tasso di rivalutazione e più i contributi versati in carriera vengono valorizzati, così da maturare un montante contributivo più elevato. Il tutto si traduce anche su una pensione più alta: nel sistema contributivo, infatti, l’assegno si calcola prendendo il montante contributivo e moltiplicandolo per il coefficiente di trasformazione, tanto più elevato quanto più si ritarda l’accesso alla pensione.

I coefficienti di trasformazione che vengono applicati nel 2026 sono gli stessi rispetto al 2025 (il prossimo aggiornamento, al ribasso molto probabilmente, ci sarà solo nel 2027), come indicati nella seguente tabella:

EtàDivisoriValori
57 23,789 4,204%
58 23,213 4,308%
59 22,631 4,419%
60 22,044 4,536%
61 21,453 4,661%
62 20,857 4,795%
63 20,258 4,936%
64 19,656 5,088%
65 19,049 5,250%
66 18,441 5,423%
67 17,831 5,608%
68 17,218 5,808%
69 16,600 6,024%
70 15,980 6,258%
71 15,360 6,510%

Quindi, pensiamo a un montante contributivo di 300.000 euro al 31 dicembre 2024 che grazie alla rivalutazione di circa il 4% sale a 312.133 circa. Mettiamo il caso però che il futuro pensionato abbia lavorato anche nel 2025, accumulando altri 10.000 euro di contributi (non soggetti a rivalutazione). Si presenta così al momento del pensionamento di vecchiaia, in programma nel 2026, con un montante contributivo di 322.133 euro. Considerando che per chi va in pensione a 67 anni il coefficiente di trasformazione è pari al 5,608%, ne risulterà una pensione annua lorda pari a 18.065 euro annui, a cui poi eventualmente si aggiunge l’eventuale quota calcolata con le regole del retributivo.

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