Pensione in ritardo? Quando spetta il risarcimento dall’INPS

Antonio Cosenza

04/03/2020

02/12/2022 - 11:00

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Danno da ritardata decorrenza della pensione: quando può essere risarcito? La risposta della Corte di Cassazione.

Pensione in ritardo? Quando spetta il risarcimento dall’INPS

Pensione in ritardo a causa di un errore dell’INPS: spetta il risarcimento? A rispondere a questa domanda, facendo chiarezza su quando il riconoscimento ritardato del diritto alla pensione merita di essere risarcito, è stata la Corte di Cassazione nella sentenza 4886/2020.

In questa sentenza la Cassazione ha valutato la richiesta di risarcimento presentata da un lavoratore al quale l’INPS avrebbe ritardato la decorrenza della pensione non tenendo conto di alcuni fattori giudizialmente riconosciuti. Fattori che se considerati avrebbero permesso all’uomo di andare prima in pensione.

Si ricorda a tal proposito che il danno da ritardato pensionamento è risarcibile, dal momento che rientra nella categoria unitaria del danno non patrimoniale. Non si tratta però di un danno risarcibile in re ipsa, il che significa che l’onere della prova compete sull’interessato: deve essere il lavoratore, quindi, a dimostrare che a causa del ritardato pensionamento gli sia stato arrecato un danno.

Una condizione che - come vedremo meglio di seguito - non sussiste nel caso di specie: con la sentenza 4888/2020, infatti, la Corte di Cassazione non ha rilevato questo tipo di pregiudizio e di conseguenza ha respinto la richiesta di risarcimento.

Pensione in ritardo: quando non spetta il risarcimento

Nel caso di specie la Corte di Cassazione non ha rilevato i presupposti per poter accogliere il ricorso presentato da un cittadino al quale l’INPS ha ritardato la decorrenza della pensione per non aver tenuto conto del fatto che questo ha lavorato per anni in luoghi ad alta esposizione ad amianto, posizione riconosciutagli giudizialmente.

In tal caso l’INPS avrebbe dovuto effettuare una rivalutazione dei contributi previdenziali, il che avrebbe permesso all’uomo di andare anticipatamente in pensione. La colpa dell’Istituto, quindi, è stata accertata ma nonostante ciò non è stata comunque accolta la richiesta di risarcimento.

Secondo la Cassazione, infatti, in questo caso la circostanza del ritardato pensionamento non ha provocato un danno dimostrabile. Come prima aveva ritenuto la Corte d’Appello, anche la Suprema Corte è d’accordo sul fatto che non si possa riconoscere un danno patrimoniale in quanto l’uomo ha comunque continuato a lavorare per tutto il 2009, periodo in cui sarebbe dovuto andare in pensione qualora l’INPS avesse rivalutato correttamente i contributi.

D’altronde, la pensione non sarebbe stata comunque riconosciuta in costanza di attività lavorativa (ricordiamo che per andare in pensione è necessario smettere di lavorare, salvo poi la possibilità di riprendere in un secondo momento).

E in mancanza di una compiuta allegazione e prova non è stato neppure possibile accertare un danno non patrimoniale; ecco perché nel caso affrontato dalla sentenza 4888/2020 non è stato riconosciuto alcun risarcimento da danno da ritardato pensionamento.

Pensione in ritardo: quando spetta il risarcimento

Non trattandosi di un danno risarcibile re ipsa, quindi, è assolutamente necessario - per avere diritto al risarcimento per la pensione riconosciuta in ritardo - allegare la prova del danno. Ai fini risarcitori, infatti, si terrà conto esclusivamente del danno-conseguenza, e non di quello punitivo risarcito nel caso di in re ipsa.

Ma attenzione, questo non significa che il danno da pensione riconosciuta in ritardo non possa mai essere risarcito, tutt’altro. La stessa Cassazione in altre occasioni (vedi ad esempio la sentenza 3023/2010) ha ribadito che qualora a causa del respingimento di una domanda di pensionamento un lavoratore sia costretto a protrarre la propria attività lavorativa potrebbe aver diritto al risarcimento per danno non patrimoniale, il quale verrebbe calcolato tenendo conto - ad esempio - dalla lesione dell’interesse specifico (tutelato dalla Costituzione) del lavoratore di poter realizzare liberamente una propria legittima scelta di vita.

Tuttavia, per il riconoscimento di questa violazione spetta al lavoratore dimostrare il danno subito; in assenza di ciò l’INPS non sarà soggetta ad alcun risarcimento per il ritardo della decorrenza della pensione.

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