Palestina, arriva la svolta. L’apertura di Israele: «Due stati due popoli»

Claudia Mustillo

23/09/2022

28/11/2022 - 09:34

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Il primo ministro israeliano in un discorso all’Onu ha aperto alla possibilità di un accordo con la Palestina: «Due stati due popoli».

Palestina, arriva la svolta. L’apertura di Israele: «Due stati due popoli»

Svolta storica da parte delle istituzioni israeliane: il primo ministro Yair Lapid ha ribadito, durante il suo intervento all’Assemblea generale dell’Onu, il sostegno alla creazione di uno Stato palestinese «pacifico». Dopo anni di stallo, i negoziati tra Israele e Palestina sono fermi dal lontano 2014 quando il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite respinse la risoluzione, presentata formalmente dalla Giordania, che chiedeva entro il 2017 la fine dell’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele, con una ripresa dei negoziati che avrebbero dovuto portare a un accordo sulla soluzione dei due stati con i confini del 1967 e capitale Gerusalemme est.

Israele apre alla possibilità di un «accordo» basato su «due stati per due popoli». «È la cosa giusta da fare per la sicurezza e l’economia di Israele ma anche per dare futuro ai nostri bambini», ha aggiunto il premier che è nel pieno della campagna elettorale per le elezioni politiche del 1° novembre.

La questione israelo-palestinese affonda le sue radici con l’approvazione della risoluzione 181 che raccomandava la spartizione del territorio conteso tra uno Stato palestinese, uno ebraico e una terza zona, che comprendeva Gerusalemme, amministrata direttamente dall’Onu.

Apertura storica da parte di Israele per accordo

Nel discorso all’Onu, il premier israeliano Lapid ha spiegato «Ancora oggi, una grande maggioranza di israeliani sostiene questa visione di una soluzione a due stati e io sono uno di loro. Abbiamo solo una condizione: che un futuro stato palestinese sia pacifico». Non dimentichiamo che i negoziati di pace israelo-palestinesi sono in stallo dal 2014.

Un discorso che ha dettato un cambio di marcia nella politica estera del governo israeliano, una svolta netta e una grande apertura verso un accordo con il popolo palestinese. Ma da Israele sono già arrivati commenti negativi da ministri e dall’opposizione nazionalista.

«Un discorso fatto di debolezza e di disfattismo»: questa la stroncatura giunta da Benyamin Netanyahu (Likud). «Dopo che il governo da me guidato ha rimosso dall’agenda internazionale la questione dello Stato palestinese - ha affermato Netanyahu -, Lapid l’ha riportato alla ribalta, gettandoci in un baratro». «Noi - ha continuato - non consentiremo che uno Stato ’Hamas-stan’ sia costituito presso le città israeliane di Kfar Saba, Natanya e Petach Tikwa. Lapid mette in pericolo il nostro futuro e la nostra esistenza».

Critiche dal principale partito di opposizione, Likud, che commentato: «Per anni Netanyahu è riuscito a rimuovere la questione palestinese dall’agenda mondiale e Lapid ha riportato Abu Mazen in prima linea in meno di un anno», Ma anche nello stesso governo del primo ministro si sono sollevate alcune critiche «Lapid rappresenta solo se stesso con questa presa di posizione», ha avvertito la ministra degli interni Ayelet Shaked, una esponente della destra nazionalreligiosa. «Uno Stato palestinese rappresenta un pericolo per Israele».

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