Quanto costano i pagamenti con POS, cashless e in criptovalute?

28 Ottobre 2022 - 18:00

9 Giugno 2023 - 16:27

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Quanto costano i pagamenti con il POS, cashless e in criptovalute? Sono davvero troppo alte le tariffe di transazione? Ecco come funzionano le commissioni e come fare per risparmiare.

Quanto costano i pagamenti con POS, cashless e in criptovalute?

Quanto costano i pagamenti con il POS? Esistono sistemi cashless per pagare di meno? Quanto costa pagare in Bitcoin o con criptovalute? Queste le domande che si pongono commercianti, artigiani, professionisti e consumatori nell’era della digitalizzazione dei pagamenti, un processo di transizione iniziato negli ultimi anni dietro la spinta istituzionale -intervenuta con leggi e decreti per dichiarare guerra al contante senza esclusione di colpi - ma dettata anche da esigenze di praticità e sicurezza nelle transazioni.

Quello che è certo è che l’ecosistema commerciale italiano è sempre più proiettato alla cashless society ed entro il 2025 oltre la metà dei pagamenti dirà addio al contate (come sostengono gli autori del report EY Digital Payments).

Non mancano però le obiezioni, specie da parte dei piccoli esercenti che lamentano costi troppo alti delle commissioni sui pagamenti elettronici, specie dopo il 1° luglio, quando il decreto per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha imposto per molte categorie l’obbligo di accettare sempre i pagamenti con carta di credito o di debito tramite POS o con altri sistemi cashless.

Coinbar Fabrick

Cashless & Criptovalute

24 ottobre 2022

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Limitare la circolazione di contante e potenziare il circuito dei pagamenti elettronici servirà a ridurre l’evasione fiscale (e anche l’inflazione) ma la sensazione è che a farne le spese siano soprattutto gli esercenti.

Nelle righe che seguono facciamo il punto su come funzionano le commissioni dei pagamenti elettronici con POS, PayPal, Skrill e altri nuovi sistemi e come fare per risparmiare con le criptovalute, prendendo spunto dalle considerazioni emerse nel panel « La vita quotidiana con le crypto in tasca» all’interno dell’evento organizzato da Money.itCashless e criptovalute, al bar al ristorante e non solo.

Chi paga le commissioni del POS?

A pagare le commissioni sui pagamenti elettronici sono i commercianti e tutte le figure professionali che dal 2014 sono obbligate a dotarsi di POS (D.lgs 179/2012) e obbligate ad accettare transazioni di qualsiasi importo, sopportando in tal caso una maggior incidenza dei costi. Da qui il rifiuto di molti ad incassare elettronicamente piccoli importi.

Secondo un’indagine di Confcommercio, il 67% delle attività di impresa considera «non vantaggioso» accettare le carte di credito e debito, proprio a causa dei costi di gestione e delle commissioni.

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Un problema che a stretto giro non avranno più i tabaccai dopo le anticipazioni del Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna: per loro decadrà l’obbligo di accettare pagamenti con carta di credito per l’acquisto di tabacchi e di valori bollati, prodotti a bassa marginalità e sui quali esiste già tracciabilità fiscale.

I consumatori invece non pagano le commissioni sulle transazioni - pagano invece i costi del conto corrente e della carta di credito, ma questo è un altro discorso.
L’art. 62 del codice del consumo vieta infatti l’applicazione di commissioni maggiorative al cliente che decide di pagare con mezzi di pagamento elettronici. Anche la PSD2 (Payment Service Directive II), recepita nel nostro ordinamento dal decreto legislativo 218/2017, ha rimarcato l’illiceità di commissioni extra poste a carico di coloro che utilizzano circuiti meno diffusi (come ad esempio American Express o Diners) rispetto ai più “classici” Visa o MasterCard.
Un addebito di commissioni al cliente che acquista presso esercizi fisici violerebbe poi il contratto tra commerciante e istituto di credito che ha fornito il POS, dando luogo all’applicazione di penali o alla risoluzione del contratto per inadempimento.

Quanto si paga per ogni transazione?

Finora abbiamo chiarito che il sistema di pagamento cashless è sostenuto prevalentemente dagli esercenti attraverso il pagamento di commissioni, chiamate Merchant Service Charge (MSC). Ma quanto pagano commercianti, negozianti e professionisti per ogni transazione?

Le commissioni che gli esercenti pagano per le transazioni elettroniche sono comprese tra lo 0,50% e il 3,50% in Italia, a seconda della soluzione utilizzata.

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Nel caso di pagamenti gestiti con POS fisici, le commissioni che l’esercente paga per ogni transazione sono applicate dalle banche acquirer, ossia dai soggetti autorizzati che provvedono alla gestione delle transazioni con le carte di pagamento in virtù di un contratto con l’esercente. La commissione varia da istituto a istituto e da altre variabili (volume d’affari, scontrino medio, ecc.). Un altro aspetto da considerare è la tariffa fissa mensile applicata dalle banche, anch’essa variabile da 25 a 35 euro al mese.

Per incentivare i micropagamenti, Bancomat Spa, la società che gestisce il principale circuito per i pagamenti con carta di debito in Italia, ha eliminato le commissioni sui pagamenti entro i 5 euro fino al 31 dicembre 2022.

Commissioni pagamenti cashless a confronto Commissioni pagamenti cashless a confronto Elaborazione Money.it

Per implementare i servizi cashless di Stripe, l’esercente deve stimare commissioni dell’1,40% + 0,25 euro a transazione per accettare pagamenti con carte europee e commissioni del 2,90% + 0,25 euro a transazione per carte extra UE.

Con Skrill le commissioni a carico dell’esercente sono quelle applicate dal circuito Mastercard, pari al 2,25% sulla singola transazione.

Più cara PayPal, che costa dall’1,8% al 3,4% oltre a 0,35 euro a transazione. Per accettare micropagamenti (di valore inferiore a 5 euro) la commissione sale al 5% + 0,10 euro a transazione.

Il servizio GestPay di Banca Sella offre una vasta gamma di servizi avanzati ma è anche tra i più costosi in Italia. Le commissioni si aggirano intorno al 3% +0,35 euro a transazione per la versione base e del 3,50% per la versione Advanced, a cui si somma il canone mensile di 15 euro al mese.

Quanto costa il contante?

Secondo l’opinione comune il pagamento in contanti non ha particolari costi. A differenza dei pagamenti cashless, che come abbiamo visto comportano dei costi fissi e variabili per ogni transazione, per incassare banconote e monete non si pagano commissioni.
In realtà, accettare pagamenti in contanti ha dei costi impliciti che il Report “Cashless Cities” di Roubini ThoughtLab, ha stimato al 2% sui ricavi mensili delle attività di impresa. Tra i costi vengono considerate le operazioni bancarie, come prelievi, versamenti e bonifici in filiale, gli investimenti in sistemi di sicurezza per evitare furti e rapine in negozio, la spesa per apparecchiature di verifica delle banconote, ma anche costi del personale che deve gestire il contante.

Come risparmiare costi del POS e commissioni pagamenti con le criptovalute

Per risparmiare i costi del POS e le commissioni per accettare i pagamenti elettronici, Doppelgänger, brand di abbigliamento da uomo, ha introdotto recentemente la possibilità di far pagare i clienti in criptovalute. Grazie a un accordo con Coinbar, exchange italiano di criptovalute, il cliente paga in criptovaluta e il commerciante può scegliere di ricevere il corrispettivo direttamente in euro.

Le commissioni per l’esercente che accetta il pagamento in criptovalute si attestano tra lo 0,50% e l’1,60% se si sceglie la conversione immediata in euro e dello 0,30% se si deposita la criptovaluta nel wallet.
Costi decisamente più bassi rispetto ai sistemi di pagamento elettronico più tradizionali. Antonello Cugusi, Ceo di Coinbar, ha stimato il risparmio commissionale tra il 73% e il 90% utilizzando le criptovalute come mezzo di pagamento.

A questo vantaggio si aggiunge poi quello della sicurezza per il consumatore. Pagando con la carta di credito si trasferiscono i propri dati al negoziante abilitandolo al prelievo della somma dal proprio conto corrente. Con il pagamento in criptovalute, il denaro viene inviato direttamente al negoziante senza la necessità di trasferire dati. In questo caso, solo la perdita della password del wallet può portare a una frode, come ha sottolineato Roberto Gorini, responsabile tecnico del progetto LUGA, la criptovaluta del municipio di Lugano, nel corso dell’evento di Money.it.

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