Ottimismo dei mercati in Asia, ma la Fed resta un problema

Violetta Silvestri

20 Gennaio 2023 - 08:34

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Le banche centrali sono le bussole dei mercati: anche se l’Asia chiude la settimana in rialzo, puntando sulla riapertura della Cina, le preoccupazioni per ulteriori aumenti dei tassi restano.

Ottimismo dei mercati in Asia, ma la Fed resta un problema

Le azioni asiatiche si sono scrollate di dosso le preoccupazioni per l’aumento dei tassi di interesse e i rischi economici per avanzare venerdì, prima che le festività del capodanno lunare interrompano le negoziazioni in molti mercati della regione la prossima settimana.

Il dollaro Usa è invece rimasto vicino al livello più debole da maggio, con gli investitori preoccupati per i rischi di una recessione globale mentre la Federal Reserve insiste con i rialzi del costo del denaro.

Il sentiment generale è che le banche centrali più osservate del momento, Fed e Bce, siano determinate a continuare la lotta contro l’inflazione con una politica monetaria aggressiva. Lagarde e alcuni funzionari Usa lo hanno confermato.

E i mercati mostrano un ottimismo molto cauto.

L’Asia mostra ottimismo, ma la Fed è un freno

Chiudono tutte in rialzo le Borse asiatiche, mostrando una certa resilienza nonostante una svendita a Wall Street durante la notte, con l’S&P 500 che ha perso lo 0,76%.

Le azioni di Hong Kong hanno guidato i guadagni e quelle in Giappone hanno invertito le piccole perdite iniziali. I futures sulle azioni statunitensi sono aumentate dopo che il selloff di Wall Street ha mostrato alcuni segnali di allentamento.

Le materie prime e gli asset asiatici hanno superato alcune delle notizie ribassiste provenienti dagli Stati Uniti questa settimana, mentre i trader scommettono sulla ripresa economica della Cina. JPMorgan Chase ha aumentato la sua stima per la crescita della domanda di petrolio della nazione e ha affermato che riaprirà prima e più rapidamente di quanto inizialmente previsto dalla banca.

Intanto, le preoccupazioni per un ulteriore inasprimento della Fed sono state accresciute dai robusti dati sull’occupazione negli Stati Uniti e dalla nuova retorica aggressiva dei funzionari della banca centrale. Le richieste di disoccupazione settimanali sono state inferiori alle attese, indicando un mercato del lavoro teso.

Il presidente della Fed di Boston, Susan Collins, ha affermato che la banca centrale dovrebbe probabilmente aumentare i tassi “appena sopra” il 5%, per poi mantenerli lì, mentre il vicepresidente della Lael Brainard ha dichiarato che, nonostante la recente moderazione dell’inflazione, rimane comunque alta e la politica deve essere ancora restrittiva.

Il mercato scommette che il tasso ufficiale sarà appena al di sotto del 5% a giugno, il che implica poco più di 50 punti base di ulteriore inasprimento.

Nel frattempo, l’indice del dollaro, che misura il biglietto verde contro sei omologhi, inclusi euro e yen, è rimasto poco cambiato a 102,10, mantenendosi vicino al minimo di 7 mesi e mezzo di 101,51, raggiunto mercoledì.

Da evidenziare che anche Lagarde ha parlato ieri, smorzando ogni entusiasmo sulla possibilità che la banca centrale rallenti o cambi direzione alla sua politica monetaria in Eurozona: l’inflazione è troppo alta, ha ribadito.

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