Nuove assunzioni in Italia: 710 mila opportunità di lavoro con il Recovery plan

Giorgia Bonamoneta

26/04/2021

26/04/2021 - 21:22

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Il Recovery plan sarà in grado di generare 710 mila posti di lavoro, ma quanti di questi sono destinati a donne e giovani? Nel documento è stata aggiunta all’ultimo una nota contro le disuguaglianze e i divari regionali.

Nuove assunzioni in Italia: 710 mila opportunità di lavoro con il Recovery plan

710 mila nuove assunzioni: questa è la proposta del Recovery plan. Numeri che fanno pensare a un vero e proprio cambio di rotta per la situazione dell’occupazione in Italia, ai minimi storici causa Covid.

Il Recovery plan sarà però d’aiuto per colmare il divario con il picco di occupati che era stato segnato dal nostro Paese nel giugno del 2019 (esattamente 23 milioni e 850 mila). Ma solo tra quattro anni e dopo una “spinta” da 191 miliardi di euro.

Un dato che, secondo le proposte del Recovery plan, può essere completamente recuperato entro il 2026. Sono solo stime, ma per una volta sono positive.

Recovery plan: 710 mila posti di lavoro, più attenzione a giovani e donne

Quando il Premier Mario Draghi si insediò al Governo, il suo discorso si concentrò principalmente su giovani e parità di genere. Ora ci si domanda quanti dei 710 mila posti di lavoro saranno dedicati veramente a queste due categorie.

Un passo nella giusta direzione è stato fatto proprio all’ultimo, con l’inserimento nel documento di una “spinta”:

Il governo monitorerà attentamente gli impatti delle misure per l’occupazione femminile, giovanile e nel Mezzogiorno.

Un’aggiunta sollecitata dal neosegretario del Partito Democratico, Enrico Letta, dopo averla annunciata nei giorni scorsi.

Si tratta di una clausola di condizionalità trasversale, come scrive anche Simona Malpezzi (PD), che nei prossimi anni potrebbe trasformare il mercato del lavoro e ridurre disuguaglianze e divari regionali, di sesso ed età.

L’Italia, quindi, prova ad accelerare lato occupazioni. Ricordiamo, infatti, che il nostro Paese è “fanalino di coda” per quanto riguarda l’occupazione di giovani e donne; siamo poi al top delle classifiche UE per quanto riguarda il numero di Neet, ossia per quei giovani che non studiano, non si formano e non lavorano.

Recovery plan: dati alla mano

Il Recovery farà avanzare il Pil, da qui all’ultimo anno previsto per il completamento dei progetti (2026), di +3,6 punti.

Nel dettaglio la previsione di crescita degli occupati tra i giovani è di +3,3% e +3,7% per le donne. Numeri più alti al Sud: per i giovani l’aumento di unità sarà del +4,9% e per le donne si parla di +5,5%.

Non stiamo parlando di un “miracolo”: infatti “non ci sarà uno scatto del +3% nel giro di un anno”, avvisa l’economista Fedele De Novellis. L’aumento dei posti di lavoro annunciato va tradotto in un +0,6% annuo che solo alla fine dei sei anni rispecchierà le dichiarazioni attuali.

Recovery plan: un piano per le imprese

Le promesse sull’aumento dei posti di lavoro per donne e giovani, in particolare al Sud, sono legate alle condizioni per le imprese.

Saranno agevolate le imprese che parteciperanno ai progetti finanziati dai fondi UE e che assumeranno tramite contratti di formazione e specializzazione donne e giovani.

Ma non solo, anche nei bandi di gara saranno indicati criteri orientati verso gli obiettivi di parità (genere, regionale e di età).

Sarà abbastanza? Se lo domanda Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio nazionale dei giovani, che plaude alla novità inserita nel Recovery plan, ma mette in dubbio la centralità data ai giovani da questo Governo.

Torniamo a proporre anche al Governo Draghi di inserire già nel Recovery una quota esplicita del 30% riservata all’occupazione giovanile”, chiede al Premier.

Il 30% equivale a 29 miliardi (su 191 totali) da destinare ai giovani, in un programma creato per le prossime generazioni, da cui prende il nome “Next Generation Eu” e del quale bisogna sottolineare l’obiettivo.

Il Recovery plan rappresenta quindi una grande scommessa per l’Italia; solo se le risorse verranno spese bene e non ci saranno dispersioni, infatti, avremo 710 mila occupati in più entro il 2026. E l’obiettivo potrà dirsi raggiunto solo se, oltre all’incremento del tasso di occupazione, si riuscirà davvero a ridurre le le disparità che penalizzano le donne e i giovani sul mercato del lavoro.

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