Non solo semipresidenzialismo, le riforme costituzionali che vuole introdurre il governo Meloni

Stefano Rizzuti

25 Ottobre 2022 - 17:55

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Quali sono le riforme costituzionali, a partire dal semipresidenzialismo, che vuole introdurre la maggioranza di centrodestra? Cosa ha detto alla Camera Giorgia Meloni.

Non solo semipresidenzialismo, le riforme costituzionali che vuole introdurre il governo Meloni

L’ampia maggioranza di centrodestra punta a riformare anche la Costituzione. Lo ha detto chiaramente, in occasione del suo discorso programmatico, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Che si è rivolta all’opposizione chiedendo collaborazione per poter mettere in campo alcune riforme costituzionali, a partire da quella del semipresidenzialismo.

L’assunto da cui parte la neo-presidente del Consiglio è che l’Italia ha un problema legato all’instabilità politica, come dimostra il cambiamento di un governo “ogni due anni”, anche con cambi della maggioranza di riferimento. Per questo, a suo giudizio, è necessario intervenire subito con una riforma costituzionale “in senso presidenziale, che restituisca centralità alla sovranità parlamentare”.

L’ipotesi di partenza è quella del semipresidenzialismo francese, su cui chiede un confronto con tutte le forze politiche presenti in Parlamento. E se non ci dovesse essere modo di trovare un accordo largo, allora il centrodestra andrebbe comunque avanti in solitudine, “secondo il mandato che ci è stato dato dagli italiani”. A questo si affiancano altre riforme, come un’accelerazione del processo di autonomia differenziata e maggiori poteri a Roma Capitale.

Il semipresidenzialismo di Meloni

Meloni parla di riforma presidenziale spiegando che negli ultimi 20 anni l’Italia “ha avuto in media un governo ogni due anni, cambiando spesso anche la maggioranza di riferimento”. Ed è questa la “ragione per la quale i provvedimenti che garantivano sicuro e immediato consenso hanno sempre avuto la meglio sulle scelte strategiche”.

Da qui la ragione, secondo Meloni, per cui “le burocrazie sono spesso diventate intoccabili e impermeabili al merito”. E anche la ragione per cui “la capacità negoziale dell’Italia nei consessi internazionali è stata debole” e gli investimenti stranieri vengono “scoraggiati”.

Secondo lapresidente del Consiglio l’Italia ha quindi bisogno di una “riforma costituzionale in senso presidenziale, che garantisca stabilità e restituisca centralità alla sovranità popolare. Una riforma che consenta all’Italia di passare da una democrazia interloquente a una democrazia decidente”.

L’ipotesi del semipresidenzialismo sul modello francese viene ritenuta da Meloni la base da cui partire perché “in passato aveva ottenuto un ampio gradimento anche da parte del centrosinistra”. Il governo e la maggioranza di centrodestra, comunque, resteranno “aperti anche ad altre soluzioni”: “Vogliamo confrontarci su questo con tutte le forze politiche presenti in Parlamento, per giungere alla riforma migliore e più condivisa possibile”.

Se non ci sarà collaborazione, il centrodestra andrà comunque avanti per “dare all’Italia un sistema istituzionale nel quale chi vince governa per cinque anni e alla fine viene giudicato dagli elettori per quello che è riuscito a fare”.

Le altre riforme: autonomia e Roma Capitale

Meloni intende anche “dare seguito al processo virtuoso di autonomia differenziata già avviato da diverse Regioni italiane secondo il dettato costituzionale e in attuazione dei principi di sussidiarietà e solidarietà, in un quadro di coesione nazionale”. Altro riferimento è alla provincia di Bolzano: “Tratteremo del ripristino degli standard di autonomia che nel ’92 hanno portato al rilascio della quietanza liberatoria Onu”.

Il governo vuole anche “completare il processo per dare a Roma Capitale i poteri e le risorse che competono a una grande capitale europea e dare nuova centralità ai nostri comuni”. Altro obiettivo è quello di difendere i borghi e le città delle aree interne, “nelle zone montane e nelle terre alte, che hanno bisogno di uno Stato alleato per favorire la residenzialità e combattere lo spopolamento”.

Scuola, il merito in Costituzione

Altro tema viene invece affrontato da Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione. E anche del Merito, come prevede la nuova denominazione del ministero di viale Trastevere. Il merito - sottolinea Valditara - è “anzitutto un valore costituzionale, chiaramente affermato e declinato dall’articolo 34 della Costituzione”. E la scuola deve valorizzare i talenti e il merito di ogni persona “indipendentemente dalle sue condizioni di partenza, in consonanza con la lettera e lo spirito dell’articolo 3 della Costituzione”.

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