NFT: bruciate oltre 1.000 opere d’arte per aumentare fama e quotazioni

Claudia Cervi

17/10/2022

17/10/2022 - 16:57

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L’artista britannico Damien Hirst ha bruciato alcune sue opere d’arte dopo averle vendute in formato digitale: perché lo ha fatto? Dietro al gesto, un’opportunità per gli investitori.

NFT: bruciate oltre 1.000 opere d’arte per aumentare fama e quotazioni

L’artista britannico Damien Hirst ha bruciato oltre 1.000 opere della sua collezione «The Currency» per un valore di 10 milioni di sterline dopo aver chiesto agli acquirenti di scegliere tra l’opera fisica e quella digitalizzata con NFT (non fungible tokens). Perchè lo ha fatto?

Non una provocazione e nemmeno un gesto folle. Lo stesso artista ha dichiarato di voler completare la trasformazione delle sue opere d’arte fisiche in NFT.
«Il valore dell’arte digitale o fisica che nella migliore delle ipotesi è difficile da definire non andrà perso, sarà trasferito in NFT non appena saranno bruciati», ha affermato Hirst.
Vediamo in che modo questa operazione rappresenta un’opportunità per gli investitori.

Il mondo dell’arte sedotto dalla blockchain

Damien Hirst è diventato famoso negli anni Novanta per aver realizzato alcune opere iconiche come il teschio coperto di diamanti (For the Love of God) o lo squalo in formaldeide (The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living).
Ora il capofila del gruppo britannico YBAs (Young British Artists) ha deciso di abbracciare la rivoluzione digitale legando le sue opere a una nuova tecnologia, quella degli NFT.

L’opera d’arte diventa un «oggetto digitale» non riproducibile e non duplicabile attraverso la blockchain e con lo stesso meccanismo utilizzato per l’estrazione delle criptovalute.

Nel caminetto allestito presso la Newport Street Gallery di Londra, Hirst ha mandato letteralmente in fumo oltre 1.000 delle sue opere appartenenti alla collezione «The Currency». Documentando l’intera operazione in streaming su Instagram.

Cos’è il progetto The Currency

L’artista ha progettato «The Currency» nel 2021 realizzando una serie di 10mila opere fisiche originali con vernice a smalto su carta fatta a mano a cui ha associato 10mila NFT. Ogni opera - che rappresenta centinaia di pois colorati in modo diverso - è stata numerata, intitolata, timbrata, firmata e filigranata con un ologramma che ritrae l’artista. Fino al 27 luglio, gli acquirenti hanno potuto decidere se mantenere l’NFT oppure ricevere l’opera fisica. Sorprendente il risultato: il 51,5% dei collezionisti ha scelto l’opera fisica, mentre il 48,5% ha optato per l’NFT e per la distruzione dell’opera.

Cosa sono e come funzionano gli NFT

Senza entrare in dettagli tecnici che puoi approfondire leggendo questo articolo che spiega cosa sono e come funzionano gli NFT, possiamo dire che si tratta di una sorta di evoluzione del mondo dell’arte, in formato digitale. In realtà acquistare un NFT legato ad un’opera d’arte non significa comprare l’opera d’arte ma solo la possibilità di rivendicare un diritto sull’opera stessa, attraverso uno strumento noto come smart contract (contratto intelligente).

Conviene investire nell’arte con NFT?

La blockchain e le sue derivazioni, tra cui gli NFT, si sono affermate nell’economia reale permettendo di creare nuove forme di investimento, per ora considerate di nicchia. L’operazione di Hirst potrebbe essere considerata un’abile meccanismo di marketing per attirare investitori in un settore che nell’ultimo anno ha subito un drastico ridimensionamento, ma al tempo stesso un modo per aumentare la fama e le quotazioni delle sue opere.

Quando nel secolo scorso il pittore e scultore francese Marcel Duchamp utilizzò oggetti comuni - tra cui uno scolapasta o un orinatoio - per creare opere d’arte stravaganti e provocatorie, non fu accolto con entusiasmo dalla critica, ma gettò le basi per rivoluzionare la storia dell’arte contemporanea, riuscendo a sovvertire le convenzioni artistiche dell’epoca.

Allo stesso modo investire nell’arte con NFT è una modalità innovativa e accattivante e allo stesso tempo pericolosa se non si conoscono i rischi associati (da un punto di vista legale e tecnologico). Pagare 2.000 sterline per l’opera digitale di Hirst potrebbe essere un buon investimento oppure un pessimo affare.

Ai posteri l’ardua sentenza.

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