Monica Micheli Panozzo: «L’arte della seduzione comincia a tavola»

Laura Bozzi

15 Agosto 2022 - 10:40

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Prima e unica vera esperta di cucina afrodisiaca, l’autrice racconta a Money.it curiosità e aneddoti sui cibi che riaccendono la passione

Monica Micheli Panozzo: «L’arte della seduzione comincia a tavola»

«Io sono e resto la prima e unica vera esperta di cucina afrodisiaca al mondo». Si presenta così Monica Micheli Panozzo, ideatrice e autrice di Eroskitchen, L’Arte della Seduzione come non l’hai mai assaggiata, libro di ricette con foto di ritratti artistici studiate per evidenziare l’aspetto sensuale ed evocativo del cibo, della sua preparazione e condivisione.

Immagini, sapori, profumi, suoni, emozioni tattili... Eroskitchen accompagna il lettore in un viaggio attraverso i sensi. Un viaggio interattivo, poiché l’opera invita a cimentarsi in prima persona nella preparazione di piatti afrodisiaci, consiglia gli abbinamenti enologici e musicali, in modo da allestire nei minimi particolari un incontro perfetto.

Ma cosa si intende per cibo afrodisiaco? E davvero ci sono alimenti che sono in grado di accendere, o riaccendere, la passione? Lo abbiamo chiesto direttamente all’autrice.

Monica, prima di tutto come è nata la tua passione per la cucina afrodisiaca?

«È nata per caso, un po’ come tutte le migliori storie d’amore. E galeotta fu proprio una cena tra amici. Io e Alessandra Peri (la visual artist che del libro firma le foto ed è coautrice) vivevamo ancora insieme e organizzavamo spesso delle cene con amici.

Una sera, arrivati al dolce, un muffin di cioccolato dal cuore tenero, un amico che l’aveva già mangiato in precedenza disse: “Ragazze, spero di non offendervi, ma sono indeciso se terminare la mia porzione…”.

Poi raccontò che l’ultima volta che aveva mangiato l’apparentemente innocuo dolcetto aveva passato una notte insonne in preda a pensieri decisamente piccanti! Potete immaginare l’ilarità e il clima gogliardico che ne è nato.

Quella sera stessa, un po’ per gioco, un po’ per curiosità, cominciai a cercare informazioni sulla cucina afrodisiaca, sulle reazioni biochimiche dei cibi e su quanto veniva tramandato dalle tradizioni popolari a riguardo».

Manuale di seduzione Manuale di seduzione Le ricette del libro sono proposte dallo chef Alessandro Salamone

Ma che cos’è il cibo afrodisiaco?

«Il cibo ha da sempre un grande potere. L’eros e il cibo sono i piaceri più totalizzanti della vita ed entrambi coinvolgono, contemporaneamente, vista, olfatto, gusto, tatto e udito.

In altre parole, la cucina afrodisiaca è proprio questo: coinvolgere tutti i sensi partendo però dalla comunicazione, che è forse il sesto senso più importante. Puoi anche preparare una cena perfetta, ma se poi non c’è comunicazione, non ci sono argomenti di cui parlare, finisce tutta la poesia.

Ma non solo: la comunicazione è importante anche quando si presenta un piatto. Un po’ come accade con il bugiardino delle medicine: se vai a leggere gli effetti collaterali, molto spesso sei influenzato e cominci a sentire davvero mal di testa o nausea.

Ecco, qui si tratta di partire dagli effetti positivi: mentre servo a tavola il mio piatto, lo racconto, magari specificando quali ingredienti ho usato e quali sono le proprietà di quegli ingredienti.

Importante, poi, è anche il tatto, che può essere stimolato magari preparando la tavola con qualcosa da toccare che abbia una texture particolare, che sia una tovaglia, un fiore, un oggetto, posate coni manici morbidi.

Così come è importante scegliere la musica giusta e apparecchiare tenendo presente che anche l’occhio vuole la sua parte.

Insomma, si tratta di un’esperienza a 360 gradi».

Sono tanti i cibi che possono aiutare a risvegliare la passione. Al di là dei grandi classici come cioccolato, peperoncino e crostacei, puoi dirci quelli più curiosi?

«Sì, gli alimenti considerati afrodisiaci sono tantissimi, e alcuni hanno anche una storia molto curiosa. Per esempio:

  • la menta:

digestiva, cura il nervosismo e rinfresca l’alito. È un tonico, tanto è vero che il the alla menta viene servito anche nelle notti caldissime del Sahara perché dona una sensazione di freschezza duratura.

Energetico naturale, si metteva nelle ghirlande delle spose fino all’800 perché così le donne erano più gradite ai mariti per il profumo e perché il solo profumo si pensava potesse rinvigorire i giovani che dovevano affrontare la prima notte di nozze;

  • le alghe:

hanno tantissimo iodo, che se manca nelle donne porta all’ipotiroidismo e a un calo del desiderio. Mettere anche solo una foglia di nori (l’alga che oggi per esempio mangiamo al ristorante giapponese) in ammollo per preparare il giorno dopo un brodino di pesce aiuta moltissimo a recuperare la passione. Ma vanno bene anche lessate con la salsa di soia;

  • l’avocado:

alla base dell’alimentazione delle popolazioni precolombiane, si chiama così perché è un adattamento del termine azteco ahuacatl, che significa testicolo.

È considerato afrodisiaco per la sua forma e per il suo contenuto: antiossidante, è ricco di vitamina A, B1, B2 ed E. Aiuta quindi a contrastare l’invecchiamento e rallenta anche l’invecchiamento del desiderio;

  • il basilico:

è stimolante, eccitate, antispasmodico. Il nome greco significa degno della casa del re, dove veniva utilizzato per curare ansia, stanchezza, alitosi, digestione lenta, spasmi, emicrania.

  • il coriandolo:

è forse la spezia dalla storia più curiosa. Noi a Carnevale siamo soliti tirare coriandoli, ma sapete perché si chiamano così? Con la Serenissima sono stati importati dei semini che venivano dal lontano oriente.

Il coriandolo, in particolare, era molto apprezzato. Ancora adesso nei migliori indiani a fine pasto ti danno dei coriandoli confettati, ovvero ricoperti di zucchero colorato.

Ed erano così anche nel ’200 e nel ’500, quando arrivavano con le navi accompagnati dall’indicazione: “dateli da mangiare alle donne perché è un efuforizzante”.

Così succedeva che durante i baccanali del Carnevale si lanciavano manciate di questi semini colorati. La popolazione che non poteva permettersi questo sperpero di denaro cominciò poi a ritagliare prima pezzettini di stoffa, poi di carta colorata. Ed ecco spiegati i coriandoli».

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