Moda sostenibile: le regole per un guardaroba amico dell’ambiente

Laura Bozzi

30 Luglio 2022 - 08:35

Saper leggere le etichette è solo il primo passo. Ecco quali sono i comportamenti da seguire per ridurre gli sprechi e salvaguardare il Pianeta

Moda sostenibile: le regole per un guardaroba amico dell’ambiente

Dalla selezione della materia prima al prodotto finito, è una delle sfide più interessanti degli ultimi anni. Parliamo della moda sostenibile, ovvero di un modello di produzione che cerca di lavorare con materie prime meno inquinanti, riducendo gli sprechi (come i costi di acqua ed elettricità) e producendo parti durevoli, al fine di stimolare un consumo sempre più consapevole.

Ma non solo: la moda sostenibile garantisce anche migliori condizioni di lavoro, senza sfruttamento e con una remunerazione più equa per i lavoratori.

Quanto inquina la moda?

Il settore del fashion, del resto, è uno dei più inquinanti in assoluto. E i numeri lo dimostrano: il comparto della moda è responsabile di circa il 10% delle emissioni mondiali di anidride carbonica nell’atmosfera e genera un quinto dei 300 milioni di tonnellate di plastica prodotte ogni anno a livello globale.

Le cause che rendono il ciclo di produzione e di vita dei vestiti insostenibile sono dovute a diversi fattori, come:

  • utilizzo di materiali non biodegradabili;
  • impiego di enormi quantità di carburante per il trasporto di materie prime e prodotti;
  • elevato consumo di acqua ed energia;
  • produzione di enormi quantità di rifiuti;
  • elevato uso di sostanze chimiche (utilizzate nella tintura, nel lavaggio, nella stampa e nei fissaggi).

Per quanto riguarda i materiali, sotto accusa è finito soprattutto il poliestere: essendo un derivato del petrolio, non solo è molto impattante a livello di emissioni necessarie per produrlo, ma è anche molto complicato da smaltire. Le fibre sintetiche, infatti, impiegano anni per dissolversi e gli indumenti realizzati in poliestere rilasciano ad ogni lavaggio microplastiche particolarmente dannose per gli ecosistemi marini.

Ancora oggi, circa il 60 per cento degli abiti è realizzato con fibre sintetiche derivate da petrolati: una buona abitudine sarebbe quindi quella di controllare sempre la presenza o meno di queste fibre nei capi che andiamo ad acquistare.

Obiettivo: agenda Onu 2030

Importante, per un acquisto più consapevole, è saper leggere le etichette dei vestiti: se un capo è stato realizzato utilizzando lo stesso materiale per ogni sua parte (ad esempio 100 per cento lana o 100 per cento cotone o canapa), allora avremo la certezza che stiamo comprando un indumento più facilmente riciclabile.

Al contrario, se sono presenti più fibre, bisogna considerare che dovrà essere impiegata maggiore energia perché l’indumento possa avere una nuova vita. Così come hanno un impatto maggiore sull’ambiente i capi molto colorati o stampati.

Avere consumatori sempre più consapevoli e attenti all’ambiente, significa incentivare le aziende a impegnarsi per la riduzione del consumo di acqua, la lotta agli sprechi e l’introduzione di processi produttivi più etici e green.

E in effetti, il numero dei marchi che hanno deciso di seguire questa filosofia aumentano di anno in anno: Zara (gruppo Inditex), per esempio, ha dichiarato di voler raggiungere quota 50% di prodotti realizzati con materiali riciclati e cotone coltivato ecologicamente nel 2022, mentre brand come Boohoo e Kering hanno promosso l’utilizzo di materiali riciclati e organici.

L’obiettivo è quello di abbracciare i valori dell’Agenda Onu 2030 sullo sviluppo sostenibile.

Sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, l’Agenda, come si legge sul sito ufficiale, è costituita da 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – inquadrati all’interno di un programma d’azione più vasto costituito da 169 target o traguardi, ad essi associati, da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030.

I 17 obiettivi fanno riferimento ad un insieme di questioni importanti per lo sviluppo che prendono in considerazione in maniera equilibrata le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile – economica, sociale ed ecologica – e mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l‘ineguaglianza, ad affrontare i cambiamenti climatici, a costruire società pacifiche che rispettino i diritti umani.

Consigli per gli acquisti

Tutti noi, nel nostro piccolo, possiamo poi contribuire a seguire una moda più sostenibile e amica dell’ambiente. Basta seguire poche, semplici regole:

  • conoscere l’impatto ambientale dei materiali è fondamentale. Al momento dell’acquisto, preferire sempre tessuti prodotti a partire da fibre naturali o bio-based;
  • lavare a basse temperature consente di mantenere i capi in condizioni ottimali più a lungo;
  • evitare l’asciugatrice: oltre a far risparmiare energia, eviteremo anche un’ulteriore dispersione nell’ambiente di microplastiche;
  • comprare abiti vintage e di seconda mano: niente è più ecologico del prolungare la durata di utilizzo di un capo, dando una seconda possibilità a un indumento che qualcun altro non usa più. In questo caso, poi, si ha anche un notevole risparmio in termini economici: i prodotti usati costano ovviamente meno di quelli nuovi.

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# Moda

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