Zona rossa e mini-lockdown in Piemonte e Liguria, ecco cosa sta succedendo

Emiliana Costa

14 Gennaio 2022 - 18:00

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Allarme peste suina, scattano zona rossa e mini-lockdown nelle aree boschive di Piemonte e Liguria. Ecco cosa sta succedendo.

Zona rossa e mini-lockdown in Piemonte e Liguria, ecco cosa sta succedendo

Zona rossa e mini-lockdown di sei mesi nelle zone montane e boschive tra Liguria e Piemonte. Nell’area sottoposta a restrizione sono stati trovati numerosi cinghiali morti a causa della peste suina africana. Per questa ragione, una volta analizzate le carcasse, i ministeri della Salute e dell’Agricoltura hanno firmato un’ordinanza per mettere in lockdown le aree boschive di una serie di comuni tra Piemonte e Liguria. Con l’obiettivo di contenere l’epidemia. Entriamo nel dettaglio.

Mini-lockdown in Piemonte e Liguria

Boschi «chiusi» nelle aree colpite dall’epidemia di peste suina. Queste zone saranno interdette anche all’uomo per una ragione ben precisa. Chi va a caccia, fa un giro in bicicletta o semplicemente una passeggiata nel bosco potrebbe portare in viro il virus della peste suina con la suola delle scarpe, attraverso le superfici delle attrezzature o con le ruote della bicicletta. Alimentando in questo modo la diffusione dell’epidemia.

Il timore degli allevatori è che la peste suina possa arrivare nelle stalle e negli allevamenti di suini. Il che causerebbe l’abbattimento degli animali contagiati e un ingente danno economico. Per questa ragione, i ministeri di Salute e Agricoltura hanno firmato l’ordinanza di mini-lockdown.

Cosa prevede l’ordinanza di mini-lockdown

Nella zona colpita dalla peste suina africana si trovano 114 comuni, di cui 78 in Piemonte e 36 in Liguria. In queste aree per sei mesi sono vietate le attività venatorie di qualsiasi tipologia. È ammessa solo la caccia di selezione al cinghiale con l’obiettivo di ridurre la popolazione in eccesso e rafforzare la rete di monitoraggio sulla presenza del virus, se autorizzata dai servizi regionali competenti.

Nella cosiddetta «zona rossa» sono vietate anche la raccolta dei funghi e dei tartufi, la pesca, il trekking, la mountain bike e le altre attività di interazione diretta o indiretta con i cinghiali colpiti dalla peste suina.

«È importante - ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, in riferimento alla firma dell’ordinanza - la tempestiva adozione del provvedimento che consente alle attività produttive di continuare a lavorare in sicurezza, fornendo rassicurazioni in merito alle esportazioni».

L’allarme degli albergatori

Un grido di allarme arriva dagli albergatori che temono che le restrizioni possano arrecare danno al turismo. «È l’ennesima tegola sui nostri territori, sul lavoro, sulle vite», ha affermato Michele Negruzzo, presidente dell’Associazione Albergatori e Ristoratori della Val Borbera e Valle Spintì, le aree che si incuneano verso la Liguria, comprese nell’enorme zona rossa.

E continua: «È una condanna a morte. Siamo ripiombati, per 6 mesi, in zona rossa, è stato decretato un nuovo lockdown. Un intero territorio che si ferma, anzi arretra, proprio nel momento in cui ci sarebbe più bisogno di avanzare in zonamaniera energica per uscire dal tunnel».

I comuni liguri interessati dal lockdown delle aree boschive: Arenzano, Bogliasco, Ceranesi, Ronco Scrivia, Mele, Isola del Cantone, Lumarzo, Masone, Serra Riccò, Genova, Campo Ligure, Mignanego, Bargagli, Busalla, Savignone, Torriglia, Rossiglione, Sant’Olcese, Valbrevenna, Sori, Tiglieto, Campomorone, Cogoleto, Pieve Ligure, Davagna, Casella, Montoggio Crocefieschi, Vobbia, Albisola Superiore, Celle Ligure, Stella, Pontinvrea, Varazze, Urbe e Sassello.

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