Materie prime e terre rare sulla Luna, ecco perché sempre più Paesi ne sono interessati

Chiara Esposito

31/08/2023

31/08/2023 - 09:15

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Dietro alla corsa allo spazio c’è di più. L’estrazione di materie prime è al centro degli interessi geopolitici delle potenze mondiali.

Materie prime e terre rare sulla Luna, ecco perché sempre più Paesi ne sono interessati

Si sono susseguite nelle ultime settimane due notizie - una dell’allunaggio indiano e l’altra dell’impatto del lander russo sul satellite - che riaprono la prospettiva di una corsa allo spazio anche se per motivi ben diversi da quelli storici che animarono gli eventi della guerra fredda.

A tracciare un inequivocabile filo rosso tra i due eventi è infatti, con buona probabilità, l’interesse delle potenze globali di accaparrarsi i metalli preziosi proprio grazie alle spedizioni sulla Luna.

Dagli USA all’India: cosa cercano gli Stati

Le potenze coinvolte nella nuova corsa spaziale- secondo il Daily Mail - sarebbero in competizione per le materie prime. L’ottica è soprattutto mineraria.

Secondo recenti studi infatti la superficie lunare è una «miniera di ricchezze» - in particolar modo i crateri freddi e oscuri del polo sud della Luna potrebbero favorire l’estrazione di metalli rari, ghiaccio ed elio molto gettonato in vista di un suo possibile impiego nella produzione di energia.

Inoltre la Nasa ha confermato, come avvenne con uno studio dello Space Science Institute di Boulder del 2018, la presenza di acqua nelle aree illuminate dal Sole della Luna. Su questo aspetto si iniziano a progettare quindi interventi di ipotetiche future colonie lunari per la racconta dell’acqua in loco con un netto taglio sui trasporti dalla Terra. Lo scenario non è affatto fantascientifico: il progresso tecnologico odierno consentirebbe anche la conversione dell’H2O in idrogeno e ossigeno per il carburante dei missili o ossigeno per respirare. Dal settembre 2017 è inoltre allo studio la prima mappa dell’acqua del suolo lunare.

Quanto invece ai metalli rari le ricerche si concentreranno su scandio e l’ittrio per «la fabbricazione di motori, produzione di vetro o ceramica, dispositivi elettronici e sistemi radar» riporta l’analisi Lunar reconnaissance orbiter (Lro) della Nasa.

In generale i metalli rari, noti anche come terre rare, sono cruciali per l’industria moderna e per una serie di settori chiave e le superpotenze stanno cercando di garantirsi l’approvvigionamento per sostenere la propria crescita economica e la leadership tecnologica. Si giocano su questo tavolo controllo o monopolio del mercato per un dominio di tipo economico e un alto tasso di competitività globale, risorse per innovazione e ricerca scientifica e questioni di difesa e sicurezza per l’eventuale produzione di componenti chiave per apparecchiature militari avanzate.

Mire e rivendicazioni politiche: il timore degli scienziati

Particolarmente degne di nota le ultime osservazione di Bill Nelson, ex astronauta e amministratore della Nasa, che ritiene plausibile lo scenario in cui Pechino possa iniziare a «rivendicare il territorio sulla Luna con il pretesto della ricerca scientifica».
Quanto alle mire politiche al momento la Cina avrebbe smentito, ma il tema della gestione e del controllo delle risorse lunari è al centro dell’agenda etica di molti scienziati.

Abbiamo notizia infatti del piano sinico per l’arrivo di taikonauti entro il 2030 e dalle mappatura dei futuri siti di atterraggio questi sembrano essere analoghi a quelli impiegati dall’agenzia spaziale americana. La convergenza territoriale potrebbe aprire così nuove tensioni e rivendicazioni anche al di là dell’atmosfera?

A tal proposito ricordiamo che i precedenti tentativi di trovare un’intesa - tra cui l’Accordo sulla Luna del 1979 - fallirono a causa del difficile bilanciamento degli interessi internazionale di Stati Uniti, Russia e Cina che per l’appunto fecero naufragare l’intero progetto.

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