Un marchio automobilistico iconico è in bancarotta, i clienti costretti a restituire le loro auto

Ilena D’Errico

10 Maggio 2025 - 19:20

Questo iconico marchio automobilistico è in bancarotta, con conseguenze irreparabili per lavoratori e clienti (persino costretti a restituire i veicoli elettrici).

Un marchio automobilistico iconico è in bancarotta, i clienti costretti a restituire le loro auto

Sembrano non esserci vie di mezzo nel settore automotive nell’ultimo periodo. Alcune case automobilistiche continuano a collezionare vendite su vendite, altre sono sempre più vicine al fallimento. Quest’ultimo è purtroppo il caso di un iconico marchio automobilistico finito in bancarotta, costringendo migliaia di clienti a restituire le proprie auto, in particolar modo in Francia. Si tratta di Fisker, startup statunitense di veicoli elettrici che ha affrontato non pochi ostacoli nei vari anni di attività, ma che oggi non pare più potersi risollevare.

Le ripercussioni sono tante anche per i clienti, soprattutto per chi ha veicoli in leasing che è costretto a restituire senza preavviso e con notevoli disagi. Una decisione senza precedenti per i consumatori francesi, che infatti hanno dato vita al collettivo Fisker Owners Association France (Foaf). Secondo il segretario dell’associazione, Rafael Precioso, “la solidarietà tra i proprietari diventa la nostra unica opzione praticabile”. Attenuare i danni, tuttavia, non è affatto semplice.

L’iconico marchio automobilistico in bancarotta

Dopo anni di alti e bassi, in un’attività a dir poco altalenante, Fisker ha presentato l’istanza di liquidazione giudiziale (procedura sostitutiva del fallimento). Non si tratta certo del primo momento di difficoltà per l’azienda, che ha affrontato diversi fallimenti commerciali ma altrettante risalite verso il successo degne di nota. Oggi, però, la situazione ha raggiunto un livello drammatico come per molti altri marchi di auto elettriche e non sembrano esserci soluzioni. Il fallimento ha provocato conseguenze disastrose per i lavoratori, determinando da subito la perdita di 1.200 posti di lavoro direttamente, senza contare il personale colpito indirettamente.

Nel frattempo, oltre ai dipendenti dell’iconico marchio, anche i clienti stanno subendo delle difficoltà notevoli. Nonostante ciò, non sembra esserci spazio per risoluzioni rosee. La posizione dominante di alcune case automobilistiche non lascia grandi speranze ai marchi di veicoli elettrici di dimensioni contenute, che stanno via via perdendo anche la piccola dimensione conquistata all’interno del mercato. In testa c’è la Cina, a cui fa capo più del 57% del parco auto elettriche di tutto il mondo, una percentuale che cresce ulteriormente nel mercato asiatico.

Dati elevati che gli sbocchi nel mercato europeo non possono minimamente compensare, rappresentando appena il 24% delle vendite di auto elettriche. In questo contesto, poi, ci sono due nomi che spiccano più di tutti gli altri. Uno è ovviamente Tesla, il colosso di Elon Musk che avanza senza sosta, comandando oggi sul 20% delle immatricolazioni mondiali di veicoli elettrici. Segue poi il competitor cinese, Byd, che vanta una quota di mercato del 16,5%. Per i piccoli produttori anche solo sopravvivere in questo scenario è un’impresa ardua, garantirsi una redditività tale da riprendersi da un fallimento è quindi un obiettivo impossibile a tutti gli effetti.

Clienti costretti a restituire le loro auto, una situazione drammatica

Come anticipato, la liquidazione giudiziale di Fisker sta scuotendo irreparabilmente anche la clientela. I consumatori francesi sono tra quelli più colpiti, anche per la diffusione del marchio tra le vie parigine. I proprietari di auto elettriche Fisker devono infatti fare i conti con problemi di assistenza e sicurezza non da poco, motivo per cui le preoccupazioni per il futuro aumentano (e la posizione di Fisker è sempre meno invidiabile). Con il fallimento, infatti:

  • si arrestano gli aggiornamenti dei software, indispensabili per il funzionamento ottimale dei veicoli elettrici;
  • si interrompe la fornitura di pezzi di ricambio;
  • il valore dei veicoli usati crolla irreparabilmente;
  • i servizi post-vendita e il supporto tecnico vengono meno;
  • si temono rischi di sicurezza per il funzionamento dei veicoli non aggiornati.

Per moltissimi clienti in leasing, inoltre, si aggiunge l’obbligo di restituzione immediata dei veicoli. In teoria, dovrebbe esserci una soluzione alternativa per sostituire i veicoli con altri analoghi e limitare i danni per i conducenti, ma oggi pare più che mai impraticabile.

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