Il tempo per combattere il cambiamento climatico non è un alleato. Mancano solo 3 anni prima che le temperature superino i limiti, con impatti devastanti sul pianeta.
Del cambiamento climatico si discute continuamente, ma non si risolve mai abbastanza. Mancano solo 3 anni prima che la Terra raggiunga il punto di non ritorno, poi invertire la rotta e salvare il pianeta sarà quasi impossibile. Lo dimostra un nuovo studio scientifico, che avverte il mondo su uno degli impatti peggiori del cambiamento climatico. I fenomeni meteorologici sempre più intensi e le temperature estreme comprometteranno la vita di milioni di persone, con siccità, ondate di calore e inondazioni. Seguono a ruota anche fenomeni apparentemente slegati dal clima, di tipo sociale ed economico. Anche se non è facile tenere il passo con i fenomeni climatici bisogna necessariamente accelerare l’intervento e provare a rispettare gli obiettivi sulla riduzione dell’inquinamento. Altrimenti, sarà sempre più difficile riportare il pianeta a una condizione di stabilità, salubre per lo sviluppo umano.
Mancano solo 3 anni, conto alla rovescia per il cambiamento climatico
Le strategie dei singoli Paesi sul contrasto all’inquinamento e al riscaldamento globale si stanno rivelando carenti, come pure la cooperazione internazionale. Eppure, esiste un trattato internazionale che regola la materia a livello globale e fissa importanti obiettivi comuni. Si tratta dell’accordo di Parigi del 2015 che prevede, fra le altre cose, un limite massimo per così dire sostenibile delle temperature globali. In particolare, l’aumento rispetto alle temperature pre-industriale non dovrebbe essere superiore a 1,5 °C.
Secondo un recente studio pubblicato su Earth System Science Data a cura di oltre 60 esperti sarà quasi impossibile rispettare questo obiettivo. Mancano solo 3 anni prima che la quantità di anidride carbonica immessa nell’atmosfera impedisca di contenere le temperature entro questo livello. A quel punto, tornare indietro sarà estremamente difficile. Si parla in proposito di budget di carbonio residuo, la quantità massima di CO2 che il nostro pianeta può tollerare senza riscaldarsi di più rispetto al limite convenzionalmente fissato per limitare l’impatto umano sull’inquinamento.
Si rischia quindi di arrivare al 2028 con elevate probabilità di non riuscire a rispettare gli standard fissati ma soprattutto di non poter adeguare le temperature neanche in futuro, se non con estrema difficoltà e moltissimo tempo. Più che un avvertimento, i ricercatori hanno comunicato una previsione. Lo studio ha infatti rilevato che tra il 2015 e il 2024 sono state immesse nell’atmosfera da 50 a 60 miliardi di tonnellate di CO2 ogni anno, soprattutto a causa dei combustibili fossili e della deforestazione. Di questo passo contenere l’aumento di temperature a 1,5 °C in più appare utopistico. Per restare in uno spazio sicuro mancano infatti appena 143 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, che è facile siano addirittura superate fino al 2028.
Gli impatti peggiori del cambiamento climatico sono dietro l’angolo
Joeri Rogelj, direttore di ricerca del Grantham Institute e docente di Scienze e politiche climatiche presso il Centre for Environmental Policy dell’Imperial College di Londra ha avvertito sull’impatto del cambiamento climatico:
La finestra per rimanere entro 1,5°C si sta rapidamente chiudendo. Il riscaldamento globale sta già influenzando la vita di miliardi di persone in tutto il mondo. Ogni piccolo aumento delle temperature è importante e porta a fenomeni meteorologici estremi più frequenti e più intensi. Le emissioni del prossimo decennio determineranno la velocità e la rapidità con cui si raggiungeranno i +1,5°C. È necessario ridurle rapidamente per soddisfare gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi.
Sono però pochissimi gli Stati che presentano piani di riduzione delle emissioni inquinanti credibili e abbastanza ambiziosi, soprattutto perché nessuno è pronto a rinunciare ai combustibili fossili. Soltanto 5 Paesi del G20 (che da solo rappresenta l’80% delle emissioni globali di CO2) hanno presentato i piani di riduzione dell’inquinamento per il 2035, cioè:
- Canada;
- Brasile;
- Giappone;
- Stati Uniti;
- Regno Unito.
D’altra parte, la strategia di azzeramento delle emissioni di carbonio entro il 2050 condivisa dalla maggior parte del mondo non sembra troppo distante dalla realizzazione. Secondo i pronostici dell’Ue, nel 2050 la riduzione di CO2 dovrebbe essere almeno dell’80%. Rispettare questo obiettivo sarà determinante per il pianeta, l’unica via di salvezza per riportare le temperature a livelli accettabili. Mancano però oltre 25 anni e servono interventi più urgenti, anche perché nel frattempo le economie e le società globali saranno danneggiate da fenomeni estremi. Inondazione delle aree costiere e siccità nel 30% delle terre emerse sono i principali rischi che crescono con il riscaldamento del pianeta, azionando un vero e proprio meccanismo a catena mortale.
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