Made in Italy: cresce l’export, ma spaventano i dazi di Trump

Francesca Caiazzo

31 Maggio 2019 - 11:47

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L’escalation protezionistica di Washington potrebbe influire negativamente sulle esportazioni italiane, che però al momento segnano una continua crescita.

Made in Italy: cresce l’export, ma spaventano i dazi di Trump

L’export italiano cresce ma sull’andamento del Made in Italy nel mondo pesano i dazi di Trump. È quanto si legge nel Rapporto Export del Polo Sace Simest, “Export Karma: il futuro delle imprese italiane passa ancora per i mercati esteri” presentato giovedì in Borsa a Milano.

Le esportazioni del nostro Paese, a fine 2019, potrebbero registrare un aumento maggiore dello scorso anno ma la performance rischia di essere intaccata dalle mosse protezionistiche del presidente Usa. Così come anche l’economia globale potrebbe subire effetti pericolosi.

L’export italiano e i dazi

La capacità di esportazione dell’Italia è più che soddisfacente. Secondo quanto emerge dal rapporto, il 2019 si avvia a chiuder con un aumento del 3,4% rispetto al +3,1% registrato dall’export nel 2018. Un giro d’affari che nel 2020 si prevede possa raggiungere i 500 miliardi.

A trainare le vendite dei prodotti italiani oltre confine c’è il settore dell’agroalimentare che nell’anno in corso segna +3,8%. Importante è anche il contributo fornito dalla farmaceutica le cui esportazioni aumentano del 3,6%. Bene anche l’abbigliamento e l’arredamento con una crescita del 3,4%.

Cresceranno, ma a un ritmo inferiore (3,1%), anche i beni di investimento: colpa delle incertezze che caratterizzano lo scenario globale e delle difficoltà registrate nel settore automotive.

La fotografia descritta dal rapporto potrebbe però essere offuscata dall’impatto dei nuovi dazi in arrivo dagli Stati Uniti (nelle scorse ore, a sorpresa, Trump ne ha annunciati di nuovi contro il Messico.).

L’escalation protezionistica e l’Italia

Nel documento, l’ammonimento è chiaro:

“Gli effetti di un’escalation protezionistica portata avanti dagli Stati Uniti potrebbero essere significativi sia per le economie più direttamente coinvolte, sia a livello globale, in considerazione degli impatti sulla fiducia degli operatori e sulle catene del valore”.

Questo perché, ad esempio, se gli Usa nel 2019 decidessero di imporre dazi al 25% sui tutti i beni provenienti dalla Cina e sulle importazioni di autoveicoli dal mondole ripercussioni negative si estenderebbero a macchia d’olio sull’intero sistema del commercio internazionale”.

Cosa accadrebbe dunque all’export del Made in Italy? È scritto nero su bianco nel rapporto:

“In caso di una simile escalation, le esportazioni italiane di beni verso il mondo aumenterebbero più lentamente (-0,2 punti percentuali nel 2019 e -0,6 nel 2020), con impatti ancora più marcati per le nostre vendite verso gli Stati Uniti (-0,7 nel 2019, -1,1 nel 2020)”.

Effetto a cascata

Non meno preoccupanti sarebbero gli effetti provenienti dalle altre economie – in particolare quella cinese e quella dei mercati emergenti – le cui difficoltà nella crescita si riverserebbero sull’andamento delle esportazioni italiane che “sarebbero inferiori di 0,8 punti percentuali nel 2019 e 1,7 punti nel 2020”.

A frenare l’export dell’Italia potrebbe essere anche la vicina Germania, che non solo è punto di riferimento per le esportazioni italiane ma ha “un’economia strettamente connessa a quella italiana”. Insomma, se rallenta la Germania, rallenta anche l’Italia.

Ma Beniamino Quintieri, presidente di Sace, è cautamente ottimista:

“Le nostre imprese esportatrici stanno raccogliendo i frutti di un lavoro di riposizionamento verso un’offerta di sempre più alta qualità, fattore che ci contraddistingue sui mercati esteri e che è strategico in questa congiuntura perché ci mette, almeno in parte, al riparo dalle conseguenze dirette di dinamiche quali la guerra commerciale

ha commentato a margine della presentazione del rapporto.

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