Lockdown dopo Natale: «Chiusi scuole e ristoranti per bloccare il virus»

Emiliana Costa

27/12/2021

27/12/2021 - 12:31

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L’impennata di contagi in Italia non accenna a placarsi e si torna a parlare di un possibile lockdown dopo Natale. Ecco come funzionerebbe.

Lockdown dopo Natale: «Chiusi scuole e ristoranti per bloccare il virus»

Impennata di contagi in Italia. Oltre 55 mila casi in 24 ore è il nuovo record da inizio pandemia toccato nel giorno di Natale. Ieri, 26 dicembre, i nuovi positivi sono stati quasi 25 mila (sul dato influisce il week end di festa e il crollo del numero di tamponi rispetto alla vigilia), con 81 decessi.

Il virus, dunque, continua a correre spinto dalla variante Omicron e dall’aumento dei contatti sociali dovuti alle feste. E si ricomincia a parlare di un possibile lockdown dopo Natale per frenare i contagi. Entriamo nel dettaglio.

Lockdown dopo Natale? La proposta

L’esplosione di contagi in Italia preoccupa il governo, che sta tentando di contenere la circolazione del virus con le nuove restrizioni del decreto Natale. Ma per alcuni esperti potrebbero non bastare.

In un’intervista al Corriere della Sera, Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova, sostiene che siamo ancora lontani dalla fase di normalizzazione del Covid: «L’ansia di volersi mettere alle spalle gli episodi pandemici per tornare il prima possibile alla situazione pre-Covid non è l’atteggiamento giusto. Il sistema scientifico istituzionale si ostina a ripetere gli stessi errori».

E non esclude la necessità di un lockdown dopo le feste per fermare i contagi: « Non si può pensare di avere scuole aperte, ristoranti aperti e pensare che il virus non si trasmetta. Con il decreto Natale si è fatto un enorme passo avanti, allineando la durata del green pass a quella che è un’ipotetica durata del vaccino, cosa che sei mesi fa non era stata presa in considerazione. Estremamente positivo anche mettere l’obbligo di Ffp2 sui mezzi di trasporto. Rimane il problema grossissimo dei ristoranti aperti».

Insomma, per Crisanti l’unica arma al momento per azzerare la circolazione del virus è ridurre i contatti sociali anche tramite un lockdown generale. Con scuole e ristoranti chiusi.

È efficace il super green pass? La posizione di Crisanti

Le regole introdotte con il super green pass applicano una distinzione tra chi è vaccinato o guarito da Covid-19 ed è quindi in possesso del green pass rafforzato e chi invece non ha aderito alla campagna vaccinale e ha scaricato il green pass base tramite tampone molecolare (valido 72 ore) o antigenico (valido 48 ore).

Secondo Crisanti, l’introduzione del super green pass avrebbe avuto effetti contrastanti. «Far affidamento sul green pass ha portato un effetto positivo e due negativi. Da una parte è stato un incentivo per le persone a vaccinarsi. Ma dall’altro lato ha portato i vaccinati a farci affidamento come se fosse una misura di sanità pubblica, e a sentirsi sempre protetti, e ha provocato un altro elemento collaterale estremamente negativo, ossia la corsa ai tamponi rapidi, che sono un autentico disastro. I due effetti negativi hanno abbondantemente superato quello positivo».

E continua: «L’impatto del green pass come misura di sanità pubblica è nullo. Il ritardo dell’Italia nei contagi, rispetto al resto d’Europa, è dovuto al fatto che, avendo vaccinato poco e male all’inizio e con più velocità nella seconda parte dell’anno, è rimasta più a lungo coperta».

Quanto convivremo con la pandemia

Secondo, Crisanti la «normalizzazione» della malattia dipenderà da tre fattori. «Primo, dal numero di persone protette e non intendo per forza vaccinate, ma anche guarite. Secondo, dalle misure aggiuntive messe in campo oltre il vaccino. Infine, dall’insorgenza di varianti in grado di neutralizzare il vaccino. In questo momento noi abbiamo fatto affidamento solo sul vaccino, che ha una durata di protezione bassa e per di più sono emerse varianti nuove. La situazione è questa».

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