Libro testamento di Piero Angela: di cosa parla l’opera «Dieci cose che ho imparato»

Flavia Provenzani

21/06/2023

21/06/2023 - 10:45

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Di cosa parla «Dieci cose che ho imparato», il libro-testamento di Piero Angela oggetto di una delle tracce della Maturità 2023.

Libro testamento di Piero Angela: di cosa parla l’opera «Dieci cose che ho imparato»

Uscito a ottobre 2022, il libro "Dieci cose che ho imparato" firmato dal compianto Piero Angela ha velocemente scalato la classifica dei libri più venduti in Italia. Edito da Mondatori, il grande divulgatore scientifico nel suo libro-testamento inizia la sua trattazione con una semplice - ma quantomai complessa - domanda:

«Com’è possibile che un Paese come l’Italia, che ha marcato profondamente per secoli il cammino della civiltà, oggi sia così in difficoltà, e abbia perso le sue luci?».

Ci pensa l’amatissimo Piero Angela, forte di una carriera pluriennale della formazione e informazione di giovani - e meno giovani - a rispondere nel corso dei 10 capitoli che compongono il libro «Dieci cose che ho imparato». Un’opera che lascia il segno nel panorama letterario attuale, tanto da essere oggetto di una delle tracce della prima prova della Maturità 2023.

"Dieci cose che ho imparato": il libro-testamento di Piero Angela

Il libro-testamento «Dieci cose che ho imparato» di Piero Angela, come anticipato sviluppato in 10 capitoli, tratta di altrettante tematiche, dei campi in cui è necessario agire quanto prima per risollevare il Paese, che Angela ha avuto modo di approfondire profusamente nel corso dei suoi 50 anni di carriera: dall’ambiente all’energia, dalla scienza alla tecnologia, passando per la televisione e i comportamenti sociali. È un cosiddetto «libro postumo», pubblicato dopo la morte dell’autore, curato dall’amorevole mente del figlio, Alberto Angela.

Nell’introduzione, Alberto racconta del padre, in grado di “sapere ogni volta la soluzione giusta per qualsiasi questione”. Nel suo svolgimento, il libro esalta senza paura la validità e la certezza del metodo scientifico e della conoscenza che ne deriva - due punti saldi per il progresso dell’umanità - mentre è forte la condanna contro la classe politica, spesso indietro e non capace di agire con concretezza,

«Dieci cose che ho imparato» è un ricco lascito, un ultimo regalo che Piero Angela ha voluto donare ai suoi affezionati, un’opera su cui il divulgatore ha lavorato fino agli ultimi istanti della sua vita. Il libro, concreto, ci lascia le istruzioni per rilanciare finalmente l’Italia, a patto che si adotti finalmente una nuova visione.

Di cosa parla il libro-testamento di Piero Angela

Secondo Angela, la grande cultura tradizionale e umanistica italiana “non può più illuminare e guidare il nostro tempo se non si integra con una nuova visione della realtà”, una visione che si deve necessariamente sposare con l’aspetto più scientifico, andando finalmente a spezzare la problematica delle «due culture», come teorizzato da Charles P. Snow nel 1959.

Se a partire dal 1861 - contesto in cui in Italia l’età media era di 33 anni (oggi è di 80 anni) e gli impiegati nel settore agricolo erano il 67% dei lavoratori (contro il 3,6% attuale) - l’Italia ha registrato un progresso a dir poco straordinario. Negli ultimi 25 anni, però, tale processo si è rallentato enormemente, soprattutto a causa della bassa produttività, che si traduce in una bassa crescita economica. Il tutto esacerbato, secondo Piero Angela, da un «eccesso di lauree in discipline artistiche, umanistiche e in scienze sociali, che sono il doppio in Italia rispetto alla Germania».

Così l’Italia perde di competitività verso i Paesi «già più preparati a entrare nell’era moderna», soprattutto quelli asiatici, che «nel dopoguerra appartenevano ancora al cosiddetto Terzo Mondo». Occorre ripartire dall’educazione primaria, un’educazione che sia capace di accompagnare i bambini verso il mondo del lavoro e la vita, plasmata rispetto anche a soli vent’anni fa.

La soluzione concreta fornita da Piero Angela ai diversi problemi che attanagliano il nostro Paese è semplice quanto complessa:

spendere in ricerca, innovazione, produttività è il miglior investimento, quello che rende maggiormente in prospettiva”.

Perché, ribadisce Angela, solo la scienza porta ad una conoscenza reale e «permette di separare il probabile dall’improbabile, il credibile dalla leggenda, il vero dal falso».

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