Legge sul Made in Italy: cosa prevede?

Vincenzo Caccioppoli

19/05/2023

19/05/2023 - 10:09

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Cosa prevede il disegno di legge sul Made in Italy? Tutto ciò che c’è da sapere sul provvedimento del governo Meloni a tutela e rilancio del «fatto in Italia» nel mondo.

Legge sul Made in Italy: cosa prevede?

È pronta proposta di legge sul Made in Italy: cosa prevede?

Che il governo Meloni punti molto sul Made in Italy è cosa piuttosto scontata. Non è un caso che il Ministero dello sviluppo economico sia stato subito denominato «delle imprese e del Made in Italy». A capo di questo importante e delicatissimo dicastero la premier ha voluto uno dei suoi uomini più fidati: Adolfo Urso. Il ministro fin dai primi giorni ha messo mano ai tanti dossier ancora in sospeso al ministero, che riguardano centinaia di aziende a rischio chiusura. Ma oltre a ciò Urso ha subito messo a punto un programma per tutelare e rilanciare il Made in Italy nel mondo, vero e proprio punto di forza del nostro tempo, che spesso i governi hanno colpevolmente dimenticato di supportare.

Made in Italy: pronta la proposta di legge

I risultati positivi della nostra economia sono dovuti in gran parte proprio al boom di export di settori come il legno e l’arredo, la moda, la componentistica auto, il food e tutto quello che ha reso la nostra produzione un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo. Proprio in visita al Salone del mobile di Milano, un mese fa la premier aveva parlato di questo, preannunciando presto un provvedimento ad hoc.

In questo Salone - ha detto la Meloni in quell’occasione - c’è un altro elemento che è fondamentale nella nostra economia, è il marchio, l’eccellenza. In tempo di globalizzazione l’Italia non può darsi come obiettivo quello di competere sulla quantità di quello che produce, ma c’è una cosa sulla quale tutto il resto del mondo non compete con l’Italia, che è la qualità di quello che noi produciamo, il marchio è la cosa più preziosa che abbiamo. A patto che siamo in grado di difendere e di valorizzare quel marchio”.

E due settimane fa ad un evento alla camera di commercio di Roma, il ministro Urso era stato ancora più esplicito, annunciando che entro due settimane sarebbe giunto in Consiglio dei ministri una legge quadro specifica sul Made in Italy.

Dopo l’emergenza ora è arrivato il momento del rilancio” che “sarà concretizzato la prossima settimana con la presentazione della legge-quadro Made in Italy. Con il nuovo provvedimento sul Made in Italy, avremo la giornata nazionale sul Made in Italy, il fondo sovrano per sostenere le filiere, una semplificazione nelle procedure per estrarre e lavorare le materie prime, provvedimenti importanti per la lotta alla contraffazione”.

La legge sul Made in Italy, secondo Urso, a cui seguirà anche quella sulla microelettronica e quella della space economy, rappresenta lo sforzo del governo di dare risposte ad un mondo dell’imprenditoria, che negli ultimi anni ha subito l’effetto di una concorrenza per certi versi sleale da parte di alcuni Paesi extraeuropei, anche grazie ad un politica europea del commercio internazionale abbastanza discutibile.

Cosa prevede la legge sul Made in Italy

Vediamo allora di cercare di capire nello specifico quali sono le principali caratteristiche della proposta di legge sul Made in Italy:

  • La legge chiaramente tende a tutelare in ogni forma il marchio Made in Italy, soprattutto contro i tanti tentativi di contraffazione, che secondo alcune stime rappresenta un business da 32 miliardi di euro all’anno, e che causa al nostro Paese la perdita di circa 60.000 posti di lavoro. Verranno messe in campo tutta una serie di iniziative a tutela del marchio e contro il business della contraffazione, secondo alcune ipotesi utilizzando le più moderne tecnologie come la blockchain, che ha mostrato di essere assai utile per il tracciamento di tutta la filiera produttiva e smascherare in maniera semplice i falsi.
  • Sul tema delle semplificazioni, delicato e sentitissimo dagli industriali, sono previste varie misure. Il ministro Urso nei giorni scorsi ha parlato di provvedimenti ad hoc “per la semplificazione dell’estrazione di materie prime per l’industria della ceramica” che, ha spiegato, è stata fortemente penalizzata dalla guerra in Ucraina. In arrivo anche “interventi legislativi per incentivare startup per la lavorazione nuovi materiali” nel settore tessile.
  • C’è poi il capitolo del tutto inedito del liceo sul made in Italy, che dovrebbe partire secondo quello che ha lasciato intendere il ministro Urso con l’anno scolastico 2025/2026. Mentre la cosa ha fatto sorridere qualcuno, l’idea di puntare sulla valorizzazione della cultura del Made in Italy fin dall’età scolare non pare affatto un’idea così malsana, considerando come da tempo si accusi la scuola italiana di preparare poco i ragazzi alla vita professionale futura.
  • Verrà istituito un fondo sovrano ad hoc (di cui ancora non si conosce la dotazione finanziaria, anche se secondo il ministro sarà piuttosto corposa) che si occupi di finanziare tutta la filiera dei settori più rappresentativi del Made in Italy. Il fondo dovrebbe vedere, oltre alla partecipazione del Mef, anche quella di una serie di investitori privati, come le casse previdenziali dei professionisti e le assicurazioni. Secondo quelle che sono le prime indiscrezioni circolate, si parla di una prima dotazione di circa 600 milioni di euro (ma c’è chi parla di 1 miliardo di euro).

Giancarlo Giorgetti, ministro dell’economia, parlando del fondo ha spiegato che servirà “per favorire progetti di consolidamento patrimoniale e di aggregazione nel settore delle mid-cap e delle grandi imprese”, lasciando sottintendere che ci saranno delle partecipazioni in aziende private. “La legge quadro sul made in Italy che il Governo si appresta a varare rappresenta un segnale importante per il rilancio della crescita e dell’occupazione. In tale prospettiva, è opportuno investire sulla formazione di competenze specializzate, a partire dal liceo sul made in Italy, al fine di intercettare le nuove professioni e incrementare la produttività”, ha dichiarato Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL.

Per quanto riguarda i tempi, dopo il via libera del Consiglio dei ministri, la legge delega approderà al Parlamento. I decreti attuativi sono attesi entro 12 mesi dall’approvazione della delega.

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