Pensi che uccidere gli insetti sia legale in Italia? Non commettere questo errore. Ecco cosa prevede davvero la legge.
Pochi argomenti sono complessi come l’uccisione degli animali. Un tema controverso, in evoluzione continua, sottoposto a molteplici visioni differenti e una morale individuale che non sempre trova riscontro nella convenzionalità delle norme. Uccidere un cane è considerato un gesto orribile ed è infatti un reato, mentre altri animali possono essere uccisi per la caccia e l’alimentazione. Senza parlare della soppressione, dell’eutanasia, di regole particolari per specie protette e molto altro ancora. Eppure, nessuno (o solo poche persone) storce il naso quando vengono uccisi degli insetti.
Formiche, mosche, zanzare e scarafaggi vengono uccisi quotidianamente alla luce del sole. In commercio ci sono incredibili quantità di prodotti pensati appositamente per questo scopo e nessuno si sofferma mai a interrogarsi sulla legalità di questo gesto. Nessuno si chiede perché uccidere un animale è consentito mentre ucciderne un altro no e soprattutto nessuno mette in discussione questo principio. In realtà, non è proprio così. La legge italiana sul punto è più articolata, ma prima di approfondire cosa prevede è doveroso precisare che per guardare la questione dal punto di vista giuridico è bene accantonare questioni morali, etiche e filosofiche strettamente personali.
Ci sono sì principi di morale ed etica alla base di questo genere di norme, ma riguardano soltanto la visione collettiva rispetto ad altri esseri viventi. D’altra parte, ci sono anche questioni scientifiche e tecniche che motivano la differenziazione, ma non rilevano in questa sede. L’apparente discriminazione è in realtà motivata da un equilibrato bilanciamento degli interessi in gioco.
Uccidere gli insetti è legale in Italia?
Molti ritengono normale uccidere gli insetti, qualcuno trova l’idea aberrante, ma quasi tutti pensano che sia lecito. In realtà, il Codice penale considera un reato l’uccisione di tutti gli animali. L’articolo 544 bis del Codice penale che tratta proprio dell’argomento non fa alcuna distinzione specifica e parla in modo generico di “animali”.
In altre situazioni viene fatta una distinzione, per esempio tra animali d’affezione (o domestici), animali altrui, animali da caccia, animali da alimentazione e così via. Il reato di uccisione di animali, però, non prevede alcuna distinzione ed è quindi da intendersi in senso generale riferito all’intero regno animale. In astratto, anche chi uccide degli insetti rischia quindi la pena prevista: la multa da 5.000 a 30.000 euro e la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Di fatto, però, uccidere gli insetti raramente integra questo reato.
Chi uccide gli insetti commette un reato?
Il reato di uccisione di animali si verifica quando viene provocata intenzionalmente la morte di un animale per crudeltà o comunque senza necessità. L’uccisione degli animali configura un reato soltanto quando priva di alcuna valida ragione (sempre dal punto di vista giuridico) e interesse preminente apprezzabile. Difficile trovarsi a uccidere alcuni animali per necessità, senza soluzioni alternative, ma facile per altri, proprio come gli insetti. Lo stato di necessità che giustifica l’uccisione deve infatti essere inteso in senso ampio, comprendendo anche l’igiene e la salubrità dell’ambiente.
Gli insetti possono compromettere la qualità dell’ambiente in cui si vive, dal punto di vista igienico e sanitario ma anche riguardo ai possibili danni (si pensi ai mobili rovinati, alla contaminazione del cibo e così via). Animali come le zanzare, poi, possono rappresentare un importante veicolo per la trasmissione di malattie. Quando avviene per queste ragioni, senza provocare sofferenze inutili, o comunque per necessità l’uccisione degli animali non è un reato. Così, uccidere un insetto non è quasi mai punibile per la legge italiana, poiché si ravvisano quasi sempre le dette necessità.
Il reato, inoltre, si ha soltanto quando c’è il dolo, ovvero l’intenzione di togliere la vita all’animale. Si possono quindi escludere tutte le uccisioni involontarie, si pensi per esempio alle formiche calpestate, e in generale quelle per cui la volontarietà non è provabile. Per animali sottoposti a tutele particolari come le api (ucciderle è severamente vietato) ci sono poi ulteriori previsioni e divieti rigorosi, ma la regola generale è quella enunciata.
Di conseguenza, commette un reato soltanto chi uccide gli insetti volontariamente e senza motivo. In ogni caso, bisogna separare le previsioni di legge dall’effettiva applicabilità pratica nella vita quotidiana e dalle realistiche conseguenze. Difficile che ci sia interesse pubblico nel perseguire qualcuno per l’uccisione di un insetto, visti anche i problemi di costi e tempi processuali e la mole di lavoro delle forze dell’ordine, anche perché le attenuanti sono quasi garantite in ipotesi del genere. Attenzione però a non trascurare regole particolari per la salvaguardia di alcuni habitat e territori, con possibili multe previste dalle ordinanze locali.
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