Nei primi sei mesi del 2025 i contratti di costruzione e gli investimenti di Pechino nei Paesi membri della BRI hanno raggiunto un totale di 124 miliardi di dollari: un record assoluto.
Mentre l’Europa è convinta che la Belt and Road Initiative (BRI) sia un affare morto e sepolto, in altre regioni del mondo il maxi progetto cinese dimostra di essere più vivo che mai. Lo dimostra uno studio congiunto realizzato dalla Griffith University in Australia e dal Green Finance & Development Center di Pechino, secondo il quale nei primi sei mesi dell’anno i contratti di costruzione e gli investimenti di Pechino nei Paesi membri della BRI hanno raggiunto un totale di 124 miliardi di dollari, suddivisi in 176 accordi, una cifra superiore ai 122 miliardi di dollari totali dell’intero 2024.
Cosa significa? Semplice: l’Italia è pure uscita dalla Nuova Via della Seta, così come le principali economie dell’Ue hanno preso le distanze - dietro la pressione di Bruxelles e Washington - dal piano varato da Xi Jinping, ma questo non è bastato per affossare la BRI che continua invece a riscuotere un enorme successo in giro per il mondo.
La Cina, dopo aver registrato le ostilità geopolitiche occidentali, ha ricalibrato la sua rete commerciale per adattarla a nuove aree, nuovi attori, nuove realtà: non più all’Europa che guarda a Bruxelles bensì al Global South, e cioè al Sud Globale, ai Paesi in via di sviluppo di Sud Est Asiatico, Africa e America Latina, oltre che ad alcuni governi balcanici (Serbia e Ungheria). [...]
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