Dal primo negozio di Barcellona all’espansione globale: il percorso straordinario del marchio di fast fashion che punta ai 4 miliardi entro il 2026.
Tutto inizia nel 1984 a Barcellona, quando due fratelli di origine turca, Isak e Nahman Andic, decidono di fondare la Punto Fa, S.L., società che darà vita a uno dei brand di moda più riconoscibili al mondo: Mango.
Arrivati in Spagna dalla Turchia in giovane età, i due imprenditori iniziano la loro avventura nel settore tessile vendendo abbigliamento sotto il marchio Isak Jeans nei negozi catalani. La proposta si distingue immediatamente dalla concorrenza dell’epoca grazie a stampe floreali audaci, colori vivaci e un’attenzione particolare alla qualità dei tessuti. Il successo non tarda ad arrivare e nello stesso anno aprono il primo punto vendita fisico nel prestigioso Passeig de Gracia di Barcellona, battezzandolo con il nome che tutti conosciamo.
L’ascesa del brand non tarda ad arrivare. In meno di un decennio, Mango conquista non solo il mercato spagnolo ma inizia un’inesorabile espansione internazionale. Nel 1993 sbarca in Portogallo e poco dopo punta al mercato asiatico, aprendo negozi a Singapore e Taiwan prima di raggiungere la Cina. Un dato significativo che racconta meglio di ogni altra cifra il successo di questa strategia è che nel 1997 il fatturato generato all’estero supera quello del mercato domestico spagnolo.
Ma l’intuizione più visionaria arriva nel 2000, quando Mango diventa uno dei primi brand di moda a investire seriamente nell’e-commerce, anticipando una tendenza che si sarebbe rivelata cruciale negli anni successivi.
Ecco le tappe e i numeri della sua espansione.
L’espansione globale e senza sosta di Mango
L’apertura di negozi fisici raggiunge anche l’Italia nel 2001, seguita dall’Australia l’anno successivo. Nel frattempo, l’offerta si diversifica con l’introduzione delle linee uomo, bambino e home, e la sostenibilità diventa un pilastro importante della strategia aziendale. Una scelta apparentemente paradossale per un marchio di fast fashion, ma che Mango persegue con progetti e collezioni dedicate.
Il Fashion Transparency Index attribuisce infatti al brand un punteggio tra il 41 e il 50%, posizionandolo nel 2022 nella “Top 10 dei marchi più trasparenti dell’anno”. Certo, le oltre quattromila fabbriche affiliate producono ben 115 milioni di capi all’anno, numeri che testimoniano volumi da produzione industriale di altissimo livello, ma l’impegno verso maggiore trasparenza resta comunque significativo rispetto a molti competitor.
Gli anni della pandemia non rallentano la corsa di Mango. Nel 2022, mentre celebra i trent’anni di presenza sui mercati esteri, il brand inaugura uno store simbolico sulla Quinta Avenue di New York e chiude l’anno con un fatturato record di 2,69 miliardi di euro, in crescita del 20,3%. L’anno successivo i risultati sono ancora più impressionanti: 3,1 miliardi di euro e l’apertura di oltre 260 nuovi negozi nel quarantesimo anniversario della fondazione.
Oggi l’obiettivo è quello di superare i 4 miliardi di euro entro il 2026.
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L’addio a Isak Andic e il futuro del brand
A dicembre 2024 arriva però una notizia che scuote profondamente l’azienda: Isak Andic, fondatore e proprietario, perde la vita in un tragico incidente durante un’escursione con la famiglia. Una scomparsa improvvisa che lascia un vuoto enorme, proprio mentre i numeri di fine anno confermano l’ennesimo record: 3,3 miliardi di euro di fatturato, trainati dal mercato americano e dal canale online che rappresenta ormai un terzo delle vendite totali.
Il testimone è passato ora al CEO Toni Ruiz e al piano strategico 4E, che punta su quattro pilastri fondamentali: Elevate, Expand, Earn ed Empower. Resta da vedere se questa direzione sarà sufficiente a mantenere la rotta tracciata dal fondatore e a raggiungere gli obiettivi fissati per il 2025 e il 2026. Una cosa è certa: la storia di Mango, nata dall’intuizione di due fratelli immigrati con la passione per la moda, rappresenta uno dei casi di successo imprenditoriale più straordinari nel panorama del fashion internazionale.
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