La rivincita della sterlina sul dollaro: è la migliore valuta del G10

Violetta Silvestri

4 Aprile 2023 - 15:27

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La sterlina sui massimi da giugno nei confronti del dollaro: come spiegare il rally? Mentre la valuta britannica diventa la migliore del G10 nel primo trimestre, i fattori da considerare sono molti.

La rivincita della sterlina sul dollaro: è la migliore valuta del G10

La sterlina è salita al massimo da giugno rispetto al dollaro, con gli operatori che scommettono sulla resilienza dell’economia britannica.

Martedì 4 aprile, la sterlina è salita dello 0,9% a un picco di 1,2521 dollari, portando il suo rafforzamento da inizio anno a circa il 5% e mostrandosi come la migliore tra le valute del G10 nel primo trimestre 2023. Anche la coppia EUR/GBP viaggia a favore della moneta britannica, passando in una settimana da 0,8820 a 0,8731. Attualmente, il cambio perde lo 0,49% a 0,8732.

L’avanzata è stata accompagnata anche da una più ampia debolezza del dollaro, di fronte all’evidenza che il ciclo di inasprimento della Federal Reserve sta iniziando a farsi sentire nell’economia statunitense.

Quanto può davvero durare il rally della sterlina e quali indicazioni offre sul futuro economico del Regno Unito.

GBP/USD in rally: i motivi

La pressione di vendita che circonda il dollaro Usa dall’inizio della sessione americana di lunedì 3 aprile sta alimentando il rally della coppia GBP/USD questa settimana.

Nonostante le rinnovate preoccupazioni per l’aumento dei prezzi del greggio, che hanno avuto un impatto negativo sull’attività economica globale e sulle prospettive di inflazione, lunedì i flussi di rischio hanno dominato i mercati, impedendo all’USD di trovare domanda come valuta rifugio.

All’inizio di martedì 4 aprile, il biglietto verde rimane in disparte, poiché l’umore del mercato è ancora relativamente ottimista, con i futures sugli indici azionari statunitensi scambiati leggermente più in alto nel corso della giornata.

Nel frattempo, la policymaker della Bank of England (BoE) Silvana Tenreyro, che ha votato per mantenere il tasso ufficiale invariato al 4% durante l’ultima riunione politica, ha sostenuto che è necessaria una posizione politica più accomodante per raggiungere l’obiettivo di inflazione.

“In assenza di ulteriori shock, ritengo probabile che l’inflazione scenda ben al di sotto dell’obiettivo”, ha detto, osservando che la politica della BoE è già in territorio restrittivo. Questi commenti, tuttavia, non sembrano avere avuto un impatto notevole sulla performance della sterlina.

In generale, il rilancio della valuta britannica nelle ultime settimane ha fatto seguito a mesi di pessimismo, con gli investitori che avevano avvertito del rischio di stagflazione mentre il paese si confrontava con un’inflazione a due cifre e prospettive di crescita fosche.

L’economia della nazione ha invece sorpreso in positivo, con gli economisti di Deutsche Bank tra quelli che non prevedono più una contrazione del Pil quest’anno.

“I dati sulla crescita nel Regno Unito non sono stati così negativi e dovremmo ricordare che il mercato si aspettava una forte recessione, ha affermato Nordine Naam, stratega di Natixis. L’inflazione è ancora molto alta, il che suggerisce che la BoE continuerà di conseguenza ad aumentare i tassi di interesse, il che probabilmente sta anche sostenendo la valuta al momento.

Quanto pesa il fattore dollaro sul balzo della sterlina

Dietro al rally della sterlina e al rafforzamento dell’euro ci sono, ovviamente, fattori di debolezza Usa da considerare.

Negli Stati Uniti, infatti, il quadro è diventato più cupo, con un indicatore della forza del biglietto verde scambiato al livello più basso dall’inizio di febbraio. I dati di lunedì 3 aprile hanno mostrato che l’attività delle fabbriche statunitensi si è contratta più del previsto, mentre gli operatori monitorano attentamente l’inasprimento delle condizioni del credito.

Le prospettive positive per le valute europee dipendono in gran parte dall’evoluzione dei dati economici statunitensi. Qualsiasi segnale che l’inflazione si dimostri più vischiosa o che l’impatto sulle condizioni del credito Usa sia più contenuto potrebbe indurre gli operatori a prevedere una Fed più aggressiva, che offrirebbe supporto al dollaro.

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