Per finanziare innovazione e difesa, l’UE propone il modello americano dei capitali privati. Ma dietro si cela il rischio di smantellare pensioni pubbliche e welfare.
In Europa si dice spesso che il continente sia “sempre a un bivio”. Ma questa volta, l’incrocio appare più decisivo: tra un’Europa che vuole rimanere fedele al proprio modello sociale e una che insegue il sogno di una finanza in stile americano per colmare le proprie lacune strutturali.
Di fronte a sfide globali crescenti — alleati meno affidabili, concorrenti economici più forti e cambiamenti tecnologici rapidi — la Commissione Europea propone una strategia di trasformazione radicale, fondata su tre priorità: colmare il gap d’innovazione, accelerare la decarbonizzazione mantenendo la competitività, e ridurre le dipendenze strategiche in materia di sicurezza.
Il costo? Almeno 800 miliardi di euro ogni anno da qui al 2030, secondo le stime dell’ex premier italiano ed ex presidente della BCE Mario Draghi. A cui si aggiungono i fondi necessari per la difesa e la corsa agli armamenti. Ma la domanda che inquieta Bruxelles è: dove trovare queste risorse? [...]
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