È crisi, la fine dei Funko Pop è vicina. Debiti per $250 milioni e vendite in calo del 20%

Giorgia Paccione

10 Novembre 2025 - 11:20

L’azienda simbolo della cultura pop mondiale affronta la crisi più grave della sua storia: debiti record, calo delle vendite e incertezze sulla sopravvivenza nei prossimi dodici mesi.

È crisi, la fine dei Funko Pop è vicina. Debiti per $250 milioni e vendite in calo del 20%

Funko, l’azienda statunitense celebre per le iconiche action figures da collezione “Pop! Vinyl”, ha lanciato un allarme che ha scosso fan e investitori: senza nuovi capitali o un’acquisizione, l’azienda potrebbe non sopravvivere ai prossimi dodici mesi.

Nel suo ultimo bilancio, relativo al terzo trimestre del 2025, la società ha infatti registrato un fatturato di 250,9 milioni di dollari, in calo del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e una perdita netta di circa un milione di dollari. Un peggioramento evidente se confrontato con i profitti di 8,9 milioni realizzati un anno fa.

Secondo il documento ufficiale depositato presso la Securities and Exchange Commission (SEC), il debito complessivo ammonta a circa 250 milioni di dollari, cifra che ha già costretto l’azienda a rinegoziare due volte nel 2025 i contratti di credito per evitare il default.

Senza nuovi finanziamenti o alternative strategiche, esistono dubbi sostanziali sulla capacità di continuare a operare”, ha scritto il gruppo nel suo comunicato agli investitori.

Le cause della crisi di Funko

Il crollo di Funko non è avvenuto all’improvviso, ma è il risultato di una combinazione di fattori economici e strategici che hanno eroso la solidità del marchio. La società parla di un “ambiente retail difficile”, aggravato da una domanda dei consumatori più debole e da scorte ridotte da parte dei rivenditori. Negli Stati Uniti, mercato principale per l’azienda, le vendite sono diminuite del 20,1% su base annua, mentre le catene di distribuzione hanno iniziato a limitare gli ordini per contenere i rischi di magazzino.

A complicare ulteriormente la situazione ci sono state le tariffe doganali statunitensi che hanno colpito i prodotti Funko, fabbricati principalmente all’estero. Le stesse tariffe sono ora oggetto di una disputa legale presso la Corte Suprema degli Stati Uniti, da cui potrebbe arrivare un’eventuale boccata d’ossigeno, ma l’esito resta incerto. Nel frattempo, per coprire i costi aggiuntivi, la società è stata costretta ad aumentare i prezzi.

La crisi di Funko riflette anche un cambiamento più profondo per cui, dopo anni di espansione vertiginosa e una presenza capillare sugli scaffali di tutto il mondo, il mercato del collezionismo pop appare saturo. L’interesse dei fan si è raffreddato e la sovrapproduzione di modelli ha eroso il carattere esclusivo che aveva reso i Funko Pop un fenomeno globale.

I tentativi di rilancio

Nonostante le difficoltà, l’azienda non intende arrendersi. Funko ha annunciato una strategia di rilancio incentrata su linee di prodotto più mirate e innovative. Tra queste, spiccano i “Bitty Pops”, le miniature in scatola cieca, e il progetto “Pop! Yourself”, che consente ai clienti di creare una versione personalizzata della propria figura Pop, ora disponibile anche in Europa.

Sul fronte delle licenze, Funko punta sul successo del franchise “KPop Demon Hunters”, serie Netflix che unisce musica e azione e che potrebbe riaccendere l’interesse dei collezionisti più giovani.

L’azienda spera in un piccolo rimbalzo nel quarto trimestre, ma gli analisti avvertono che si tratterebbe di un miglioramento temporaneo, insufficiente a coprire la voragine dei debiti.

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