Le politiche cinesi in materia di dati e intelligenza artificiale stanno cambiando. Il nuovo approccio di Pechino potrebbe rappresentare un modello da seguire per le economie in via di sviluppo.
Auto elettriche, e-commerce, smartphone, telecamere pubbliche dotate di riconoscimento facciale: questi sono soltanto alcuni dei dispositivi tecnologici che consentono alla Cina di raccogliere ogni giorno ingenti quantità di dati. La qualità e la quantità di big data accumulati nei cervelli del Paese non sono mai state così elevate.
Ma perché il governo cinese dovrebbe essere interessato a queste informazioni? Semplice: come ha spiegato l’Economist, il Dragone considera i dati un fattore di produzione al pari di lavoro, capitale e territorio. Non è un caso che il presidente cinese Xi Jinping abbia definito i dati una risorsa fondamentale «con un impatto rivoluzionario» sulla competizione internazionale.
La portata di questa visione è senza pari e tocca ogni aspetto, dalle libertà civili ai profitti delle aziende internet, fino alla ricerca da parte della Cina di un ruolo guida nell’intelligenza artificiale. Già, perché l’integrazione dei big data nell’economia e nella sicurezza nazionale consentiranno a Pechino di rivoluzionare un settore chiave nel confronto tra super potenze globali: quello tecnologico (a partire dall’intelligenza artificiale). [...]
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