Due alti dirigenti di Diriyah, maxiprogetto immobiliare promosso dal fondo sovrano dell’Arabia Saudita, sarebbero stati arrestati per corruzione. Ecco cosa sta succedendo.
È guerra alla corruzione in Arabia Saudita. Secondo fonti vicine alla questione, almeno due alti dirigenti di Diriyah, imponente complesso immobiliare da 63 miliardi di dollari, sarebbero stati arrestati per attività illecite. Gli accusati sarebbero ai vertici del progetto che trasformerà Diriyah - antica città saudita situata a 20 km dalla capitale Riad - in un’attrazione turistica mondiale.
Secondo le fonti, gli arresti sono stati effettuati nelle ultime settimane in seguito a un’indagine - ancora in corso - dell’Autorità di Vigilanza e Anticorruzione saudita, nota anche come Nazaha. Un dirigente sarebbe stato rilasciato e, al momento, non è chiaro se siano state presentate accuse formali.
Il progetto Diriyah
Le radici di Diriyah affondano nell’antichità, intorno al Quattrocento. Sede ufficiale della dinastia saudita, la città venne distrutta nel 1821 dall’esercito egiziano. Oggi è di proprietà del fondo sovrano dell’Arabia Saudita (PIF) - che gestisce asset per quasi 1.000 miliardi di dollari - e fa parte di uno dei cinque maxiprogetti al centro del piano saudita di diversificazione economica, volto a ridurre la dipendenza del Paese dal petrolio.
Nonostante alcuni dei progetti siano stati ridimensionati a causa del calo dei prezzi del petrolio, il PIF ha continuato a mantenere Diriyah come priorità strategica per l’economia nazionale, con l’obiettivo di trasformare il sito patrimonio mondiale dell’UNESCO in una vivace - e redditizia - comunità turistica e residenziale.
Il piano di rinnovamento della città prevede, tra le altre cose, la costruzione di un teatro dell’opera da 1,4 miliardi di dollari, l’insediamento di centinaia di aziende tecnologiche, un campo da golf firmato Greg Norman e residenze di lusso di Armani e Ritz-Carlton. Con queste novità, il PIF spera di attirare 50 milioni di visitatori entro il 2030 e ospitare una popolazione stabile di oltre 100.000 residenti.
L’operazione punta a generare circa 178.000 nuovi posti di lavoro, contribuendo per quasi 5 miliardi di dollari all’economia nazionale una volta completata. Inizialmente concepito come sito storico di 400.000 metri quadrati, il progetto Diriyah si è progressivamente ampliato fino a coprire un’area di 14 milioni di metri quadrati.
La lotta alla corruzione in Arabia Saudita
Gli ultimi arresti ai vertici di Diriyah rientrano nel piano dell’Arabia Saudita contro la corruzione, avviato nel 2017, quando il regno ha lanciato una vasta campagna che ha portato all’arresto di principi, ministri e magnati dell’imprenditoria riuniti al Ritz-Carlton di Riad. L’operazione ha consentito al governo di recuperare oltre 100 miliardi di dollari in beni.
Ma l’iniziativa continua tutt’oggi. Nazaha annuncia regolarmente più di cento arresti al mese all’interno di enti governativi, tra cui rientrano anche i ministeri della Difesa, dell’Interno e dell’Istruzione. In un periodo segnato dal calo dei prezzi del petrolio, il regno Saudita ha deciso di concentrarsi sulla lotta alla corruzione per eliminare sprechi e spese improprie.
Una situazione simile a quella di Diriyah, ad esempio, si è verificata nel 2024 con l’arresto di Amr Al-Madani, ex CEO della Commissione Reale per AlUla, un progetto turistico nel nordovest dell’Arabia Saudita. In questo caso - uno dei pochi in cui Nazaha ha fornito dettagli chiari sulle proprie operazioni - è stato reso noto che l’imprenditore era accusato di abuso di potere e riciclaggio di denaro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA