Dopo che Israele ha attaccato l’Iran, si teme per una potenziale escalation internazionale: ma quanto è forte l’esercito di Tel Aviv?
Israele ha scelto la guerra: l’attacco sferrato contro l’Iran all’alba del 13 giugno 2025 ha riportato con forza al centro del dibattito internazionale la potenza militare dello Stato ebraico e degli altri Paesi.
I raid israeliani che hanno colpito impianti nucleari strategici, tra cui quelli di Fordow, Natanz e Isfahan, e la successiva risposta iraniana con droni e missili balistici, hanno aperto uno scenario ad altissimo rischio: una guerra regionale aperta che potrebbe trasformarsi in qualcosa più pericoloso a livello globale.
L’operazione “Rising Lion” è stata pianificata per mesi e ha coinvolto forze speciali, intelligence e aviazione in un’azione coordinata senza precedenti. Non bisogna poi dimenticare che Israele è il maggior beneficiario del sostegno finanziario americano dalla Seconda guerra mondiale e a oggi - grazie a quegli aiuti - si trova tra le prime 15 potenze militari al mondo, con un esercito nettamente superiore a quello palestinese, superando anche quello dell’Iran per la prima volta, come riportato dal Global Firepower(GFP).
Alla luce dell’attuale escalation e del rischio di un allargamento del conflitto in Medio Oriente, comprendere le reali capacità belliche di Israele è oggi più che mai fondamentale. Ecco i dati sulla forza dell’esercito militare israeliano e sul suo arsenale nucleare che ha sempre negato di avere.
Quanto è forte l’esercito israeliano?
L’esercito di Israele è la 15 esima potenze militari al mondo.
A stabilirlo la classifica finale di Global Firepower (GFP), che utilizza oltre 60 fattori individuali per determinare il punteggio PowerIndex (PwrIndx) di ben 145 potenze mondiali. Stando alla classifica, Israele si troverebbe al 15° posto con un PwrIndx di 0,2661 - dove lo 0.00 rappresenta la “perfezione” - contro il 16° posto conquistato dall’Iran (0.3048), che è stato superato per la prima volta dall’esercito di Tel Aviv. Ma vediamo nel dettaglio i dati sulla potenza militare di Israele:
- per quanto riguarda la forza lavoro, Israele dispone ben 3.949.099 militari (contro i 49.494.685 dell’Iran);
- per la flotta terrestre, invece, Tel Aviv dispone di ben 1.300 carrarmati, posizionandosi in questo settore come la 15esiam forza militare al mondo (L’Iran ne possiede 1.713, posizionandosi come 10° potenza);
- per la flotta aerea dispone di 611 gli aerei da combattimento (contro i 551 dell’Iran);
- la flotta navale sembra essere invece il tallone d’Achille di Israele, che possiede solo 62 navi da guerra (anche dell’Iran che ne possiede solo 107), posizionandosi in questo settore al 45° posto.
Inoltre, secondo il portale di Geopolitica Freedom aNATOmy, si può ritenere Israele uno dei Paesi più avanzati al mondo dal punto di vista della tecnologia militare, sia nel “campo della produzione vera e propria sia sotto l’aspetto delle modifiche degli equipaggiamenti”. Infatti, Israele è uno dei pochi Stati al mondo che ha la capacità di lanciare in orbita satelliti di ricognizione di propria produzione. Quando si leggono questi dati non bisogna dimenticare che da più di mezzo secolo Israele gode del sostegno degli Stati Uniti, che garantisce un netto “vantaggio militare” rispetto ai paesi vicini in termini di armi tradizionali, ma non solo.
Israele, i dati sul nucleare
Israele non è solo una forza militare, ma anche una forza nucleare. E se non ha mai ammesso ufficialmente di possedere testate nucleari, secondo le stime internazionali oscillano tra decine e centinaia, come confermato dal portale Freedom aNATOmy, che “sospetta il possesso da parte di Israele di ingenti testate nucleari e termonucleari”.
Lo Stato ebraico è uno dei soli quattro Paesi che non ha mai aderito al Trattato di Non-Proliferazione insieme a India, Pakistan e Corea del Nord - che si è ritirata.
Israele stesso pratica la cosiddetta “ambiguità intenzionale”, per inviare un messaggio ai Paesi ostili mediorientali, come l’Iran, Paese sulla soglia nucleare. Tel Aviv, tuttavia non ha mai rivelato nulla che possa renderlo responsabile di violazioni di fronte alle ispezioni internazionali.
Per anni, i Paesi arabi, e non solo, hanno sollevato il problema che la responsabilità dello sviluppo e dell’acquisizione di armi nucleari non possa essere limitata agli Stati che sono percepiti come “nemici di Israele”. Per tanto è stata proposta una risoluzione delle Nazioni Unite che ha chiesto a Israele di smantellare il suo arsenale nucleare e di inserire i suoi impianti nucleari sotto il monitoraggio dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Non sorprende che la risoluzione - redatta dall’Egitto con il sostegno di altri Paesi arabi - non abbia ricevuto il voto di Israele e degli Stati Uniti e il Canada.
Il sostegno strategico degli Stati Uniti non si limita a garantire un vantaggio militare a Israele, ma di fatto lo protegge dalla pressione diplomatica, consolidandolo come unica superpotenza nucleare non dichiarata della regione. Questo squilibrio è oggi più evidente che mai: dopo i raid su impianti nucleari iraniani e il contrattacco missilistico di Teheran, il rischio di una guerra aperta in Medio Oriente è reale.
E mentre l’Occidente continua a ignorare la questione del disarmo israeliano, cresce l’ipocrisia internazionale: Israele, accusato da più parti di crimini contro i civili palestinesi, gode ancora di una protezione che paralizza ogni tentativo concreto di contenimento. In un momento in cui lo scontro con l’Iran potrebbe sfociare in un conflitto più ampio, la diplomazia internazionale è chiamata a una prova decisiva e provare a intervenire, prima che il genocidio palestinese si compia definitivamente e altri civili in Medio Oriente siano costretti a morire.
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