L’intelligenza artificiale è davvero intelligente?

Antonella Coppotelli

27/03/2023

24/04/2023 - 12:29

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L’intelligenza artificiale è davvero così intelligente da essere paragonata a quella umana? Lo abbiamo chiesto a Massimo Chiriatti, noto esperto del settore.

L’intelligenza artificiale è una delle protagoniste indiscusse di tutto il settore tecnologico negli ultimi mesi. Intorno a essa si è generato, grazie a un notevole contributo di noi umani, un grande dibattito non scevro da timori e preoccupazioni per evoluzioni future e ripercussioni sul mondo lavorativo su molti settori professionali, non da ultimo quello del giornalismo.

Al netto di tecnicismi e dei campi di applicazione nei quali oramai è diventata una realtà consolidata (si pensi ai lavori ripetitivi o alla necessità di elaborare ingenti moli di dati) c’è da chiedersi se tale tecnologia sia stata davvero ben messa a fuoco o se lo storytelling generato non la stia semplicemente sottovalutando o sopravvalutando nelle sue caratteristiche precipue.

La domanda secca e diretta da porsi è se sia davvero così intelligente tanto da paragonarla a quella umana.

Lo abbiamo chiesto a Massimo Chiriatti, uno dei maggiori tecnologi italiani e autore, tra l’altro, del libro “Incoscienza artificiale. Come fanno le macchine a prevedere per noi”.

La risposta diretta e inequivocabile scaturita è no, posizione, in realtà, già ben chiara dal titolo stesso del testo. L’IA non solo non è intelligente perché è difficile dare un’univoca definizione di intelligenza ma è altresì incosciente perché non sa quello fa.

Le manca, quindi, un aspetto fondamentale che per fortuna appartiene al genere umano: la consapevolezza di sbagliare, di poterlo e volerlo fare e nei casi migliori di ravvedersi e pentirsi. La coscienza è “incomputabile”.

Le macchine ci imitano e osservano su nostro input “in maniera sintattica e non semantica”.
E allora c’è da chiedersi ancora perché un certo tipo di comunicazione pericolosa e strumentalizzante, unita a una generosa dose di ignoranza, pretenda che l’Intelligenza Artificiale somigli in tutto e per tutto a un essere umano, se ciò che ci contraddistingue, in primis nell’intelletto, sia proprio la nostra unicità e singolarità.

Pare che il progresso scientifico, specie quello degli ultimi 15 anni, si sia ammantato di un notevole narcisismo che il più delle volte è esasperato da un bisogno quasi ancestrale di antropomorfizzare tutto e tutti: ne è la prova il nome dato a smart speaker e assistenti virtuali a cui quotidianamente poniamo domande o diamo ordini per facilitarci l’esistenza.

Quando interroghiamo la Siri o l’Alexa della situazione, noi stiamo dando un impulso precostituito a cui riceveremo, se in grado di interpretarlo, l’output desiderato, ma qui ci fermiamo.
E così dovrebbe essere, non creiamo confronto o dibattito con una sequenza di algoritmi sebbene sia estremamente strutturata e ricca.

Lo sviluppatore odierno non è un Creatore, semmai dovrebbe essere un contemporaneo Prometeo senza subire l’onta della punizione che ci aiutasse a fare buon uso della tecnologia specie nel campo dell’IA.

Quindi perché non mettere a frutto tutto il clamore che si è scatenato intorno all’Intelligenza Artificiale o a ChatGTP per risvegliare davvero le coscienze umane e porci dinanzi a scelte etiche, sociali ed economiche corrette?

La tecnologia è meravigliosa, grazie a essa la nostra vita è migliorata e performa in modo eccellente quando è a nostro servizio e non il contrario, ma manca ancora un piccolo e fondamentale tassello affinché ci si possa dire affrancati da essa e liberi di usarla al meglio: consapevolezza ed educazione digitale e qui, come dice Chiriatti, bisogna lavorare tutti insieme, istituzioni comprese per regolamentare, istruire e non lasciare solo il cittadino o l’azienda a decidere come evitare certi rischi e cadere nel tranello che un algoritmo possa valere più di noi: il miglior software al mondo resta il nostro cervello, il viaggio più bello resta l’emozione di comprenderlo.

E se nel trovare il giusto utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, potessimo riscoprire la bellezza e l’importanza della nostra Intelligenza Emotiva, allora potremmo davvero dire che stiamo progredendo sotto ogni punto di vista.

Massimo Chiriatti sarà uno degli speaker durante l’AI Week in programma a Rimini ad Aprile 2023.

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