Insegnante riceve per errore 38.000 euro e si rifiuta di restituirli

Ilena D’Errico

23 Agosto 2025 - 12:17

Più di un anno e mezzo di stipendio non dovuto. Questa insegnante ha ricevuto per errore 38.000 euro e non voleva restituirli.

Insegnante riceve per errore 38.000 euro e si rifiuta di restituirli

Chi si è trovato nella posizione di ricevere dei soldi per errore sa bene che anche la morale più integra non impedisce di soffrire la restituzione. C’è chi non si sofferma a pensarci più del dovuto, chi si sente in colpa per aver vacillato, ma anche chi privo di ogni dilemma prova a trattenere il denaro per sé. Inutile dire che questo comportamento è illegale, ma in alcuni casi chi agisce così è convinto di averne tutte le ragioni. È quello che è successo a un’insegnante svizzera, che ha ricevuto per errore pagamenti per circa 38.000 euro e si è rifiutata di restituirli, portando la vicenda addirittura nelle aule di tribunale. I giudici hanno stabilito che dovesse restituire i soldi, ma considerando i fatti è un epilogo positivo per un’azione che molto spesso configura un reato. D’altra parte, la docente ha opposto di non essersi mai resa conto dello sbaglio, una versione a cui il tribunale non ha creduto, disponendo che restituisse l’intera somma.

Insegnante riceve per errore 38.000 euro e si rifiuta di restituirli

La città di Dübendorf ha assunto una docente di scuola primaria con un contratto di 2 anni, continuando poi a pagarle lo stipendio per un anno e mezzo dopo la cessazione del rapporto di lavoro. L’insegnante è stata infatti assunta direttamente dal Canton Zurigo, terminando il contratto con la città. La donna ha così mantenuto un impiego di fatto invariato, ma è cambiato l’ente pubblico datore di lavoro. Per errore, tuttavia, la città di Dübendorf ha continuato a pagare lo stipendio della docente: 1.472 franchi al mese, oltre alla tredicesima mensilità.

Per 20 mesi si è così arrivati a un versamento da 36.000 franchi, poco più di 38.000 euro. Soldi che non erano dovuti dalla città, in quanto lo stipendio dell’insegnante era passato a carico del cantone. Quando la donna ha richiesto alla scuola un certificato di lavoro, l’istituto si è reso conto dello sbaglio e ha chiesto la restituzione degli stipendi non dovuti. Come anticipato, tuttavia, l’insegnante si è rifiutata di restituirli e ha intentato una causa civile contro l’istituto scolastico. In primo grado ha ottenuto una piccola riduzione dell’importo (arrivando a 30.272 franchi), presumibilmente a seguito di un ricalcolo dei versamenti, ma insoddisfatta dell’esito si è rivolta al Tribunale federale. Qui ha ottenuto una sentenza ancora più spiacevole, venendo condannata alla restituzione dell’intera somma di 30.272 franchi e a 2.000 franchi di spese processuali.

La ricorrente ha sostenuto per l’intero processo di non essersi affatto resa conto dell’errore, non venendo ritenuta credibile. Il fatto di non aver controllato le transazioni bancarie né il saldo del proprio conto corrente, già di per sé insolito, non spiegava infatti come avesse fatto la donna a ignorare le molteplici lettere ricevute dalla scuola. Come se non bastasse, paradossalmente peraltro, la donna aveva inserito gli stipendi della città di Dübendorf nella dichiarazione dei redditi.

Cosa si rischia in questi casi

È pacifico che i soldi ricevuti per errore debbano sempre essere restituiti, anche quando si tratta di stipendi accreditati pur non essendo dovuti. Nel caso di un rapporto di lavoro in corso, l’atto di trattenere per sé le somme potrebbe portare a un licenziamento per giusta causa, ammesso che il dipendente si renda conto dell’errore. Lo stesso avverrebbe in caso di rifiuto alla restituzione, senza contare i possibili risvolti penali. In questo genere di situazioni si rischia in particolare un’accusa per appropriazione indebita, un reato che punisce proprio chi si appropria di denaro o altri beni altrui di cui è venuto in possesso per qualsiasi ragione. La pena prevista è della reclusione da 2 a 5 anni e la multa da 1.000 a 3.000 euro.

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