Incendio ex Ilva Taranto oggi, rischi e conseguenze per la salute di lavoratori e cittadini

Redazione

7 Maggio 2025 - 16:28

Incendio ex Ilva Taranto oggi, cosa è successo? Rischi e conseguenze per la salute di lavoratori e cittadini

Incendio ex Ilva Taranto oggi, rischi e conseguenze per la salute di lavoratori e cittadini

L’ex Ilva di Taranto torna sotto i riflettori, nel silenzio di molte altre testate nazionali.

Questa mattina un incendio è divampato altoforno 1 all’interno dell’ex Ilva di Taranto (oggi Acciaierie d’Italia). Le fiamme e un denso fumo nero alto decine di metri erano visibili da chilometri di distanza. Non sono stati riportati feriti ma l’intera zona è stata evacuata. Immediato l’intervento di ambulanze e vigili del fuoco,

Incendio ex Ilva Taranto, cosa è successo?

Le cause sono ancora da accertare, al momento l’ipotesi più accreditata è quella dello scoppio di una conduttura dell’impianto, più nello specifico di una tubiera del campo di colata.

L’altoforno interessato dall’incendio era disattivato causa manutenzione, per poi tornare attivo lo scorso ottobre sul lasciapassare dei commissari di Acciaierie. La sua capacità produttiva giornaliera è pari a 4.500 tonnellate di ghisa.

“Questi sono i risultati della mancanza di legalità nel nostro Paese. Questi sono i risultati di essere legati all’Unione Europea che pensa solo alla guerra e fintamente all’ambiente”,

ha scritto sui social Marco Rizzo, coordinatore di Democrazia Sovrana Popolare e ex segretario del Partito Comunista.

“Un episodio gravissimo, che mette ancora una volta a rischio la salute dei cittadini e dimostra quanto siano pericolosi e fuori controllo quegli impianti”,

ha commentato Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e parlamentare AVS, che sottolinea ironicamente il coraggio del ministro Pichetto Fratin di presentarsi a Taranto proprio oggi per sostenere la campagna elettorale di Forza Italia per le prossime elezioni amministrative.

Forza Italia “nel 2011 concesse la prima AIA”, ovvero l’Autorizzazione Integrata Ambientale che fa conciliare gli interessi di tutela ambientale con quelli produttivi, “azzerando la commissione IPPC che stava lavorando su standard ecologici stringenti”.

Rischi e conseguenze per la salute di lavoratori e cittadini

Incendi come quello odierno presso l’impianto ex Ilva di Taranto sono molteplici e ben documentati da numerosi studi epidemiologici, rapporti di enti sanitari e ambientali, oltre che da inchieste giudiziarie.

Le diossine e i furani rilasciati durante la combustione incontrollata di materiali contenenti cloro e idrocarburi sono degli inquinanti persistenti, cancerogeni e bioaccumulabili, mentre la combustione incompleta di sostanze organiche genera IPA, sostanze cancerogene.

Le polveri sottili (PM10 e PM2.5) presenti nel fumo possono penetrare profondamente nei polmoni, aggravando malattie respiratorie e cardiovascolari. Inoltre, metalli pesanti come piombo, cadmio e arsenico possono volatilizzarsi e depositarsi sul suolo e nei corsi d’acqua.

Proprio oggi la lettera dalla Commissione europea

La Commissione europea ha inoltrato proprio oggi una nuova lettera di costituzione in mora nei confronti dell’Italia, accusandola di non aver recepito in modo pieno e corretto la Direttiva 2010/75/UE sulle emissioni industriali. Al centro della contestazione c’è proprio la gestione dell’impianto Acciaierie d’Italia di Taranto (ex Ilva), che secondo Bruxelles non rispetta diverse disposizioni della normativa europea, in particolare quelle legate alla valutazione dell’impatto ambientale necessaria per l’autorizzazione degli impianti industriali.

Tale Direttiva è uno strumento chiave della politica ambientale europea, con l’obiettivo di prevenire e contenere l’inquinamento causato da attività industriali, salvaguardando la salute pubblica e tutelando l’ambiente.

Una prima procedura d’infrazione era già culminata in una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, emessa il 25 giugno 2024 (causa C-626/22), che aveva sancito l’inadeguatezza della normativa italiana rispetto agli standard imposti dalla Direttiva.

La Commissione, inoltre, rimprovera all’Italia il fatto di non sospendere le attività degli impianti industriali anche quando emergano violazioni gravi delle autorizzazioni e relative condizioni, che comportano rischi immediati per la salute umana o per l’ambiente.

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