L’Imu 2023 è dovuta in misura ridotta dal proprietario dell’immobile affittato con il canone concordato. Ecco come usufruire dell’agevolazione.
L’imu 2023 deve essere pagata in misura ridotta se l’immobile è stato affittato con canone concordato: facciamo il punto sui requisiti per beneficiare dello sconto relativo alla tassa sulla casa e sugli adempimenti.
Chi ha concesso in locazione un immobile con contratto a canone concordato può beneficiare della riduzione dell’Imu 2023, sommando i benefici previsti dalla normativa nazionale a quelli previsti su base locale.
A livello nazionale, per i contratti a canone concordato, ai sensi della legge n. 431/1998 si applica la riduzione al 75% dell’IMU a prescindere dall’aliquota stabilita da Comune.
Scendiamo quindi nel dettaglio e analizziamo le regole e gli adempimenti previsti per fruire della riduzione dell’Imu in caso di affitto stipulato con contratto a canone concordato.
Imu 2023, sconto per l’affitto a canone concordato: come funziona
Entro il 16 dicembre 2023 è necessario provvedere al pagamento della seconda rata dell’Imu, Imposta municipale unica, ricordiamo che la prima rata, o acconto, è scaduta il 16 giugno ed è calcolata in base alle aliquote stabilite per l’anno precedente. Per la seconda rata si procede al saldo avendo in considerazione eventuali riduzioni e agevolazioni e aliquote fissate dal Comune.
Tra le riduzioni previste vi è quella riconosciuta ai proprietari di immobili locati con contratto a canone concordato che beneficiano della riduzione al 75% dell’Imu 2023.
Lo sconto si applica esclusivamente sui contratti a canone concordato conformi all’Accordo territoriale sottoscritto dalle organizzazioni rappresentative di inquilini e proprietari.
Si ricorda che il contratto a canone concordato viene stipulato tenendo conto di un range di importo, in merito al costo dell’affitto, stabilito dai sindacati di categoria. Per ciascuna città e in base alle caratteristiche dell’immobile vengono quindi fissati degli importi standard.
Gli importi del canone concordato, come previsto dalla legge 431 del 1998 sono determinati avendo come punto di riferimento la zona e la fascia di oscillazione tra minimo e massimo corrispondente, nonché le varie peculiarità dell’alloggio. Nel determinare l’ammontare del canone sono tenuti in considerazione anche i servizi che si trovano in prossimità dell’ubicazione dell’immobile, ad esempio ospedali, uffici pubblici, fermate autobus o metro.
Generalmente a trarre vantaggio dal canone concordato sono gli inquilini perché tendenzialmente pagano meno e i proprietari a causa delle agevolazioni fiscali.
All’impossibilità di contrattare liberamente il costo della locazione si affiancano alcune rilevanti agevolazioni fiscali: oltre alla riduzione dell’IMU, è possibile accedere anche alla cedolare secca del 10%.
Tornando alle regole per beneficiare dello sconto Imu 2023, è quindi fondamentale che il contratto a canone concordato venga sottoscritto sulla base dell’Accordo territoriale. Se la stipula avviene senza l’assistenza delle organizzazioni firmatarie dello stesso, sarà inoltre necessaria l’attestazione rilasciata da almeno una di queste che dichiari la conformità del contratto rispetto all’accordo.
Il rilascio dell’attestazione di conformità per tutti i contratti a canone concordato non assistiti è fondamentale per accedere alle agevolazioni fiscali, Imu compresa.
Imu 2023 e canone concordato: sconto con o senza obbligo di dichiarazione?
Se le regole per beneficiare dello sconto sull’Imu in caso di affitto a canone concordato sono lineari e chiare, diverso è il discorso per quanto concerne gli adempimenti da seguire.
In tal senso, è bene partire ricordando che, nell’ottica di semplificare le regole per l’accesso alle agevolazioni, il decreto Crescita n. 34/2019 all’articolo 3 quater ha previsto che ai fini dell’applicazione della riduzione dell’IMU per gli immobili locati con contratto a canone concordato:
“il soggetto passivo è esonerato dall’attestazione del possesso del requisito mediante il modello di dichiarazione indicato all’articolo 9, comma 6, del decreto legislativo 14 marzo 2011, n.23, nonché da qualsiasi altro onere di dichiarazione o comunicazione.”
La novità di cui sopra è stata apportata modificando quanto previsto dall’articolo 13, comma 6 bis del decreto-legge del 06/12/2011 n. 201, che nel frattempo è stato abrogato e sostituito dalla nuova normativa in materia di Imu prevista dalla Legge di Bilancio 2020.
La situazione creatasi è tutt’altro che chiara e la semplificazione è ad oggi svanita. Molti comuni, sui propri portali online, indicano come requisito per beneficiare della riduzione IMU al 75% l’invio di apposita dichiarazione entro il mese di dicembre, pena l’impossibilità di accedere all’agevolazione.
Si consiglia quindi di far riferimento alle regole previste dal proprio Comune per capire quali adempimenti porre in essere per beneficiare dello sconto sull’IMU dovuta nel 2023.
C’è un precedente che può essere illuminante in tal senso.
Il Regolamento comunale della città di Genova prevedeva l’applicazione di un’aliquota ridotta per l’Imu da versare dai proprietari di immobili affittati con canone concordato.
Lo stesso Regolamentto prevedeva però degli adempimenti da seguire per ottenere l’agevolazione:
- concedere in locazione l’immobile con il canone concordato;
- registrare il contratto;
- trasmettere entro 30 gg. dalla registrazione copia del contratto registrato all’Ufficio comunale.
Il proprietario non effettua l’ultimo adempimento e di conseguenza il Comune chiede il versamento delle somme dovute in base all’aliquota ordinaria.
Il Giudice della Commissione tributaria provinciale ha rigettato il ricorso del contribuente e confermato la correttezza dell’avviso di Accertamento dell’Agenzia delle entrate con il quale veniva negata l’aliquota IMU ridotta.
Anche la Corte di cassazione si è espressa in tale senso con l’Ordinanza 7414 del 2019.
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