Il più antico negozio di giocattoli di Los Angeles rischia di fallire

Giorgia Paccione

12 Maggio 2025 - 15:12

Lo storico negozio di giocattoli di Los Angeles Kip’s Toyland rischia di chiudere a causa dei dazi del 145% sulle importazioni cinesi

Il più antico negozio di giocattoli di Los Angeles rischia di fallire

Kip’s Toyland, il negozio di giocattoli più antico di Los Angeles, rischia di chiudere i battenti dopo quasi ottant’anni di attività. La causa principale è l’introduzione dei dazi doganali del 145% sulla maggior parte delle importazioni dalla Cina, da cui proviene circa l’80% dei giocattoli venduti negli Stati Uniti.

Don Kipper, attuale proprietario e figlio del fondatore, racconta di aver già ricevuto lettere dai fornitori che annunciano forti aumenti di prezzo e consigliano di fare scorte prima che i rincari entrino in vigore. Tuttavia, per una piccola realtà come Kip’s Toyland, accumulare grandi quantità di merce è impossibile sia per motivi finanziari sia logistici.

Il rischio concreto è quindi che i prezzi salgano a livelli insostenibili, mettendo a repentaglio la sopravvivenza di una vera e propria istituzione cittadina.

Un’istituzione in pericolo: la storia di Kip’s Toyland e la crisi dei dazi

Kip’s Toyland nasce nel 1945, quando Irvin “Kip” Kipper, reduce della Seconda guerra mondiale e prigioniero in Germania, decide di dedicarsi a qualcosa di “felice” dopo le sofferenze del conflitto.

Acquista così un piccolo negozio a Los Angeles, iniziando a vendere bandiere e bambole. Da allora, Kip’s Toyland ha attraversato guerre, recessioni e persino la pandemia da Covid-19, diventando un punto di riferimento per generazioni di famiglie della città.

Nel corso degli anni, il negozio ha mantenuto una filosofia precisa: niente giocattoli elettronici, solo classici come puzzle, camioncini e bambole, offrendo ai bambini un’esperienza tattile e autentica che oggi sta scomparendo.

Nel frattempo, però, la struttura produttiva del settore giocattoli si è spostata quasi completamente in Cina, grazie ai costi di manodopera più bassi e a una filiera industriale ormai consolidata. Secondo il Dipartimento del Commercio USA, solo lo scorso anno gli Stati Uniti hanno importato giocattoli dalla Cina per un valore di 13,4 miliardi di dollari.

Molti marchi storici americani, come Marx e Ideal, sono stati acquisiti o hanno cessato l’attività, lasciando il mercato in mano ai produttori cinesi. Per questo, i nuovi dazi imposti dall’amministrazione Trump rischiano di essere un colpo mortale non solo per Kip’s Toyland, ma per l’intero comparto dei piccoli negozi di giocattoli americani.

Effetti sui clienti e sul mercato locale

Il rincaro dei prezzi non colpisce solo i commercianti, ma anche le famiglie. Molti clienti abituali, secondo quanto riportato dalla CNN, ammettono che se il prezzo dei giocattoli dovesse salire a causa dei dazi preferirebbero ridurre gli acquisti, investire in esperienze educative, oppure optare per oggetti usati. Tutte scelte che sottolineando come il cambiamento delle abitudini di consumo sia già in atto.

Don Kipper, pur consapevole delle difficoltà, mantiene un atteggiamento pragmatico e intende “comprare in modo intelligente”, selezionando solo i prodotti che possono ancora essere venduti a prezzi accessibili. Ma ammette che, se i costi continueranno a salire, sarà costretto a trasferire questi aumenti sui clienti, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa del negozio. “È come essere in ostaggio”, afferma. “Se dobbiamo farlo, lo faremo”.

La situazione di Kip’s Toyland è quindi emblematica di una crisi più ampia che coinvolge tutto il settore. Secondo gli analisti, riportare la produzione negli Stati Uniti richiederebbe almeno cinque anni e comporterebbe comunque prezzi più elevati a causa dei costi di manodopera e regolamentazione.

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